Recensione The Lego Movie (2014)

Grazie alla caratterizzazione dei personaggi e alla loro interazione la storia passa dall'action alla commedia, senza disdegnare il fantasy, con una agilità di cui i personaggi Lego non sono normalmente dotati.

Nel paese dei balocchi

Mettiamo immediatamente in chiaro una cosa. Chiunque non abbia giocato con i Lego almeno una volta non è stato un bambino felice. Perché non c'è nulla e dico nulla, nemmeno la Barbie con i suoi infiniti gadget e il Subbuteo in allestimento da Campionato del Mondo, in grado di reggere il confronto con quel mondo di mattoncini capaci di rendere ogni visione possibile. Anche e soprattutto la più ardita. Ed è proprio per la gioia di questa generazione di quarantenni ex mastri costruttori che, negli ultimi anni, a tegole, porte e finestre si sono affiancati universi alternativi infuocati da Guerre Stellari, dalla magia di Harry Potter o dall'avventura archeologica di Indiana Jones. Insomma, il fantastico mondo Lego, ben deciso a non essere gettato nel dimenticatoio dalle nuove generazioni e non deludere le "vecchie", dice no al sentimento nostalgico e rispolvera il suo parco giochi con nuovi protagonisti arrivati direttamente dai maggiori successi cinematografici. Così, aperti nuovi maxi store nelle principali capitali europee e lanciati sul mercato la rivisitazione in stile "mattoncino" di supereroi e affini, il passo successivo non poteva essere altro che la conquista del grande schermo ad opera della Warner Bros. L'impresa porta il titolo di The Lego Movie e le firme del duo Phil Lord /Chris Miller, cui si deve già il successo di Piovono Polpette e il ritorno di 21 Jump Street. In questo caso, però, invece di giovani scienziati pasticcioni o poliziotti dalle dubbie capacità, i due registi si sono confrontati con una vera e propria avventura ed un prescelto, come da copione,ignaro del proprio destino. Il suo nome è Emmet e si tratta di un semplice operaio con il volto giallo e la divisa da lavoro simile a quella di mille altri. Ma a renderlo speciale agli occhi di alcuni rivoltosi è il ritrovamento, a dire il vero casuale, del pezzo speciale. Ossia una sorta di Santo Graal in filosofia Lego con il potere di fermare le ambizioni di distruzione del malefico Presidente Business.


Creare il mondo Lego
Nell'era del 3D e del CGI non è certo impossibile portare sul grande schermo una versione credibile di un oggetto facendolo muovere e interagire come se avesse vita propria. Però il risultato perseguito e ottenuto da Phil Lord e Chris Miller con i protagonisti di The Lego Movie va ben oltre queste aspettative. Così, per ottenere un aspetto realistico delle immagini, i due registi hanno scelto di affiancare all'animazione computerizzata uno stile che sembra avvicinarsi agli effetti dello stop motion, dando ai personaggi l'aspetto familiare del giocattolo. Allo stesso modo sono stati gestiti gli sfondi che, invece di esibire l'uniformità del CG, sono stati ricreati dagli animatori mattone dopo mattone. In questo modo tutto il film ha un aspetto tattile e ludico esibendo le "imperfezioni" tipiche di ogni componente come impronte digitali, graffi, irregolarità e difetti. Seguendo questi propositi e avvalendosi della collaborazione dello studio australiano d'animazione Animal Logic e dell'esperienza di Chris McKay, Lord e Miller hanno avuto il piacere di saltare in vari mondi contaminando, ad emepio, il Far West con l'irruzione dei poliziotti della città in perfetto stile Bullit.

La compagnia del pezzo speciale

Ciò che attribuisce a questa avventura il valore un valore essenziale è senza dubbio la caratterizzazione del personaggi. Grazie a loro e alla loro interazione la storia passa dall'action alla commedia, senza disdegnare il fantasy, con una agilità di cui fisicamente i pupazzi Lego non sono certo dotati. Ma Iniziamo a conoscere i protagonisti di quella che, scimmiottando vagamente Il Signore degli anelli, potremmo definire proprio La compagnia del pezzo speciale. Formata da personalità tutte diverse tra loro, il suo scopo è quello di fermare con questa "arma" segreta i piani malvagi del Presidente Business, alias Lord Business doppiato da Pino Insegno, deciso ad incollare e rendere statici i vari universi. Seguendo un'antica profezia, dei mastri costruttori attendono nell'ombra l'eroe destinato a salvare il mondo e riportare in auge la fantasia grazie a questo pezzo introvabile. Ma sarà veramente così? In realtà Emmet non sembra avere certo la stoffa del leader. Felice di seguire con scrupolosa attenzione le istruzioni, vive secondo le regole, ogni mattina saluta la sua casa, guarda con soddisfazione l'unico programma mandato in onda, acquista il caffè più caro della storia e non sembra avere mai un'idea personale. Per lui tutto "è meraviglioso" diventando così il prodotto ideale di una evidente dittatura culturale. La sua vita, però, è destinata a cambiare grazie all'incontro con l'avventurosa e "dura come una roccia" Wyldstyle, il mistico Vitruvius, nato da un mix ideale tra Gandalf e Silente, Barbacciaio, spavaldo pirata in versione Transformer, l'ottimista Unikitty ,portatrice sana di arcobaleni perenni, e Benny, l'uomo dello spazio anni ottanta sempre pronto a costruire una navicella spaziale. Senza dimenticare, però, il misterioso Batman in versione "coatta" e super egocentrica.

Il nemico della fantasia

In una avventura che si rispetti, però, anche i malvagi hanno dei caratteri niente male da esibire. In questo caso un posto d'onore non può che essere riservato al dominatore assoluto Lord Business che, dopo essersi impadronito otto anni prima di un'arma dalle proprietà collose con cui minacciare l'incolumità dei molti universi Lego, ora ha intenzione di usarla durante il martedì dei tacos. Maniaco dell'ordine assoluto, da quando è salito al potere ha impedito ad ogni abitante e componente di abitare mondi diversi dal proprio. In questo modo, però, tenendo tutti al loro posto, ha rinnegato quell'anarchia artistica e commistione sociale in cui si esprime genialità.

Il lavoro di gruppo ci salverà tutti

E, per finire, non poteva mancare la morale che, a dirla tutta, rovina inaspettatamente il divertimento proprio sul finale. Infatti, nonostante le tematiche centrali siano ben chiare per tutta la durata del film, ossia l'unicità rappresentata da ogni singolo individuo e l'importanza di mettere da parte il proprio ego per il bene di un team, i registi hanno sentito l'esigenza di ricapitolare attraverso un riassuntone fin troppo esteso e inevitabilmente retorico. Ma più della redenzione con tanto di abbraccio collettivo, a spezzare il sogno e l'illusione di essere immersi in un mondo fantastico è il ritorno repentino al live action. Pochi minuti che, però, appaiono stridenti perché nessun umano può reggere il confronto con un simposio di saggi versione giocattolo formato da Wonder Woman, Superman, Lanterna Verde, Silente, Gandalf, Abramo Lincoln, Shakespeare e chi più ne ha più ne metta.

Movieplayer.it

4.0/5