È una vera e propria inflazione cinematografica quella che ha caratterizzato negli ultimi anni la figura di Ip Man, lo storico insegnante di arti marziali a cui si deve la diffusione dello stile Wing Chun. In sequenza dal 2008 sono usciti Ip Man, Ip Man 2, Ip Man - The Final Fight, ma anche The Grandmaster parlava del maestro. In mezzo a questi, nel 2010, è uscito Ip Man - The Legend Is Born, che in realtà fa storia a sé, è quasi una versione alternativa della prima parte della vita del maestro, prima che diventasse leggenda. Un po' prequel e un po' reboot, il film diretto da Herman Yau vede anche cambiare interprete del protagonista, perché stavolta nei panni di Ip Man c'è Dennis To, anche noto come To Yu-Hang.
Ip Man - The Legend Is Born racconta infatti la giovinezza del maestro, e abbraccia tutto il primo trentennio del secolo scorso. Al di là dei soliti combattimenti spettacolari e ben coreografati, sono due i fulcri su cui si sviluppa la storia: il rapporto di Ip Man con il fratello adottivo Ip Tin Chi, e l'amore del protagonista per la bella figlia del sindaco. In particolare Ip Man e Tin Chi vengono affidati alle cure di una scuola di arti marziali, rivelando da subito un grande talento nello stile wing chun. Ma i due fratelli avranno sempre meno legami, sia per questioni di amore che per scelte di vita. Attorno a questo quadretto l'intervento di uomini d'affari giapponesi dai traffici loschi, ai quali è ovviamente destinata la parte dei cattivi un po' macchiettistici. Nel cast anche Sammo Hung Kam-Bo.
Epica orientale in salsa hollywoodiana
Rispetto alle pellicole precedenti di Ip Man (che, va ricordato, è il fondatore della scuola dove si formò negli anni 50 un giovanissimo Bruce Lee), qui la vicenda assume un aspetto troppo hollywoodiano. Si perde un po' la tipica epica orientale: il difficile rapporto familiare col fratello nonché la conquista dell'amata, sono pervasi da una patina di soap opera che non regala spessore al racconto, che procede un po' a strappi anche a causa di una sceneggiatura non del tutto convincente. C'è insomma troppo melodramma, che appare quasi forzato fra tradimenti e digressioni amorose. Più convincente la parte trasgressiva di Ip Man, quella in cui il giovane insegue uno stile non ortodosso, che esca dai canoni della tradizione.
Combattimenti avvincenti e ben coreografati
Ma visto che alla fine le arti marziali sono comunque al centro della vicenda, a risollevare gli animi sono proprio le scene d'azione, con combattimenti avvincenti e spettacolari, coreografati con grande cura, anche se forse gli appassionati del genere ne avrebbero voluti ben di più. Abbastanza convincente Dennis To nei panni del maestro: l'attore del resto è un giovane campione di arti marziali e non sfigura, anche se paga proprio la pochezza dello script che a tratti ne disegna una vera e propria agiografia. Ma l'impressione generale è quella di aver voluto giocoforza sfruttare un franchise, pur non avendo moltissimo da dire: del resto, a testimoniare che si voleva viaggiare sull'onda della popolarità di un personaggio scoperto all'improvviso dall'industria del cinema, il fatto che ci sono ben tre attori già presenti negli Ip Man precedenti (fra i quali lo stesso Dennis To) ma con ruoli diversi. E questo, in effetti, genera anche un po' di confusione.
Il Blu-ray: video buono ma molto soft
Ip Man - The Legend Is Born è arrivato in homevideo anche in alta definizione grazie al blu-ray della collana Far East Festival distribuito da CG Home Video. Partiamo dalla sezione video per dire che il quadro si presenta pulito ma molto morbido, con un dettaglio poco aggressivo. La fotografia marroncina e quasi seppiata degli anni dell'infanzia non aiuta per giunta alla percezione del particolare, ma questo dipende esclusivamente dallo stile fotografico e lo si vede poco dopo, quando appena il bambino cresce il quadro diventa cromaticamente molto vivo con colori forti e a tratti brillanti, sui rossi molto intensi. Su questo fronte, la fedeltà al girato è apprezzabile. Però anche in questi frangenti la visione, pur risultando piacevole e priva di particolari difetti, non colpisce nel segno, proprio a causa di una patina soft che permea l'intero quadro e non permette di catturare il particolare fine.
Audio lossless frizzante, sufficienti gli extra
L'audio presenta varie tracce, ma anche l'italiana vanta un DTS HD come quella cantonese. La resa è buona e infatti il reparto mostra i muscoli fin dalle prime scene, con un sub esuberante e un notevole utilizzo dei surround. Questa caratteristica proseguirà lungo tutto il film, anche se i rear sembrano dediti a sottolineare più la parte musicale che gli effetti ambientali. In ogni caso la sensazione di spazialità resta buona, soprattutto durante i combattimenti. Semmai i dialoghi risultano un po' staccati dalla scena e sotto questo aspetto è ovviamente preferibile la traccia originale. Sufficiente il reparto degli extra, grazie a un making of di 13 minuti nel quale ci sono interventi di vari componenti del cast, e vengono illustrate soprattutto le coreografie delle scene di combattimento. Oltre a questo ben 22 trailer della collana Far East Festival.
Conclusioni
L'ennesimo film su Ip Man mostra un po' la corda, proponendo atmosfere troppo da telenovela per un prodotto che dovrebbe fare dell'epica orientale la sua forza. Ma a risollevare gli animi ci sono le buone interpretazioni e soprattutto le spettacolari scene dei combattimenti. Il blu-ray presenta un buon reparto tecnico, soprattutto sul fronte audio, e un pacchetto di extra appena sufficiente.
Movieplayer.it
2.5/5