L'uomo diventato leggenda
Secondo la classifica stilata dalla rivista Rolling Stones Jimy Hendrix è il più grande chitarrista di tutti i tempi, lasciandosi alle spalle talenti non da poco come Eric Clapton. Il merito della sua breve e intensa carriera è stato quello di individuare un sound futuribile capace di fondere blues, soul e hard rock. Tutto questo, e molto altro, compone la leggenda di Hendrix e della sua chitarra con cui ha infiammato il panorama musicale dal 1967 al 1970, anno in cui fu trovato morto a Kensington.
Ma oltre la cronaca artistica esiste un uomo su cui la stampa ha successivamente speculato per costruire l'immagine immortale di una icona maledetta. Elementi, questi, che non hanno vinto l'interesse di John Ridley, premio Oscar per la sceneggiatura di 12 anni schiavo, intenzionato piuttosto a regalare un ritratto inedito a forte tinte umane. La domanda di partenza sembra essere stata una solamente, ossia chi era Jimi prima di venir ricordato come Hendrix?
You've to be all mine, all mine. Ooh, Foxy Lady
Per dare a sé stesso e al pubblico una risposta valida, con Jimi: All Is By My Side Ridley posiziona la sua macchina da presa in un momento preciso, il 1966, prima del festival di Monterey, passato alla storia per la sua chitarra in fiamme, e della chiusura di Woodstock con la distorsione dell'inno americano. Con l'attenzione per i movimenti dell'animo che ha contraddistinto soprattutto le sue ultime esperienze di scrittura, il regista riesce a fuggire dalla tentazione di riproporre la costruzione del mito, ma definisce la struttura del film attraverso gli incontri personali , i rapporti intimi e, soprattutto, l'interpretazione di Andrè 3000, artista del panorama hip hop, che veste con naturalezza le idiosincrasie fisiche e caratteriali di Hendrix. In questo modo il film si libera dal rischio di ripetere all'infinito la medesima storia fermandosi esattamente un passo prima della mitologia. Unica pecca, nonostante la presenza del produttore e esperto musicale Danny Bramson (Quasi famosi), è un uso ridotto proprio della colonna sonora, evidentemente condizionata da un budget limitato per sostenere i diritti musicali.
Send my love to Linda
Si dice che dietro ogni grande uomo ci sia sempre una grande donna. E questo sembra non fare differenza nemmeno per gli artisti e le leggende del rock. Anzi, può capitate che proprio grazie allo sguardo lungimirante di una giovane ragazza inglese abituata a vivere nel cono di luce dei Rolling Stones, uno sconosciuto chitarrista del Village dia vita alla leggenda di Hendrix. Il personaggio femminile in questione è Linda Keith, interpretata da Imogen Poots, che di accordi e talenti innovativi se ne intende non fosse altro che per essere fidanzata con Keith Richards. I due si incontrano a New York durante una serata di Jimmy James and the Blue Flames. Da quel momento tra loro nasce un legame intenso che, pur non sfociando mai nel romanticismo, si nutre di gelosie e desideri di esclusività.
When I'm sad, she comes to me with a thousand smiles
E questo rapporto con il femminile è senza dubbio uno degli aspetti più interessanti mostrati e approfonditi da Ridley attraverso il quale si mette in evidenza le fragilità e le difficoltà di relazione dell'uomo ancora non trasformato in icona. Nelle sue donne Hendrix cerca conferme e sostegno, ammirazione e apprezzamento. Il tutto, però, porta ad un rapporto costantemente sbilanciato in cui una parte in causa poco piacevole sembra avere anche la violenza. Così Linda diventa un mentore che lo invita alla disciplina di se e del suo talento, mentre Kathy Etchingham, fidanzata inglese, è quanto di più vicino ad un famiglia Hendrix abbia mai avuto, nonostante gli eccessi di un rapporto sempre sul ciglio della follia. Così ci troviamo di fronte al ritratto di un uomo ancora inconsapevole di ciò che avverrà di li a poco e che Ridley fotografa con particolare delicatezza disegnando il percorso interiore tralasciando la star.
Conclusione
John Ridley, dopo il suo Oscar per la miglior sceneggiatura con 12 anni schiavo, fa il suo esordio alla regia con un ritratto intimo e imperfetto dell'uomo Hendrix, rinunciando alla pericolosa ricostruzione di immagini di repertorio offrendo un punto di vista inedito di un percorso artistico tanto breve quanto leggendario.
Movieplayer.it
3.0/5