Rido perché ti amo, la recensione: Paolo Ruffini e l'arte della dolcezza

La recensione di Rido perché ti amo: tenerezze, emozioni, citazioni e una gran bella soundtrack. Il film di Paolo Ruffini è una dolcissima sorpresa.

Rido perché ti amo, la recensione: Paolo Ruffini e l'arte della dolcezza

La dolcezza è un mezzo di comunicazione. Lo sa bene Paolo Ruffini, regista e sceneggiatore che sembra uscito da un altro tempo. Anzi, dal suo tempo. Quello a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, quando lo spirito del cinema era libero, leggiadro, colorato. Quello che Ruffini ama, e che di conseguenza ci fa amare. Allora, per il suo nuovo film Rido perché ti amo - dopo averci stretto il cuore con il documentario PerdutaMente - l'attore e regista livornese punta ancora una volta sui sentimenti, sulle emozioni e sul suo bagaglio di spettatore innamorato del cinema. E lo fa rispondendo idealmente alla domanda posta da Antoine de Saint-Exupéry ne Il piccolo principe: "Il bambino che eri, sarebbe orgoglioso dell'adulto che sei diventato?". Appunto.

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Rido perchè ti amo: Greg, Paolo Ruffini, Daphne Scoccia, Nicola Nocella in una scena

Un quesito aperto e una risposta sfumata, che scalda e inquieta allo stesso tempo. Perché, fin dal titolo, il tenero film di Ruffini si distacca da ogni tipo di sovrastruttura, avvicinandosi ad un linguaggio che mette al centro la purezza. Esatto, proprio come un bambino di sei anni. Del resto, la dolcezza di cui parla, e che sottolineiamo nella nostra recensione, va dritta dritta al punto, prendendo possesso della sceneggiatura, del tono, dei personaggi. Per questo, sopperendo ad un budget limitato sfruttando a dovere tutta la forza della passione (che spesso vale molto di più del denaro...), Ruffini tratteggia l'incanto infantile in una storia comunque universale, che mette in scena le ansie, i doveri, i turbamenti dei trentenni, e di quanto siano in qualche modo in debito verso il loro lato più emotivo, ricercandolo negli anfratti più remoti e delicati dell'anima.

Rido perché ti amo, un'avventura romantica

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Rido perchè ti amo: una scena del film

E visto l'umore generale, la sceneggiatura firmata da Ruffini, insieme a Francesca Romana Massaro, Nicola Nocella e Max Croci, non può non mancare di empatia. La stessa che proviamo nei confronti dei protagonisti, Amanda (Barbara Venturato) e Leopoldo (Nicola Nocella). Dopo venticinque anni dalla loro tenera promessa di amore eterno, i due sono alle prese con l'età adulta. Si amano, ma le cose non vanno per il verso giusto. Del resto, l'amore non può sopperire a tutto, né affievolire i limiti personali e strutturali. E Leopoldo, di limiti, ne ha abbastanza.
Così, ad una settimana dalle nozze, arriva quella che potrebbe essere la rottura definitiva: Amanda viene chiamata per un importante lavoro a Parigi (fa l'insegnate di danza, dopo aver rinunciato al sogno di essere una ballerina), chiedendo al futuro sposo di seguirla. Leopoldo rifiuta, e manda all'aria il matrimonio. La ragazza parte da sola, e Leopoldo si rende conto di aver tradito se stesso e il loro decennale amore. Come rimediare? Ad aiutarlo, tra avventure e vecchi quaderni, il suo migliore amico Ciro (Paolo Ruffini) insieme al colorato campionario di bizzarri personaggi che popolano il film (e il cast generale non è male: Daphne Soccia, Giulia Provvedi, Claudio "Greg" Gregori, Enzo Garinei, Herbert Ballerina, Loretta Goggi).

PerdutaMente, Paolo Ruffini: "Il mio viaggio da Don Chisciotte"

Tornare bambini? Si può...

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Rido perchè ti amo: una scena del film

Del resto, partendo dalla sceneggiatura e poi arrivando alla costruzione tecnica, Rido perché ti amo, fin da subito, si mostra come una sorta di favola cinematografica, citazionista e debitrice di quel cinema che la ha teoricamente formata (gli omaggi sono tanti, da Il favoloso mondo di Amelie a Love Actually, fino a Ratatouille, Animal House, Star Wars o titolo più "forti" come Ragazze interrotte o Qualcuno volò sul nido del cuculo). Una scelta ben precisa, che sorregge una visione dal linguaggio delicato, pensato - e si vede - per arrivare dritto al cuore. Ecco quindi che il film di Ruffini, ben presto, esplode di quell'amore che non prova ad essere spiegato, tuttavia è protagonista nel percorso dei personaggi alle prese con la suddetta domanda. Eppure, c'è un'altra domanda che avvolge Rido perché ti amo: come si fa a tornare bambini? Un nuovo punto di partenza (o di arrivo), che rende il film di Ruffini ancora più delicato, leggero, a tratti surreale.

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Rido perchè ti amo: Nicola Nocella, Volfango De Biasi, Paolo Ruffini e Daphne Scoccia in una foto

Dietro una morbida ingenuità, l'atmosfera è più seria di come vorrebbe apparire: per tornare bambini, ci dice Paolo Ruffini, bisogna andare avanti. La nostalgia, cruccio e culla dei nostri tempi oscuri, è materiale che scotta se non la si sa maneggiare con la giusta cura, prendendo da essa una certa distanza. Di conseguenza, le promesse infrante di Leopoldo e Amanda possono essere ricostruite solo attraverso la consapevolezza di una naturale maturazione. Ma se "ci guardassimo dalla saggezza", concentrandoci invero sui dettagli e sulle sfumature, l'amore sarebbe la conseguenza finale del nostro percorso immaginato - appunto - da bambini. Ciononostante, se di cinema si tratta, Rido perché ti amo ce la mette tutta e più di tutta, scaldando, emozionando e sorprendendo. Sorprendendo come l'eccezionale soundtrack accuratamente selezionata: Time to Pretend degli MGMT, un classico 90s come Narcotic dei Liquido, Free to Love di LP e il brano originale composto da Giuliano Sangiorgi e interpretato da Malika. Il titolo della canzone? Rido perché ti amo, ovvio!

Conclusioni

Come scritto nella recensione, non si può non voler bene ad un film come Rido perché ti amo. Gli vogliamo bene perché Paolo Ruffini punta tutto sul cuore e sulle emozioni, tratteggiando una favola cinematografica tenera eppure efficace nel trattare le ansie dei trentenni. Grande soundtrack e vibes anni Novanta fanno il resto. Perché per fare un buon film non serve (solo) un grande budget.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • Il cast.
  • La dolcezza.
  • La soundtrack.
  • L'onestà...

Cosa non va

  • ... che sopperisce una morbida ingenuità generale.