Red Rose, la recensione: se la tecnologia è pericolosa, come in Black Mirror

La recensione di Red Rose: la serie inglese della BBC che trovate in streaming su Netflix è la storia di alcuni adolescenti e di un'app che promette loro tante cose, ma che finisce per essere deleteria da ogni punto di vista.

Red Rose, la recensione: se la tecnologia è pericolosa, come in Black Mirror

"Le rose sono rosse, le rose sono blu. Vieni al giardino dove sbocci anche tu". È l'invito, criptico e seducente, che riceve la protagonista della storia che vi raccontiamo nella recensione di Red Rose, la serie inglese della BBC che trovate in streaming su Netflix. È la storia di alcuni adolescenti e di un'app che promette loro tante cose, ma che finisce per essere deleteria da ogni punto di vista. È una storia di fantasia, ma è molto realistica, e molto concreta, e serve a metterci in guardia dai pericoli del web, dei social, delle vite digitali che ci costruiamo. È tesa, ipnotica, opprimente.

Specchio, specchio delle mie brame

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Red Rose: un'immagine della serie

Manchester, UK. È Natale, e una ragazza torna a casa da sola. La tivù si accende e mostra la sua immagine. Poi l'Intelligenza Artificiale che controlla la casa comincia a non rispondere ai comandi: accende e spegne le luci, blocca il riscaldamento. La ragazza, terrorizzata, sale sul tetto e si getta nel vuoto. Siamo a Bolton, sei mesi dopo. È estate e degli adolescenti, finita la scuola, stanno facendo un rave fuori città, sulle colline. Seguiamo due amiche, Rochelle (Isis Hainsworth) e Wren (Amelia Clarkson), molto legate tra loro. Wren si apparta con un ragazzo, lo bacia. Rochelle sembra turbata. Poco dopo riceve l'invito a scaricare un'app e ad entrare in un nuovo social media. Si chiama Red Rose e promette di esaudire ogni suo desiderio. Roch deve scrivere i suoi desideri su uno specchio. Al mattino dopo, trova uno scintillante vestito nuovo e un paio di scarpe Jimmy Choo...

Come un lungo episodio di Black Mirror

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Red Rose: il cast in una scena

Abbiamo sempre pensato che una serie tv come Black Mirror, non a caso nata in Inghilterra come Red Rose, avesse dentro talmente tante idee che ogni episodio, in realtà, avrebbe potuto dare vita ad una serie a sé. Ed è la prima cosa che viene in mente guardando Red Rose: è un lungo episodio di Black Mirror. E la cosa si può considerare un complimento, perché la serie ha tutto quello che caratterizza uno dei prodotti migliori della serialità contemporanea: la riflessione sulla tecnologia, il tono cupo, il ritmo ipnotico, il senso di mistero e di tensione che caratterizza ogni episodio della serie capolavoro di Charlie Brooker.

Attori molto credibili

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Red Rose: un momento della serie

Come in molte serie inglesi, anche Red Rose ha degli attori - protagonisti e non - molto credibili. Non sono bellissimi, sono imperfetti, hanno a tutti gli effetti l'aspetto che possono avere degli adolescenti della provincia inglese, figli della classe operaia. Tutto il contesto, il loro look, gli ambienti, sono volutamente modesti, dimessi. È la cornice, un po' deprimente, ideale perché questi ragazzi siano tentati di trovare una nuova vita grazie a quest'app che possa esaudire i loro desideri, che spesso hanno a che fare con il sentirsi più belli, più sicuri, più "leader" nel loro gruppo di amici.

Benvenuta alla nuova te

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Red Rose: una foto di scena della serie

"Benvenuta alla nuova te" è uno dei messaggi con cui l'app Red Rose accoglie chi sceglie di entrare in quel mondo. Ed è una scelta perfetta, perché mette subito in chiaro quello che è uno degli elementi chiave delle app, dei social media, del mondo virtuale che si cela dietro a quello "schermo nero" dei nostri smartphone. Il bisogno di essere nuovi, di mostrarsi più belli, più abili, più forti di quello che si è. Solitamente, sui social, tendiamo noi a costruirci una vita più bella, da mettere in vetrina, da mostrare agli altri. Ma cosa accadrebbe se un'app ci promettesse davvero di essere qualcosa di più? Più ricchi, più affascinanti?

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Red Rose: una foto di scena

I ragazzi vogliono essere ascoltati

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Red Rose: una scena

Ma la chiave non è solo questa. I ragazzi, come in fondo tutti noi, hanno bisogno di essere ascoltati. E l'app Red Rose li circuisce, li tenta proprio con questa possibilità, dicendo loro: io sono qui, io vi ascolto, io vi aiuto, io per voi ci sono sempre. Facile lasciarsi andare, facile vendere la propria anima al Diavolo, con le conseguenze terribili a cui, come potrete immaginare, si va poi incontro. Girato come un thriller, come un film giallo, con pericoli concreti, Red Rose è anche una metafora dei rischi meno "mortali", ma ugualmente nefasti, che circondano la nostra vita digitale. Per essere chiari: magari non si rischia la morte, ma si rischia seriamente la propria reputazione. E la cronaca è sempre qui a raccontarcelo, ogni giorno.

Quei messaggi che non sono la realtà

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Red Rose: una scena della serie

Un'altra chiave dei social media e delle app è che quello che accade lì dentro spesso si crede sia la realtà, ma non lo è. L'amicizia tra Roch e Wren, e poi quella con tutti gli altri, inizia ad andare in crisi quando la seconda legge dei messaggi orribili e carichi d'odio della prima. Non li ha scritti lei, lo ha fatto la temibile app, da sola. Ma non è difficile scorgere quello che è il pericolo di tante realtà digitali: credere che quello che viene scritto sia la realtà, che esista solo quello. È un caso limite quello di Roch, certo. Ma quante volte, leggendo un messaggio su una chat di WhatsApp, senza sentire il tono di voce di chi lo ha emesso, lo abbiamo frainteso?

Black Mirror che incontra Il pifferaio di Hamelin e il Faust

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Red Rose: un'immagine

Red Rose dopo due episodi ci colpisce con un grande colpo di scena, che cambia anche l'ottica, il punto di vista da cui seguiamo la storia. Si tratta di una serie tesa, ansiogena, opprimente, che funziona nonostante qualche ripetitività della trama e qualche lungaggine nella narrazione. È Black Mirror che incontra Il pifferaio di Hamelin e il Faust. È un teen drama che in fondo non lo è, perché i temi sono serissimi e il discorso dei pericoli del web non riguarda solo i giovani. Da vedere. Mi raccomando, senza esprimere desideri.

Conclusioni

Nella recensione di Red Rose vi abbiamo parlato di una storia di fantasia che però è anche molto realistica e concreta. Tesa, ipnotica e opprimente, serve a metterci in guardia dai pericoli del web, dei social, delle vite digitali che ci costruiamo.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • L'atmosfera alla Black Mirror che la contraddistingue.
  • I protagonisti, credibili come degli adolescenti inglesi di provincia.
  • I riferimenti agli aspetti chiave dei pericoli del web e dei social media.

Cosa non va

  • Qualche situazione è ripetitiva.
  • A volta la narrazione si dilunga su certe situazioni.