Il nemico alla porta
Qualche mese fa Massimiliano Bruno portava sul grande schermo Viva L'Italia, una commedia incentrata sulla mala politica e sulle rovine di un paese incapace di garantire ogni giorno ai suoi cittadini i diritti inviolabili sanciti dalla Costituzione, un argomento su cui da anni lavorava come sceneggiatore insieme all'amico Rolando Ravello alla versione per il grande schermo dell'omonimo spettacolo teatrale Tutti contro tutti, una commedia contemporanea a metà tra fiaba e dramma sociale tratta da una storia vera, che affronta in maniera approfondita e tragicomica il tema del diritto all'abitare.
Al centro della storia c'è Agostino, un padre di famiglia che vive in affitto con moglie, due figli e un nonno intemperante in un appartamento della periferia romana. Socio in affari con il cognato Sergio, Agostino ce la mette tutta per garantire ai due figli e alla moglie Anna, che lavora saltuariamente come donna delle pulizie in casa di ricchi, una vita dignitosa. Proprio nel giorno più atteso della prima comunione del figlio Lorenzo, Agostino e la sua famiglia dovranno fare i conti con la drammatica ed inaspettata condizione di senzatetto. Giunto sul pianerottolo di casa con il vassoio di dolcetti in una mano e le chiavi nell'altra, Agostino sarà costretto non solo a rinunciare ai festeggiamenti ma anche al bene materiale più prezioso e cioè alla sua casa. Qualcuno infatti, approfittando dell'assenza della famiglia, ha forzato la serratura, ha cambiato in fretta e furia il cognome sul citofono e sul campanello, ed ha occupato abusivamente l'appartamento prendendo possesso anche di tutto quello che c'era dentro. Da quel momento in poi Agostino e la sua famiglia dovranno fare i conti con una realtà di cui non avevano mai sentito parlare che poi è una delle pratiche più diffuse nei palazzoni dei quartieri popolari delle grandi città. Inizia così una vera e propria guerra, tutti contro tutti, per la riconquista di un diritto inalienabile che lo Stato non è più in grado di tutelare. Tutti contro tutti racconta l'Italia di oggi: paura, assenza delle istituzioni, nuovi poveri, crisi economica, precariato, lavoro nero, malavita organizzata, alienazione, razzismo, ma anche solidarietà, famiglia e spirito di adattamento. Il lungometraggio d'esordio alla regia di Rolando Ravello, già autore e dell'omonima pièce teatrale, riesce con grande freschezza ed equilibrio di toni a rappresentare, attraverso lo sguardo disincantato di una famiglia 'normale', il profondo e anomalo malessere di una società che sfoga il suo cinismo e la sua indifferenza nei confronti dei più deboli. Una commedia degli equivoci ben calibrata che a tratti si trasforma quasi in un thriller, funziona a tal proposito la scelta degli sceneggiatori (Ravello stesso con Massimiliano Bruno) di mostrare l'identità del misterioso occupante abusivo (un volto assai noto al pubblico televisivo) soltanto nel finale e di usare la lente distorsiva dello spioncino come strumento visuale per raccontare l'inquietante percezione che oggi abbiamo del mondo, di noi stessi e dell'altro, quest'ultimo guardato con diffidenza e visto come un nemico da tenere il più possibile fuori dalla porta. Un film sinceramente impegnato, che alterna momenti di profonda comicità a momenti di intensa drammaticità, fortemente ancorato alla quotidianità contemporanea, genuino, talvolta caustico e mai patinato, Tutti contro tutti intraprende la strada della semplicità per raccontare quello che realmente accade alla gente comune che abita nelle periferie delle grandi città, che lotta ogni giorno per sopravvivere in un Paese disastrato. Una vera rarità nel calderone della quasi totalità delle commedie italiane viste degli ultimi anni incentrate unicamente su amori, tradimenti e patimenti di 'poveri' di lusso nati tra le quattro mura elegantemente arredate del centro storico. Tutti contro tutti ha il grande pregio di essere un film ben scritto che poggia solidamente su personaggi molto equilibrati e ben delineati, dai protagonisti fino a quelli di contorno, alcuni dei quali debuttanti. Una realtà, quella attuale del nostro Paese, che Ravello riesce a mettere in scena in maniera armoniosa grazie ad un cast di bravi attori (lui compreso, protagonista nei panni di Agostino) di chiare origini romane, persone che quei luoghi e quelle situazioni le conoscono molto bene, interpreti che riescono, anche con l'aiuto delle musiche, dei costumi e delle scenografie, a controllare la teatralità favorendo la concretezza, il realismo e l'omogeneità del timbro recitativo aiutando Ravello a raggiungere una cifra stilistica originale e sorprendente, capace di miscelare efficacemente favola contemporanea, dramma sociale e commedia grottesca. Un'opera coraggiosa (ricordiamoci che si tratta di un esordio), un film di buona qualità visiva e di grande impatto emotivo che riesce a raccontarci con leggerezza ma senza ipocrisie la folle Italia di oggi senza mai scadere nella volgarità e nel luogo comune.
Movieplayer.it
3.0/5