Recensione Soap Opera (2014)

In un condominio apparentemente sereno vivono delle persone afflitte da ogni tipo di problema sentimentale; in una strana notte di Capodanno, tutti sembrano dover fare i conti con gli snodi irrisolti della propria esistenza, tra colpi bassi e grandi rivelazioni.

Una città qualunque, una strada qualunque, tanta tanta neve. A occhio nudo tutto sembra regolare, quando si passa davanti al palazzetto che domina una piccola via di un tranquillo quartiere, ma appena si varca la soglia del portone, ecco che la normalità si trasforma in qualcosa di completamente diverso. Gianni e Mario, proprietari del condominio, sono due fratelli legati da un destino infame. Per colpa del gemello, infatti, Mario è costretto sulla sedia a rotelle e si diverte a torturare il povero Gianni, rinfacciandogli continuamente di averlo investito con la macchina. Alice, attrice di un noto sceneggiato in costume, vive con serenità la sua ninfomania e l'attrazione pericolosa che prova verso tutti coloro che indossano una divisa. Poi c'è Francesco, un tormentato quarantenne che legge L'uomo senza qualità di Musil, dimentica costantemente il nome delle donne che porta a casa, è ancora innamorato della sua ex, Anna, incinta del nuovo compagno, e deve fronteggiare la crisi d'identità del suo migliore amico Paolo, a quanto pare follemente innamorato di lui.

Quando l'inquilino del primo piano si toglie la vita con un colpo di pistola, quest'allegra combriccola di squinternati condomini si trova faccia a faccia con una tragedia inspiegabile. L'arrivo della fidanzata dell'uomo, Francesca, complica ulteriormente i piani di tutti. Progetti di per sé complicati, visto che Anna ha intenzione di tornare con Francesco, anzi ha in serbo per lui una grande sorpresa, Mario deve tirar fuori i suoi scheletri dall'armadio, Paolo sta per diventare papà e Alice è in rampa di lancio con il suo nuovo amore, il maresciallo dei Carabinieri chiamato a far luce sull'incidente che ha scombinato la vita di Francesco e soci.

Il peggior Capodanno della loro vita

Soap Opera: Ricky Memphis in una scena del film con Fabio De Luigi
Soap Opera: Ricky Memphis in una scena del film con Fabio De Luigi

Non bastavano La peggior settimana della mia vita e Il peggior Natale della mia vita, il milanese Alessandro Genovesi sentiva evidentemente la necessità di mettere a fuoco angustie e dolori di un gruppo di persone piuttosto complicate, concentrate in una folle vigilia di Capodanno. Nato da una pièce teatrale scritta anni fa dallo stesso Genovesi e mai portata in scena, Soap opera, scelto per aprire la nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, è una strana creatura. Ci si aspetterebbe una commedia degli equivoci "esilarante", ricca di colpi di scena e battute a raffica, invece la storia sembra voler contraddire la sua natura di opera leggera, per assestarsi in una terra di mezzo grigia, mediocre. Non fraintendeteci, con un po' di pazienza e tanta buona volontà, di situazioni divertenti ne riuscirete a trovare un paio, ma, fatta salva quest'operazione di recupero, non possiamo tacervi la presenza di qualcosa che blocca le potenzialità della storia, un macigno che in qualche modo ne frena la naturale verve.

Bolle di sapone

Soap Opera: una scena corale tratta dal film
Soap Opera: una scena corale tratta dal film

L'ambientazione smaccatamente teatrale, ricostruita, fittizia, sarebbe un buon punto di partenza per un film che già dal suo titolo fa appello agli intrecci irreali delle telenovelas, quasi a dimostrare che la vita vera sia più incredibile di qualsiasi sceneggiato televisivo. L'accumulazione delle storie, che toccano tutti i momenti cardine della vita umana, nascita, morte e, ovviamente, amore, sembra quindi il meccanismo più naturale per costruire una trama sopra le righe; senza un vero e proprio centro narrativo, perso tra gli otto punti di vista dei personaggi in campo, il film si sviluppa incerto sulle vicende dei protagonisti, tutte rigorosamente bigger than life, raccontate con un registro indeciso tra pochade e commedia sentimentale. Il punto è che non riesce ad essere commedia fino in fondo, dimostrandosi incapace di esplorare i temi più "sostanziosi" (in fondo tutto parte da un suicidio), rimanendo quindi incagliato in un limbo che non ci permette di afferrarne lo spirito fino in fondo.

Uno sparo nel buio

Se da un lato apprezziamo il desiderio di Genovesi di mettersi alla prova con un film diverso dal solito, particolare nelle struttura e nelle sue mosse, dall'altro non riusciamo a comprendere dove esso voglia andare a parare. Sono troppo leggere le istanze incarnate dai protagonisti per poterci interessare davvero, per far scattare quella simpatia che ci porta volentieri alla fine di un percorso assieme a loro. E' troppo rarefatta e artificiosa, poi, l'atmosfera per farci entrare nella storia.

Era una notte...

Gli attori fanno del loro meglio per interpretare con coerenza i rispettivi ruoli. Se Fabio De Luigi è garanzia di successo, visto che riesce ad incarnare sempre in maniera credibile le peregrinazioni morali del sio alter ego, Ale & Franz danno vita ad un rapporto fraternamente sadomasochistico sfruttando al meglio l'affinità conquistata in anni di lavoro in teatro e in televisione. Per le "belle" del gruppo, Cristiana Capotondi, Elisa Sednaoui e Chiara Francini, c'è poca gloria, mentre ci è sembrato fuori ruolo Ricky Memphis, troppo misurato e controllato a dispetto di un personaggio, l'irrequieto Paolo, che sarebbe dovuto deflagrare.

Soap Opera: una scena di gruppo tratta dal film
Soap Opera: una scena di gruppo tratta dal film

Conclusione

Soap Opera: Elisa Sednaoui con Fabio De Luigi in una scena del film
Soap Opera: Elisa Sednaoui con Fabio De Luigi in una scena del film

Quasi come se la neve che vediamo scendere copiosa si fosse impadronita di lui, il film ci riserva ben poche sorprese e si chiude senza colpo ferire e senza rimanere nella nostra memoria. Peccato, perché il senso profondo di un'operazione del genere, ossia svecchiare un certo tipo di commedia, puntando su situazioni grottesche ma non triviali, aveva una sua importanza che, purtroppo, si è persa un po' per strada. Non si tratta di un prodotto superficiale e raffazzonato, tutt'altro, quanto di una pellicola inerte, troppo innocua per colpire davvero.

Movieplayer.it

2.0/5