Mirare in alto o giocare facile? Colpire o fare il compitino? Difficile alla propria opera prima decidere che direzione prendere, che idea dare di sé e del proprio approccio. Ancora di più se si è già una star affermata, un volto noto il cui lavoro sarà inevitabilmente osservato e giudicato con un'attenzione al di sopra della media. Un nome come Ryan Gosling, insomma.
L'attore americano torna a Cannes in veste diversa: abitudinario della Croisette, se non di persona almeno con i film di cui ha fatto parte (lo scorso anno era assente e non ha accompagnato la presentazione di Solo Dio perdona del fidato Refn), Gosling arriva al Festival francese catalizzando l'attenzione nella giornata di cui ha fatto parte. Ore di fila per le due proiezioni stampa a lui dedicate e accoglienza entusiasta del pubblico in sala per un esordio che inevitabilmente sta facendo, e farà, discutere.
Idee e personalità
Non è un film che gioca facile Lost River, tanto per rispondere subito al quesito posto in apertura: Gosling non cerca scorciatoie, scrive e mette in scena senza tirarsi indietro, dimostrando la volontà di fare il fare il suo cinema o, quantomeno, porsi sulla strada per trovare la sua cifra stilistica. Si tratta di un percorso appena iniziato e che avrà bisogno di altre tappe per trovare la direzione giusta, perché Lost River è fin troppo debitore dei modelli di Gosling: c'è ovviamente Refn, non manca Derek Cianfrance, ma sono evidenti anche influenze lynchiane in alcune scelte ed atmosfere. Suggestioni interessanti che dovranno confluire in un unicum coerente, ma che in questo esordio ancora non riescono a farlo. Almeno, non sempre. C'è molta insistenza su alcune scelte visive, su inquadrature oblique, ma ci sono anche sequenze costruite e fotografate molto bene, dai colori psichedelici ed adeguato accompagnamento musicale.
Il crollo dell'Impero Americano
In un mondo vagamente post-apocalittico, in una Detroit sulle cui strade imperversano criminali più o meno deformi, una famiglia cerca di trovare le risorse per salvare la propria casa. È solo un pretesto per costruire le situazioni, creative e coraggiose, che compongono il film e per imbastire una critica della società in cui viviamo. Situazioni animate da personaggi bizzarri e inquietanti, su tutti un intenso Matt Smith (l'undicesimo Dottore per quelli che colpevolmente non lo sapessero) che fa da mattatore nelle sequenze che lo vedono protagonista. Accanto a lui, Gosling ha raccolto altri nomi noti: Saoirse Ronan, Iain De Caestecker (anch'egli di provenienza tv e in particolare di Agents of S.H.I.E.L.D.), Christina Hendricks e la breve apparizione della compagna del regista, Eva Mendes.
Conclusione
Lost River, debutto alla regia di Ryan Gosling presentato nella sezione Un Certain Regard di Cannes 2014, non è esente da difetti e manca di uniformità stilistica, ma rappresenta un film d'esordio che indica coraggio e voglia di mettersi in gioco alla ricerca di una propria idea di cinema.
Movieplayer.it
3.0/5