L'infanzia, il periodo più delicato per la formazione dell'individuo, quello le cui esperienze influiscono sulle persone che saremo una volta adulti. Anche senza arrivare a traumi ed incidenti di percorso drammatici e determinanti, sono troppe le variabili, familiari e non solo, che rischiano di trasformare il periodo della vita che dovrebbe lasciare i ricordi più semplici e genuini in un percorso travagliato e difficile.
Prova a raccontarlo Asia Argento in Incompresa, ponendo già dal titolo l'attenzione sulla sensazione dominante della protagonista del suo lavoro, quella di essere circondata da persone con cui è incapace di entrare in sintonia e dalle quali è difficile essere capita.
Terzo lungometraggio dopo Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, il film sbarca a Cannes 2014, nella sezione Un Certain Regard, in attesa della distribuzione italiana prevista per giugno, accolto con reazioni contrastanti dalla stampa presente al Festival francese.
Una famiglia difficile
Non si può dire che sia un contesto familiare normale quello in cui cresce la piccola Aria sullo sfondo degli anni '80: un padre bello ed attore, una madre rocker e trasgressiva, delle sorellastre che sembrano non accettarla. E soprattutto la sensazione di non essere amata quanto vorrebbe, travolta nei litigi ed i drammi di una separazione inevitabile che la porta ad essere sballottata da una casa all'altra, dal padre alla madre, con repentini ed inspiegabili variazioni della sua sistemazione che la costringono a vagare per la città accompagnata da una borsa e la gabbia contenente il suo gatto nero. Una situazione intollerabile per la giovane Aria, nove anni, che cerca di trovare un equilibrio nella sua vita quotidiana, barcamenandosi tra i personaggi pittoreschi che popolano la vita della madre e la variabilità dell'umore del padre e lottando per mantenere l'innocenza che la sua età meriterebbe.
La storia di Asia o Aria?
Non è difficile riscontrare dei riferimenti alla vita di Asia Argento nella storia di Incompresa, ma la regista dichiara di non aver voluto realizzare un'autobiografia, quanto piuttosto di aver attinto ad alcune esperienze personali per raccontare una storia in cui tutti potessero identificarsi e ritrovare qualcosa della propria vita. Un intento senza dubbio ambizioso e per questo difficile da realizzare, che la regista affronta con tono ambiguo: è chiaro che ci siano degli eccessi voluti, alcune sequenze volutamente grottesche e sopra le righe, ma la sensazione è che molte altre cadano vittima di umorismo involontario. Pensiamo a momenti del film il cui registro non sembra quello sarcastico che ne pervade invece altri e che risultano imbarazzanti nei loro eccessi e nel tono. Pensiamo a tutta la prima parte, che si prefigge lo scopo di introdurre il contesto della storia ed i personaggi, o l'esagerata discussione tra il padre e la madre di Aria nel momento in cui lui lascia la casa.Attori lasciati a se stessi
Il risultato di questa mancanza di solidità e coerenza narrativa, nella scrittura come nella regia, è evidente anche nelle performance degli attori, tutte mediamente scadente: non convince Gabriel Garko nel ruolo del padre di Aria, ma stranamente non è riuscita nemmeno l'interpretazione di Charlotte Gainsbourg in quello della madre, indice di una guida insufficiente o poco incisiva da parte della Argento. Stupisce invece la prova della giovanissima Giulia Salerno, che nel dar vita ad Aria spicca tra i ragazzi che compongono i cast, tra i quali figura anche la figlia della regista, Anna Lou Castoldi. La Salerno è forse l'unica nota positiva di un film che non possiamo considerare riuscito nella sua voglia di dire qualcosa di interessante su un periodo importante della vita come l'infanzia.
Conclusione
Incompresa di Asia Argento cerca di raccontare il periodo dell'infanzia attraverso la storia di una bambina che ha dei punti in comune con la propria, ma si perde in eccessi e momenti sopra le righe che sfociano nel grottesco ed non ci consentono di considerare riuscito il film.
Movieplayer.it
2.0/5