Il binomio amore/morte, fulcro imprescindibile tanto dei melodrammi del cinema classico, quanto dei meno ambiziosi weepie contemporanei, sembra essere stato definitivamente sdoganato anche nel campo dei cosiddetti teen-drama: a stretto giro di posta dal clamoroso successo del sopravvalutatissimo Colpa delle stelle, una sorta di 'aggiornamento' di Love Story e dei suoi vari epigoni, gli spettatori di mezzo mondo sono tornati a commuoversi al cinema con Resta anche domani, primo lungometraggio di fiction dello stimato documentarista televisivo R.J. Cutler, tratto dall'omonimo best-seller pubblicato nel 2009 dalla scrittrice Gayle Forman.
Un altro film in cui la morte si manifesta al cospetto dei giovanissimi protagonisti come una presenza concreta e perturbante, in un confronto che, tuttavia, è in primo luogo un confronto con la vita stessa, con il dolore di una separazione e con scelte (passate e future) sottoposte ad un'analisi impietosa.
Fra la vita e la morte
Ad offrire la voce narrante (un espediente tipicamente letterario, a cui Cutler ricorre fin troppo spesso) e il punto di vista privilegiato sul racconto è la diciassettenne Mia Hall, adolescente timida e introversa con una grande passione per la musica classica ed un eccezionale talento per il violoncello, alla quale presta il volto la talentuosa Chloë Grace Moretz, glaciale vampiressa in Blood Story, novella Carrie nel remake de Lo sguardo di Satana e perfino inquietante simulacro di Juliette Binoche in Clouds of Sils Maria. Resta anche domani è innanzitutto uno sguardo quanto più possibile ampio alla vita di Mia, la quale, ad un passo dalla morte in seguito a un incidente stradale e rimasta sospesa in un fantasmatico limbo, ripercorre un anno di speranze e di delusioni, di entusiasmi e di paure, in attesa di prendere una decisione fatidica su se stessa e sul valore della propria esistenza. L'approccio narrativo, in tal senso, potrebbe perfino rievocare il modello, lontanissimo ma quanto mai valido, del classico di Frank Capra La vita è meravigliosa, con l'immancabile incasellamento di flashback volti ad illustrare il passato della protagonista: l'ambizione di diventare una musicista professionista e di essere ammessa alla Julliard, il senso di inadeguatezza tipico degli adolescenti dalla sensibilità più spiccata e l'amore intenso e totalizzante per Adam Wilde (Jamie Blackley), un ragazzo poco più grande di Mia e con una promettente carriera nel mondo del rock.
Love story
L'aspetto sentimentale costituisce non a caso il tema dominante della pellicola di Cutler, quello su cui la sceneggiatura insiste maggiormente, portando in primo piano il conflitto fra l'ideale di una relazione amorosa al culmine dell'idillio e le circostanze avverse che spingono i due ragazzi, ciascuno impegnato ad inseguire il proprio sogno, verso direzioni opposte (benché forse non così inconciliabili con la prospettiva di un rapporto duraturo). Dunque, proprio laddove vorrebbe ottenere il coinvolgimento dello spettatore, suscitandone il pathos nei momenti salienti della liaison fra Mia e Adam, Resta anche domani mostra purtroppo i suoi considerevoli limiti: perché, al di là della sostanziale efficacia di Chloë Grace Moretz (ma forse già troppo "diva" per risultare del tutto credibile nei panni della studentessa solitaria e un po' emarginata) e di Jamie Blackley, la storia d'amore fra i loro personaggi è descritta secondo i più banali stereotipi del filone d'appartenenza, e non acquista mai autentico spessore o credibilità. Adam, adorabile rockstar in erba che senza neppure conoscerla invita Mia ad un concerto di musica classica, conquistando in un istante i genitori della ragazza, è un fidanzato talmente tenero e devoto da apparire appunto più come un moderno "principe azzurro" che non come un ventenne dei giorni nostri; mentre lo sviluppo della relazione fra lui e Mia segue quasi tutti i cliché del caso, nel segno di un romanticismo esasperato e ruffiano con l'unico scopo di accalappiare il target di riferimento.
La musica del cuore
In Resta anche domani non mancano comunque degli elementi azzeccati, a partire dalla spontaneità nelle interazioni fra Mia e i suoi genitori, Kat e Denny, una coppia di ex hippie amanti del rock'n'roll, ben interpretati da Mireille Enos e Joshua Leonard, nonché la suggestiva atmosfera invernale dell'Oregon. Il problema (e non è un problema da poco) è che Resta anche domani è a tal punto desideroso di commuovere il pubblico da risultare forzato e ricattatorio; tenta di sfoggiare un romanticismo cristallino, ma finisce per abbandonarsi alle più scontate melensaggini; vorrebbe elaborare una profonda riflessione sui temi del lutto, del distacco e della reazione ad una straziante sofferenza, e invece si adagia su un susseguirsi di scene madri e di momenti patetici (la lunga sfilata di amici e parenti al capezzale di Mia in coma). E in un'opera che vorrebbe utilizzare la musica - sia le ballate rock di Adam che gli assoli di violoncello di Mia - come contrappunto emblematico degli stati d'animo e dei sentimenti dei due protagonisti, in parte anche riuscendoci, una soluzione quale la proverbiale "luce bianca in fondo al tunnel" come manifestazione visiva della morte (neanche fossimo nel finale di Ghost) rappresenta una caduta di stile risibile ed imperdonabilmente pacchiana.
Conclusioni
R.J. Cutler porta sullo schermo il popolare romanzo di Gayle Forman, realizzando un melodramma dai contorni soprannaturali incentrato sulla travagliata relazione amorosa fra Mia e Adam, due adolescenti accomunati dalla passione per la musica; purtroppo, però, il film rimane confinato entro gli stereotipi e gli eccessi zuccherosi di un mediocre teen-movie, e non dimostra di possedere un adeguato spessore drammaturgico laddove vorrebbe toccare invece temi più complessi ed impegnativi, a partire dal confronto con il dolore e la fatidica sospensione fra la vita e la morte.
Movieplayer.it
2.5/5