Oltre il dovere
"Uccidete Kunihide Kiyomaru e vi pagherò un miliardo di yen".
Questo il messaggio inequivocabile lanciato dal miliardario Ninagawa su tutti i principali quotidiani giapponesi e su un sito internet dedicato. Una irresistibile taglia sulla testa dell'uomo responsabile della morte della nipotina di sette anni.
Diventato il bersaglio di milioni di persone, e dopo una prima aggressione a cui sopravvive, Kiyomaru si costituisce alla centrale di polizia di Fukuoka. Da lì un team di quattro agenti viene incaricato di scortare il prigioniero fino a Tokyo, rischiando la vita per tutti i 1200 km di viaggio.
Un lungo percorso fatto di inseguimenti, sparatorie ed esplosioni, in cui ogni individuo che incontrano è un potenziale nemico, a cominciare dalle stesse forze dell'ordine, armate ed addestrate ad usare le armi più dei normali cittadini.
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Il suo nuovo lavoro, Shield of Straw (Ware no Tate in originale), è un action thriller, come la suddetta trama lascia intuire, e finisce per essere piuttosto convenzionale nello sviluppo, nonostante un tema intrigante che permetterebbe di approfondire spunti sulla giustizia e la vendetta, l'onore ed il senso del dovere degli appartenenti alle forze dell'ordine.
Temi su cui Miike insiste pur mancando di un livello di approfondimento che possa renderli interessanti, concentrandosi sull'aspetto spettacolare e più action che la storia gli concede.
Allo stesso modo è lieve lo spessore dei protagonisti, a cominciare dai due personaggi principali della storia e della squadra incaricata di scortare Kiyomaru, interpretati da Takao Osawa e Nanako Matsushima.
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Nel caso specifico, Shield of Straw regge per tutta una parte iniziale promettente, finchè non si assesta sui binari convenzionali dell'action, mancando l'occasione di dire qualcosa di nuovo e personale sul genere e sulla particolare situazione messa in scena.
Poco incisiva anche l'ultima sequenza della pellicola, ma è pur vero che il reale finale è quello che la precede, quella con la dichiarazione di Kiyomaru al processo, che dona un retrogusto amaro alla vicenda.
Movieplayer.it
3.0/5