Noi c'eravamo in quel lontano 2005, pronti a goderci il nuovo capitolo del franchise di Resident Evil sul nostro adorabile GameCube. C'eravamo allora, ci siamo oggi a ripercorrere quel capolavoro nel nuovo ambizioso remake che non si prefigge solo lo scopo di riproporre quello che fu in una nuova veste grafica, ma svilupparne le dinamiche per migliorarlo ulteriormente per raggiungere i video-giocatori di nuova generazione. Per questo la nostra recensione di Resident Evil 4, nella quale ci soffermeremo come sempre sugli aspetti narrativi e cinematografici, non può che essere positiva. Di più, entusiastica!
Il gioco della svolta
Prima di procedere però è necessario un passo indietro, a quel 2005 citato in apertura, all'uscita di Resident Evil 4 su GameCube prima, come esclusiva, e Playstation 2 poi che ha cambiato le carte in tavola: il primo gioco aveva colpito l'immaginario del grande pubblico anche grazie al prologo girato in live action che introduceva alla perfezione il gioco e gli permetteva di farsi notare sin dalle primissime battute, ancor prima di essere catturati dalla tensione crescente delle sue dinamiche da Survival Horror. Proprio queste meccaniche di gioco sono state perfezionate nel successivo secondo capitolo, ma mostravano già segnali di ripetitività nel terzo gioco del 1999.
Per questo Resident Evil 4 è arrivato come il gioco di una prima importante svolta nella saga, abbandonando i fondali pre-renderizzati e l'inquadratura fissa, cambiando almeno in parte la natura degli avversari e spostando l'ago della bilancia maggiormente verso l'action, ma diventando paradossalmente un punto di riferimento per le produzioni horror che sarebbero seguite. Cambia Resident Evil 4 rinunciando prima di tutto agli zombie che aveva caratterizzato il mostro base dei capitoli precedenti, sostituendoli con Los Ganados, gli abitanti del villaggio in cui l'avventura comincia, infettati da un misterioso parassita che li rende più forti e veloci... altro che zombie!
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Siamo nel 2004 e impersoniamo Leon Scott Kennedy, ex poliziotto che abbiamo già conosciuto e che è sopravvissuto ai fatti di Raccoon City di sei anni prima. Leon è ora un agente speciale governativo e ha un incarico che lo porta in un villaggio rurale della Spagna, dove si teme che sia stata portata Ashley Graham, figlia del presidente degli Stati Uniti. Si teme una trappola, quindi la scelta naturale è di non mandare una squadra speciale, ma un singolo agente per investigare e confermare le indiscrezioni, per poi attendere ordini dall'alto. Inutile dire che la situazione che Leon si troverà ad affrontare è ben più bizzarra e pericolosa di quanto si sarebbe potuto aspettare, che gli abitanti del posto si dimostrano degli ossi duri da affrontare e che di pane per i denti dei giocatori ce ne sarà un bel po'!
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Ripetere, riproporre, espandere
Questo era il punto di partenza di Resident Evil 4 che si ripropone anche in questo remake per le console di nuova generazione, che mira a ripercorrere quel gioco assicurandosi di confermarne lo stato di capolavoro. L'operazione è gestita molto bene, perché ripete quello che era il gioco di partenza, lo ripropone in una veste grafica aggiornata ed efficace, ma ne espande suggestioni e contenuti per rendere ancor più ricca l'esperienza per un pubblico abituato a una nuova generazione di console e giochi. E l'operazione funziona alla perfezione, perché il remake di Resident Evil 4 non si limita a ripercorrere pedissequamente quanto già fatto dal gioco del 2005, ma ne ripulisce lo sviluppo da diversi punti di vista.
In primo luogo aggiusta il tiro sul tono generale, intervenendo su tutti quegli aspetti che dopo quasi vent'anni dall'uscita poteva risultare invecchiati peggio, ma anche sul protagonista Leon che, pur restando un'incarnazione dell'eroe d'azione anni '90, risulta meno sopra le righe della sua controparte del 2005, più allineato ai toni e le atmosfere di una storia che si conferma avvincente ed esagerata: non mancano momenti grandiosi e cult, ma il lavoro di affinamento generale rende il contesto generale in qualche modo ancor più coeso e riuscito. Una riscrittura, quindi, piuttosto che una traduzione letterale.
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Dinamiche che funzionano ancora
In questa riscrittura di Resident Evil 4 trovano maggior spazio alcune componenti che rendono ancor più appassionante il racconto, mantenendo quel perfetto equilibrio tra tensione e azione che aveva caratterizzato l'originale. In generale le modifiche apportate sia al gameplay (maggiori dettagli in propositi li potete trovare anche nella recensione su Multiplayer.it) che allo sviluppo narrativo fanno sì che il gioco possa funzionare ancora in un contesto videoludico profondamente cambiato dalla sua uscita: se il design dei livelli conferma la sua bontà generale e resta un piacere da esplorare, combattendo e risolvendo enigmi, l'esperienza è accresciuta dall'upgrade grafico e sonoro.
Ottimo infatti il lavoro sulle animazioni, soprattutto di Leon che si muove con naturalezza e fluidità, altrettanto buono l'audio che avvolge e accompagna l'azione, sostenendo e amplificando l'atmosfera, sia nei momenti più tesi e horror, sia in quelli più concitati e action. Insomma un altro buon remake per la saga, dopo quello di Resident Evil 2 di qualche anno fa, che ci lascia curiosi di vedere se, come e quando potremo rimettere le mani anche su altri capitoli che lo meriterebbero, in primis Code Veronica.
Conclusioni
Nella recensione di Resident Evil 4 vi abbiamo parlato di un remake che funziona, entusiasti quasi senza riserve (e l’unica perplessità non è sul gioco in sé, ma su una mancanza, una porzione di gioco aggiunta che ci sarebbe piaciuto ritrovare): ottimo il lavoro di ottimizzazione che non si limita alla veste grafica, ma anche al piano narrativo, che è stato ripulito e adattato ai tempi, intervenendo su tutte le sezioni di gioco e di storia che erano invecchiate peggio dal 2005 ad oggi. Leon resta una splendida incarnazione di action hero anni ’90, ma è stato alleggerito di alcune forzature che lo rendono ancor più integrato nella storia. Resident Evil 4, insomma, era un capolavoro che ha riscritto il genere all’uscita, si conferma un’ottima esperienza di gioco anche oggi.
Perché ci piace
- La storia: ottima nel 2005, ancora valida oggi.
- La struttura narrativa e di gioco in generale, migliorata e ampliata, per un’esperienza che funziona ancora a quasi 20 anni di distanza.
- Il protagonista Leon: splendido action hero anni ’90 che riesce a non restare intrappolato in dinamiche superate.
- Il perfetto equilibrio tra tensione e azione che già al lancio riuscì a innovare il franchise.
Cosa non va
- Peccato non aver incluso anche la campagna dedicata ad Ada Wong, inserita nelle versioni del gioco successive al lancio.
- Va ovviamente detto che se non siete fan della saga di Resident Evil potrebbe non colpirvi.