Rimandato a settembre
L'unico esame a cui si presta il primo lungometraggio di Fausto Brizzi, sceneggiatore di fiducia di Neri Parenti dal 1999, per il quale ha scritto lavori come Bodyguards o Natale sul Nilo, è quello del pubblico. E gli riuscirà anche abbastanza bene, visto che architetta una trama giovanilistica e compiacente verso le esigenze di un pubblico adolescente, pur trattando della gioventù della fine degli anni '80 e inserendo in una parte importante Giorgio Faletti, ampliando in questo modo lo spettro di fruibilità della pellicola.
La matrice del film la si può far risalire al classico film adolescenziale sul mondo della scuola. Un background composto da I ragazzi della III C, da Come te nessuno mai, ma anche dai successi di genere degli anni '80 come Il tempo delle mele. Il problema serio è che il filone ha già detto un po' tutto quel che c'era da dire, con i suoi temi caldi, le sue esagerazioni e i suoi difetti. Non si coglie l'urgenza, allora, di un film di questo tipo, che punta sulla stereotipazione dei personaggi per strappare qualche facile risata.
Si incontrano così nel film il classico timido pasticcione, il secchione, l'alto borghese pusher, il coattello di provincia, la bella di turno, fino ad arrivare alla banalizzazione del severissimo professore di Italiano che si scoprirà malinconico di Woodstock e amante della marijuana.
Gli attori non convincono del tutto, forse non diretti con troppa puntualità o attenzione, pur mantenendo intatta una certa carica di vitalità e brio.
Vaporidis, dopo la fugace apparizione a Venezia con Corpo Immagine, è al suo primo vero ruolo da protagonista, e, seppur costretto in un abito dalle potenzialità minime (il personaggio è il classico imbranato che non ne azzecca una), tiene la corda in modo non eccelso, ma sicuramente dignitoso.
Strana e controversa la prova di Faletti, che si ritrova in un ruolo decisamente estraneo alle sue corde, quello del professore "carogna", che si presta benissimo ai suoi particolari tempi comici, fatti di silenzi e battute caustiche, ma che non lascia del tutto convinti.
Ottima la scelta di riservarsi un finale quasi a sorpresa, privo di quel buonismo e quella mielosità che avrebbero dato il colpo di grazia al tutto. Grazie a questa scelta, tutta la pellicola si può, un minimo, rivalutare in senso positivo.
Certo, spiace pensare che da un soggetto del genere forse si sarebbe potuto trarre di più, che Faletti sarebbe potuto esser coinvolto in un ruolo più "suo", che la Capotondi, appena entrata in scena, mostri completamente il decolletè per quelle che a noi sembrano mere esigenze da botteghino.
Eppure, approcciandosi a un film del genere con aspettative quasi nulle, se ne esce comunque abbastanza soddisfatti.