Recensione Religiolus - Vedere per credere (2008)

Sfruttando unicamente la logica, la riflessione, la Storia e il suo strafottente talento di showman Maher riesce a dipingere un affresco a dir poco agghiacciante della nostra società, a raccontare le religioni come le più grosse fandonie che l'uomo sia riuscito mai a creare.

Religious is ridiculous

"La religione non solo è pericolosa, ma nasconde anche una ricattatoria fandonia: quella di far diventare gli esseri umani buoni".
Bill Maher

L'uomo e i suoi credo, le religioni e il cinema parodistico e irriverente che si fonde col documentario. Religiolus - Vedere per credere è un mix a dir poco esplosivo, una grassa risata in barba ai perbenismi e all'assurdità di certe convinzioni che sono alla base di tutti i culti del mondo, un viaggio on-the-road divertente e dissacrante tra santoni e predicatori, attraverso culture, fedi e bizzarre congregazioni e sette realizzato dall'autore del controverso Borat. Il regista Larry Charles si affida alla presenza scenica del comico Bill Maher, il comedian-reporter più politically uncorrect d'America - cacciato dalla ABC insieme al suo show di interviste e dibattiti politici dopo aver detto che a suo parere i terroristi dell'11 settembre non erano né vili né codardi - per guidare un'insolita cine-inchiesta tra il molto serio e il molto faceto intervistando credenti di ogni tipo, sacerdoti, uomini di fede, funzionari e attivisti politici in giro per il mondo. Si fa di tutta l'erba un fascio: la religione che sia cristiana, ebraica e musulmana sono alla fine dei conti pericolosissime favolette piene di invenzioni che fanno leva sull'ingenuità dei più deboli e dei meno furbi.

Autodefinitosi "un non credente cattolico di padre ed ebreo di madre", Maher parla di sé e della sua adolescenza piuttosto caotica (le cose veramente importanti della vita per un ragazzo sono Superman e il baseball, non Dio e il suo Vangelo del 'non lo so') e parla in generale di e ai praticanti di tutto il mondo. Se ne vedono di tutti i colori, dall'omosessualità vista come malattia da gay e lesbiche pentiti che fondano agenzie per convincere i 'deviati' a 'curarsi' per tornare sulla 'retta via' alla religione vista come disturbo neurologico da cui guarire per provare a vivere scientemente e perennemente nel dubbio senza adagiarsi su certezze che non hanno alcun fondamento logico e storico. La premiata ditta Maher-Charles si diverte un mondo a ridicolizzare tutto e tutti raccontando contraddizioni e tautologie religiose e tutte le infinite declinazioni del credo. Si parte dall'opulenza in cui vivono personaggi grotteschi che fanno milioni di proseliti vendendo 'rivelazioni' in dvd e vestendo firmato perché "anche Gesù vestiva elegante ai suoi tempi", passando per le assurde affermazioni dei politici americani, come quella di un senatore democratico, fervente evangelista, che stuzzicato da Maher alla domanda "ma chi ci governa crede davvero in queste stupidaggini?" ha risposto "non è mica necessario che si faccia un test d'intelligenza per diventare senatori". E poi si scandaglia tra i Mormoni con incursioni sul loro misterioso pianeta Kolob, tra gli alieni di Scientology, nella fondazione di un museo di storia naturale per insegnare a tutti i credenti la 'vera' storia dell'uomo raccontata dai libri sacri e nella nascita di un parco tematico del Cristianesimo in cui ogni giorno nella Gerusalemme ricostruita come un grande set cinematografico va in scena la passione di Cristo in versione musical.

Con un sorriso appena accennato e una curiosità quasi disarmante Maher martella questi personaggi con una raffica indicibile di domande che non trovano risposta ma spesso solo silenzio, quesiti che mettono in discussione l'attendibilità storica dei testi sacri, ma soprattutto costringono tutti a fare i conti con una domanda indiretta e inevitabile "ma veramente credi a quello che stai dicendo?". La lingua affilata di Maher e il suo sguardo insinuante e irriguardoso incitano continuamente allo scetticismo: sfruttando unicamente la logica, la riflessione, la Storia e il suo strafottente talento di showman riesce a dipingere un affresco a dir poco agghiacciante della nostra società, a raccontare le religioni come le più grosse fandonie che l'uomo sia riuscito mai a creare. Niente a che vedere con le denunce cinematografiche di Michael Moore, siamo su un altro livello. Religiolus si rivela come un film quasi necessario e illuminante, almeno fino al momento in cui gli autori - attraverso un montaggio da spot a fare da collage un po' forzato di audiovisivi originali, facce da cinema, musiche e simbolismi - non scelgono di esagerare e raggiungere gli stessi eccessi che condannano e raccontano nel film.
Poco interessati alla divulgazione e all'accuratezza giornalistica dell'inchiesta ma decisi più che altro a scatenare un vero putiferio intorno all'argomento, Maher e Charles fanno leva sulla curiosità degli spettatori più smaliziati per tentare di raggiungere un bacino d'utenza che per forza di cose sarà ridotto ai minimi termini. D'altronde non è di certo per gli incassi che si decide di fare un film del genere. Il loro imperativo è provare a trasformare il 'non pensiero' in virtù perché "le religioni sono molto pericolose per l'uomo, lo illudono di avere risposte che non ha".

Per atei, agnostici curiosi. O per credenti e praticanti muniti di un grande senso dell'umorismo.

Movieplayer.it

3.0/5