Recensione Skyscraper: Quell’ambizione di toccare il cielo

La grande novità di Skyscraper è la presenza di un personaggio disabile in un action puro. Ma, in fondo, è inutile caricare il film con Dwayne Johnson di altri contenuti, o pretendere grandi approfondimenti psicologici. È azione pura. E, in quanto tale, il suo dovere lo fa.

Se, come sentiamo dire sui titoli di testa di Skyscraper, dalla Piramide di Giza ai moderni grattacieli, l'uomo ha sempre voluto realizzare il sogno di toccare il cielo, anche il cinema ha sempre inseguito l'altezza come limite da superare nelle proprie scene d'azione. La storia d'amore tra il cinema e i grattacieli è lunghissima, basti pensare all'Empire State Building di King Kong. Ma è negli ultimi anni che la Settima Arte sta andando di pari passo con la voglia dell'uomo di andare sempre più in alto: se l'uomo vuole costruire sempre più in alto, il cinema vuole girare nel luogo più alto possibile. L'intento è comune: stupire. E così, se in Mission: Impossible - Protocollo Fantasma Tom Cruise scalava il Burj Khalifa di Dubai, il grattacielo più alto del mondo, Dwayne Johnson, alias The Rock, in Skyscraper, scala The Pearl, un immaginario grattacielo di Hong Kong che, se fosse vero, oggi batterebbe tutti in fatto di altezza. Per immaginarlo, è stato scelto come consulente Adrian Smith, architetto, tra le altre cose, proprio del Burj Khalifa. Sì, il cinema deve andare sempre oltre.

Una storia che coinvolge FBI e sicurezza

Skyscraper: Dwayne Johnson e Neve Campbell in una scena del film
Skyscraper: Dwayne Johnson e Neve Campbell in una scena del film

Dwayne Johnson impersona Will Sawyer, un ex agente dell'FBI ed ex veterano di guerra. Lavorava in un ruolo delicato, quello dei sequestri con ostaggio. Dieci anni prima aveva perso una gamba cercando di salvare una donna e due bambini tenuti prigionieri dall'ex marito. Oggi è un uomo sposato (con la donna che, operandolo, gli aveva salvato la vita) con due figli e ha una società che si occupa di sicurezza negli edifici. È a Hong Kong per un lavoro, una consulenza sulla sicurezza di The Pearl, grattacielo incredibile per altezza e innovazione. Ma c'è un complotto. E un contrattempo. E così il palazzo prende fuoco proprio mentre la famiglia di Will è all'interno. C'è il solito equivoco con la polizia che lo crede tra i responsabili dell'incendio. Ma niente lo ferma, quando c'è in ballo la vita dei propri cari.

Catastrofi, inferni e trappole di cristallo

Skyscraper: Dwayne Johnson e Chin Han in una scena del film
Skyscraper: Dwayne Johnson e Chin Han in una scena del film

Skyscraper è un upgrade del filone catastrofico, sottofilone grattacieli in fiamme, e segue le orme di film come L'inferno di cristallo e Trappola di cristallo (Die Hard). La tecnologia è però diversa da quella di trenta o quarant'anni fa, quando erano stati pensati quei film. E tutta la narrazione ruota intorno alle tecnologie per la sicurezza e per le mosse che vengono fatte per eluderle, e poi per eludere chi le ha eluse. Ne esce una trama con una discreta suspance, in uno scenario dove ogni passo è un passo nel vuoto. Il protagonista deve agire di testa e di fisico per riuscire a superare il nemico, che, più che la banda di criminali, è il grattacielo stesso. Rispetto ai modelli di cui sopra, in Skyscraper tutto è più meccanico e meno umano.

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Sceneggiatura con tocchi di Hitchcock e Bond

Skyscraper: Dwayne Johnson e il regista Rawson Marshall Thurber in una scena del film
Skyscraper: Dwayne Johnson e il regista Rawson Marshall Thurber in una scena del film

La sceneggiatura di Skyscraper lavora minuziosamente per regalarci tutta una serie di piccole imprevedibilità su un canovaccio che, per la natura stessa del film, non può che essere prevedibile. È un film tutto sommato lineare, che parte da un punto e arriva a un altro ben definito, come l'ascesa del protagonista, da terra fino alla cima del grattacielo. Qua e là abbiamo trovato però sprazzi di cinema che amiamo: come il combattimento in cucina della prima parte, che ricorda la famosa scena dell'assassinio di Gromek ne Il sipario strappato di Alfred Hitchcock, in cui si lottava con qualsiasi arnese possibile. O come il finale, con quel duello tra due persone immerse in un gioco di specchi da parco dei divertimenti, che ci ha ricordato l'ultima scena di Agente 007, l'uomo dalla pistola d'oro (lì gli specchi erano veri specchi, qui ovviamente sono schermi digitali).

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Skyscraper: Neve Campbell in una scena del film
Skyscraper: Neve Campbell in una scena del film

La disabilità nel cinema d'azione

Skyscraper: Neve Campbell in un momento del film
Skyscraper: Neve Campbell in un momento del film

Ma la grande novità è la presenza di un personaggio disabile in un action puro. A memoria, non ricordiamo un'altra situazione del genere in un film mainstream. Come abbiamo riportato qualche giorno fa, la notizia non ha mancato di suscitare polemiche: in poche parole, un'atleta paralimpica si sarebbe lamentata del fatto che il ruolo non fosse stato affidato a un attore diversamente abile. Detto che è una polemica che lascia un po' il tempo che trova, la scelta di fare del protagonista un portatore di handicap, più che un tentativo di sensibilizzare sul tema, ci sembra un espediente narrativo, un modo per dare al protagonista un ulteriore elemento di difficoltà nel portare a termine l'impresa, un altro scoglio da superare, e per scalfire un po' l'immagine da superuomo per cui tutto è facile di The Rock. Dwayne Johson, come ogni volta, il suo lavoro lo fa. La sorpresa è vedere, accanto a lui, Neve Campbell: sembra ieri che iniziava la sua carriera con Scream, ed è un piacere vederla oggi (dopo il suo ruolo interessante e ambiguo in House of Cards) in un ruolo da madre, ma sempre da donna d'azione. In fondo, è inutile caricare Skyscraper di altri contenuti, o pretendere grandi approfondimenti psicologici. È azione pura. E, in quanto tale, il suo dovere lo fa.

Movieplayer.it

2.5/5