Recitare in una ghost story tutta italiana. Non avrebbero mai pensato di farlo i protagonisti di RIP, il lungometraggio d'esordio di Alessandro D'Ambrosi e Santa De Santis presentato ad Alice nella Città ed ora al cinema con Filmclub Distribuzione.
Leonardo (Augusto Fornari) è un uomo solo e disilluso che impara ad apprezzare la vita solo dopo aver incontrato tre fantasmi: il padre da giovane negli anni '70 e due popolane del '400 e dell'800 (rispettivamente Valerio Morigi, Giulia Michelini e Nina Pons). Tutti, alla fine, avranno fame di vita e d'amore.
Un bel paradosso di partenza, come ci dice Michelini quando incontriamo il cast alla presentazione del film: "Credo proprio che in parte bisogna davvero finire così vicini alla morte per apprezzare la vita. Quando stai per perdere qualcosa, quando ne senti la necessità, allora gli dai il giusto valore, lo riposizioni rispetto alle priorità. I grandi lutti, le grandi sofferenze, le grandi perdite ti portano a ri-ragionare sul senso dell'esistenza".
RIP: sul set dell'opera prima di D'Ambrosi/De Santis
Un'esperienza davvero unica quella sul set, dato il cinema di genere coinvolto e dato l'uso di effetti speciali il più possibile analogici come ci hanno raccontato i registi. "È stato divertente, sin dalla fase della sceneggiatura, perché mi sono trovato immediatamente proiettato dentro un mondo che non siamo abituati a vedere. Evoca le atmosfere di Tim Burton, che hanno formato la mia crescita" - ci dice con gli occhi lucidi Valerio Morigi. Gli fa eco scherzando Augusto Fornari: "Io sono più grande quindi ho altri riferimenti, come Fantasmi a Roma di Pietrangeli. Le atmosfere sono rarefatte e moderne".
A livello fisico sul set è stata un'esperienza ultraterrena: "Spesso devi dire 'Ti amo' all'altra parte della macchina da presa dove non c'è nessuno, o ad un pezzo di scotch, qui invece bisognava parlare al green screen". E poi Morigi: "C'è poi la questione possessione, soprattutto per Augusto che deve riprendere a specchio le movenze che avremmo preso dentro al suo corpo. Mi ricordo una scena di ballo in particolare, perché Marcello era un ballerino provetto".
Anche Michelini appare incredula: "Alessandro e Santa ci hanno trascinato con la loro energia, la loro voglia di fare. Ci hanno catapultato in questo mondo onirico, surreale, grottesco e dissacrante. Gli effetti speciali sono un'altra componente fondamentale che lo ha reso ancora più magico. Non siamo abituati a questo tipo di cinema, dovremmo farlo di più".
Scambiarsi i ruoli
A proposito di età differente, Augusto e Fabrizio si scambiano le generazioni in RIP dato che Leonardo vede il fantasma del padre Marcello da giovane. "Ci siamo invertiti i ruoli anche a livello mentale, dato che Leo è molto più padre di Marcello (ride), ancora giovane e scapestrato".
Questo innesca uno dei messaggi principali del film, secondo Morigi: "Non bisogna sprecare il tempo che abbiamo a disposizione, le occasioni della vita e soprattutto non bisogna lasciare le sfide prima di averle veramente combattute. Bisogna provarci. Marcello preferisce allontanare l'origine del problema, distaccarsi e diventare di fatto una larva d'uomo. Paradossalmente con la morte, quindi con l'ascensione dalla vita, ritorna in vita come una bomba ad orologeria. Prima del trauma che lo fa diventare com'è da anziano".
Il valore di un'opera d'arte
Nel film si dice che "Gli artisti sono coloro che potranno sentirsi immortali perché quello che creano rimane per sempre". Vale anche per il cinema? Non secondo Fornari: "Secondo me non esiste l'immortalità, neanche metaforica. Vengo dal teatro dove è tutto qui e ora, come scrivere nell'acqua. Vivere le cose davvero quando accadono, sentire il peso del proprio corpo. Si tratta più di quello che un film lascia nello spettatore, e che rimane con lui anche a distanza di anni. Non sappiamo se RIP diventerà addirittura un cult, ma sicuramente ha un cuore enorme al suo interno. Sembra quasi americano".
Il concetto di tempo nel film
Marcello ad un certo punto dice: "C'è sempre tempo per perdere tempo". Sembra che nella società di oggi abbiamo perso questo concetto, sempre immersi nella frenesia di dover costantemente fare qualcosa - o far vedere sui social che la stiamo facendo. "Augusto mi ha invidiato talmente tanto quella battuta" - scherza Morigi - "che ha dovuto ripeterla nel corso della pellicola, per farla propria". Lo rimbalza il protagonista: "La trovo collegata con le seconde occasioni. Il tempo c'è sempre se lo si trova per dire 'Mi dispiace, riproviamo, rifacciamo, ricominciamo'. Si sa: la noia è creativa"
RIP non si ispira solo al canto natalizio dickensiano, poiché i tre spiriti non agiscono separatamente ma in gruppo. Ci dice Michelini a fine intervista: "Guidiamo tutti il protagonista. Adelaide però è quella più pragmatica, ci vede lungo e sa come aggirarlo per ottenere ciò che vuole. In vita è stata una donna che faceva nascere i bambini - vita e morte che ritornano - quindi il suo è un ciclo che si chiude".