Nel paese dei balocchi
Mettiamo immediatamente in chiaro una cosa. Chiunque non abbia giocato con i Lego almeno una volta non è stato un bambino felice. Perché non c'è nulla e dico nulla, nemmeno la Barbie con i suoi infiniti gadget e il Subbuteo in allestimento da Campionato del Mondo, in grado di reggere il confronto con quel mondo di mattoncini capaci di rendere ogni visione possibile. Anche e soprattutto la più ardita. Ed è proprio per la gioia di questa generazione di quarantenni ex mastri costruttori che, negli ultimi anni, a tegole, porte e finestre si sono affiancati universi alternativi infuocati da Guerre Stellari, dalla magia di Harry Potter o dall'avventura archeologica di Indiana Jones. Insomma, il fantastico mondo Lego, ben deciso a non essere gettato nel dimenticatoio dalle nuove generazioni e non deludere le "vecchie", dice no al sentimento nostalgico e rispolvera il suo parco giochi con nuovi protagonisti arrivati direttamente dai maggiori successi cinematografici. Così, aperti nuovi maxi store nelle principali capitali europee e lanciati sul mercato la rivisitazione in stile "mattoncino" di supereroi e affini, il passo successivo non poteva essere altro che la conquista del grande schermo ad opera della Warner Bros. L'impresa porta il titolo di The Lego Movie e le firme del duo Phil Lord /Chris Miller, cui si deve già il successo di Piovono Polpette e il ritorno di 21 Jump Street. In questo caso, però, invece di giovani scienziati pasticcioni o poliziotti dalle dubbie capacità, i due registi si sono confrontati con una vera e propria avventura ed un prescelto, come da copione,ignaro del proprio destino. Il suo nome è Emmet e si tratta di un semplice operaio con il volto giallo e la divisa da lavoro simile a quella di mille altri. Ma a renderlo speciale agli occhi di alcuni rivoltosi è il ritrovamento, a dire il vero casuale, del pezzo speciale. Ossia una sorta di Santo Graal in filosofia Lego con il potere di fermare le ambizioni di distruzione del malefico Presidente Business.
Creare il mondo Lego
Nell'era del 3D e del CGI non è certo impossibile portare sul grande schermo una versione credibile di un oggetto facendolo muovere e interagire come se avesse vita propria. Però il risultato perseguito e ottenuto da Phil Lord e Chris Miller con i protagonisti di The Lego Movie va ben oltre queste aspettative. Così, per ottenere un aspetto realistico delle immagini, i due registi hanno scelto di affiancare all'animazione computerizzata uno stile che sembra avvicinarsi agli effetti dello stop motion, dando ai personaggi l'aspetto familiare del giocattolo. Allo stesso modo sono stati gestiti gli sfondi che, invece di esibire l'uniformità del CG, sono stati ricreati dagli animatori mattone dopo mattone. In questo modo tutto il film ha un aspetto tattile e ludico esibendo le "imperfezioni" tipiche di ogni componente come impronte digitali, graffi, irregolarità e difetti. Seguendo questi propositi e avvalendosi della collaborazione dello studio australiano d'animazione Animal Logic e dell'esperienza di Chris McKay, Lord e Miller hanno avuto il piacere di saltare in vari mondi contaminando, ad emepio, il Far West con l'irruzione dei poliziotti della città in perfetto stile Bullit.
La compagnia del pezzo speciale
Il nemico della fantasia
Il lavoro di gruppo ci salverà tutti
Movieplayer.it
4.0/5