Un film completamente indipendente, dalla lunga e tribolata gestazione, realizzato grazie al contributo di aziende del tutto estranee al mondo del cinema, è approdato nelle sale italiane grazie a Europictures: si chiama Respiri ed è un omaggio elegante, claustrofobico e immaginifico al thriller italiano anni '70.
Alfredo Fiorillo fa il suo esordio in un lungometraggio che mostra i limiti di un budget esiguo ma sa anche mettere a frutto una scenografia affascinante - due splendide ville liberty che sorgono sul lago d'Isea - e il talento di un attore carismatico come Alessio Boni, chiamato a coprire un ruolo difficile e proteiforme. Scopriamo cosa ci hanno raccontato durante la presentazione romana del film il regista, la produttrice e co-sceneggiatrice Angela Prudenzi, e gli interpreti Alessio Boni, Eva Grimaldi, Pino Calabrese e la piccola Eleonora Trevisani, che aveva otto anni e mezzo al tempo delle riprese ed è stata scelta tra circa ottocento bambine.
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Una sfida possibile
Fiorillo, ci vuole parlare di questa esperienza completamente indipendente?
Alfredo Fiorillo: Quando vuoi realizzare qualcosa di diverso devi trovare gli interlocutori giusti. Non ci siamo scoraggiati e abbiamo trovato il sostegno di varie aziende grazie anche agli sgravi fiscali. Questi investimenti, per quanto piccoli ci hanno permesso di realizzare un film valido e capace di competere con altre produzioni.
Angela Prudenzi: L'aspetto positivo è certamente la libertà, la totale libertà creativa. Quando abbiamo saputo che non avremmo avuto i finanziamenti del MIBACT ma grazie a questi contributi esterni favoriti dalla tax credit e grazie all'Age d'or, una piccola compagnia di produzione, siamo riusciti a realizzare un film di cui andiamo fieri.
Alfredo Fiorillo: Di certo, in sceneggiatura, ci sono molti riferimenti al cinema di genere italiano anni '70, in primis a Mario Bava. Credo che Respiri sia un film tanto italiano quanto internazionale. Avevo solo solo un'idea chiara: un labirinto mentale, giocato sulle distanze, prospettive, ossessioni.
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Alessio, ti presento Francesco
Alessio Boni, che cosa l'ha attratta di questo progetto?
Alessio Boni: C'è una piccola parola che sta sempre bene dappertutto: la parola coraggio. Quando mi imbatto in qualcosa di veramente coraggioso mi ci butto a capofitto. In questo caso, visto che Alfredo non aveva ancora fatto nulla, mi sono affidato direttamente a lui. Questo è un viaggio attraverso il dolore, il bipolarismo, la depressione, l'allucinazione.
Quando poi mi è stato detto che il film sarebbe stato girato in una villa sul lago d'Iseo, a Sarnico, ho capito che era un ruolo fatto per me. Sono nato a Sarnico, e una delle due ville era quella dove da ragazzo portavo le turiste olandesi ad amoreggiare!
Naturalmente mi sono documentato, frequentando un ospedale psichiatrico e osservando in particolare le patologie ossessivo-maniacali. Avrei voluto fare lo psicologo, se non mi avessero preso in Accademia. Questa sceneggiatura mi sorprese, al punto da doverla leggere due volte e doverne parlare subito con Alfredo.
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La bambina e gli altri
Cosa ci raccontano gli altri interpreti della loro partecipazione a Respiri?
Eva Grimaldi: Sono molto contenta, era molto che mancavo dal set, e ringrazio sorpattutto un'altra donna, Angela Prudenzi. Respiri è un film atipico per le mie corde, mi ricorda un film che ho fatto nel 2005, L'educazione fisica delle fanciulle di John Irvin.
Pino Calabrese: Non è certamente semplice un personaggio come questo che di fatto è un alter ego, devi tenere conto della sua psicologia e di quella di un altro personaggio. Avevamo comunque riferimenti importanti, non era una novità assoluta.
Eleonora Trevisani: Io devo ammettere che all'inizio non ho capito molto della storia, mi è stata chiara solo quando ho visto il film. Certo c'era qualcosa di molto strano, che cosa aveva in mente Francesco? Ho fatto diversi provini, nel primo casting mi sono mostrata, nel secondo ho recitato la filastrocca che canto nel film e che mi faceva un effetto strano, mi faceva sentire cattiva, eppure mi sentivo bene. L'ho vissuta divertendomi questa esperienza, ma mi rendevo conto di dover restare abbastanza seria. Mi immaginavo tutto come un gioco in cui avevo voglia di vincere, recitavo facendo tantissime domande per interpretare tutto il meglio possibile.