Recensione L'Armée du Salut (2013)

Narrato in quattro atti, L'Armée du salut è il racconto di un frammentario viaggio alla ricerca di identità che non segue né logiche né sequenzialità temporali ma narra in maniera del tutto poetica e romantica una vita fatta di dolori, di odori, di colori e di desideri, di passioni e di abbandoni.

In cerca di me

Abdellah è un adolescente che trascorre le giornate aiutando la madre e le sorelle con le faccende di casa. Il rapporto con i genitori è del tutto conflittuale anche se con l'anziano padre c'è molta complicità. Tutti nella sua numerosa famiglia hanno capito che Abdellah è diverso dagli altri ragazzi ed è per questo che sua madre sembra sempre arrabbiata con lui. Durante le sue lunghe passeggiate per il quartiere operaio in cui vive, incontra uomini per occasionali rapporti sessuali ma il suo sogno è quello di poter vivere un giorno in libertà la sua vita senza doversi nascondere o vergognare. Durante una vacanza il fratello maggiore Slimane, per il quale il ragazzo nutre una venerazione ai limiti del feticistico, lo abbandona. Dopo dieci anni ritroviamo Abdellah adulto e lo vediamo nella sua splendida casa sul mare con l'amante svizzero Jean sognando una vita lontana dal Marocco e da Casablanca. Nonostante si sia finalmente deciso a lasciare la sua terra per trasferirsi Ginevra, Abdellah decide di troncare la relazione con il suo compagno e di iniziare da solo una nuova vita, solo con le proprie forze e di continuare da solo il viaggio alla ricerca di sé.

Per il suo film d'esordio il marocchino Abdellah Taïa, il primo scrittore arabo a dichiarare pubblicamente la sua omosessualità fuggito a 25 anni dall'opprimente regime di Hassan II, ci immerge nella sua vita passata portandoci dapprima in Marocco e poi in Svizzera con un racconto di formazione autobiografico in cui le immagini, i luoghi, le atmosfere, i sentimenti e i turbamenti parlano più delle parole. Tratto dall'omonimo romanzo scritto Taïa, il quarto in pochi anni, il film porta sullo schermo senza mai cercare lo scandalo le pagine di una vita difficile e i conflitti esistenziali di un ragazzo cosciente della propria sessualità che ha tentato di scrollarsi di dosso i fardelli di un'adolescenza vissuta senza poter mai essere se stesso e senza poter mai neanche sognare di essere accettato dalla sua famiglia.

Narrato in quattro atti, L'Armée du salut è il racconto di un frammentario viaggio alla ricerca di identità che non segue né logiche né sequenzialità temporali ma narra in maniera del tutto poetica e romantica una vita fatta di dolori, di odori, di colori e di desideri, di passioni e di abbandoni. Si parte da un'adolescenza inquieta vissuta nel calore della casa di famiglia in cui si dorme e si mangia tutti insieme ascoltando canzoni d'amore e guardando vecchi film, per arrivare alle difficoltà dell'età adulta a Ginevra in cui Abdellah proverà a sfruttare una borsa di studio per cambiare vita e ad essere finalmente indipendente. Sullo sfondo le meravigliose spiagge marocchine, le spezie del suk, gli stereotipi sessisti, le gite in faluka, la sabbia e tramonti che riscaldano il cuore mentre il giovane Abdellah entra in contatto con le sue prime esperienze sessuali, con la tenerezza e con la consapevolezza che la sua unica speranza è andare lontano dal luogo in cui è nato.

E' proprio prima di iniziare la sua nuova vita che Abdellah entra in contatto con l'Esercito della Salvezza, L'Armée du salut del titolo, che gli offrirà un tetto sulla testa in attesa del completamento di tutte le pratiche burocratiche che lo consegneranno al suo destino. Sarà tra le quattro mura della sua stanzetta che Abdellah si rende conto di aver finalmente voltato pagina, quando il suo compagno di stanza marocchino gli canta la canzone del suo cantante preferito, parole che evocano i pochi momenti felici della sua infanzia, quelli in cui insieme alle sorelle guardava i film egiziani che raccontavano favole d'amore e libertà tanto lontane dalla sua realtà di vita, fatta di molestie e di ipocrisie. Un film forse imperfetto nella forma e nell'amalgama come tutte le opere prime, ma del tutto sincero, capace di raccontare verità scomode ma necessarie, sulla bellezza della diversità, sul Marocco e le sue censure, sul prezzo che alcuni sono costretti a pagare per non dover fingere una vita intera di essere qualcun altro.

Movieplayer.it

3.0/5