Il paradiso non è più qui
Ad alcuni autori bastano pochi film per dimostrare di che pasta sono fatti. Nel caso di Alexander Payne avremmo potuto anche fermarci a tre. Dopo l'esordio alla regia nel 1996 con il coraggioso dramma La storia di Ruth - Donna americana, film sul tema dell'aborto con Laura Dern, e l'uscita di Election nel 1999, commedia nera intrisa di satira sociale con Matthew Broderick e Reese Whiterspoon, Payne aveva già fatto capire il suo talento nel raccontare l'umanità più umana, le debolezze della gente comune, nel combattere il bigottismo e l'arrivismo della società americana smascherando con leggerezza e sincerità una società che ha perso di vista i valori morali che sono alla base del mondo civilizzato. Con A proposito di Schmidt e Sideways, Payne ha definitivamente dimostrato il suo talento, sfornando due ritratti tra il comico e il tragico chegli sono valsi un premio Oscar per la sceneggiatura e numerose nomination, comprese quelle a Jack Nicholson per la sua interpretazione nei panni di un anziano assicuratore in pensione, un antieroe burbero e cinico ancora alla ricerca di sé e a Paul Giamatti (attore fino a quel momento attore pressoché sconosciuto) straordinario nei panni dell'intellettuale fallito e deluso sentimentalmente che insieme al suo migliore amico si perde nelle assolate colline californiane alla ricerca della felicità perduta. In questo suo quinto lungometraggio Paradiso amaro, Payne continua questo suo cammino alla scoperta dell'animo umano e delle sue tante risorse. Ancora una volta si diverte a mettere con le spalle al muro un uomo in difficoltà che si è smarrito, ponendolo di fronte alla consapevolezza delle sue potenzialità, alle sue sconfitte ed ai suoi tanti errori. Proprio come aveva fatto nei film precedenti con Broderick, Nicholson e Giamatti, Payne ha preso per mano un attore di grande classe come George Clooney e lo ha trascinato in un universo malinconico intriso di ironia e di realismo offrendogli la rara possibilità di cambiare toni, genere e timbro attoriale per calarsi in un personaggio del tutto nuovo per lui, pieno di sorprese e di sfumature.
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Senza mai perdere di vista il registro comico, Payne disegna un ritratto familiare assolutamente fuori dal comune che racchiude una riflessione dolorosa e autentica sull'amore, sull'attaccamento alla terra, al denaro e al proprio passato, ma anche una profonda meditazione sulle responsabilità e sull'onestà morale.
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Un'altra straordinaria prova autoriale per Alexander Payne, supportata dalla performance convincente e toccante di un George Clooney in stato di grazia che, sebbene trattenuto nei toni, lascerà un segno indelebile nel cuore degli spettatori e nella sua carriera di attore. Un film destinato a lasciare il segno, una commedia delicata di rara bellezza, pervasa da suggestioni ancestrali che trasformano la dimensione turistica di quei luoghi paradisiaci in uno stravagante rifugio dell'anima, un habitat accogliente, rassicurante e molto speciale.
Movieplayer.it
4.0/5