Il Commissario Pasquale Zagaria ama la fiction, la Puglia e la polizia
In principio fu Pasquale Zagaria, non solo perché questo è il nome all'anagrafe di Lino Banfi, ma anche perché rappresenta il primo personaggio incarnato dall'attore sul grande schermo con un ruolo da protagonista. Correva infatti l'anno 1973 e, per volere del produttore Carlo Maietto, che aveva scoperto il talento del comico in un semisconosciuto cabaret romano, esce al cinema Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia. Poco più che un barzelletta-movie (come si usava a quei tempi) ma, affidato all'istrionismo a ruota libera dell'interprete di Andria, il film diventa un grande incasso commerciale. Negli anni successivi Pasquale Zagaria si trasforma in Lino Banfi, e il resto fa parte della storia della commedia all'italiana degli ultimi trent'anni. Ma l'attore non ha mai dimenticato il personaggio dell'investigatore, protagonista di vari film polizieschi tinti di comico, come Il Commissario Lo Gatto del grande Dino Risi, e il Commissario Auricchio in Fracchia la Belva umana di Neri Parenti, diventato un personaggio di culto. E dunque, dopo aver resuscitato nel 2008 il mitico Oronzo Canà per il sequel cinematografico L'allenatore nel pallone 2, Banfi riprende in mano anche quello di Pasquale Zagaria, questa volta promosso da Brigadiere a Commissario, e trasferito nel contesto televisivo.
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Girato con il sostegno dell'Apulia Film Commission, la fiction tende a sottolineare la sua marcata "pugliesità" in molti modi, non solo ricorrendo alle esclamazioni del protagonista, ma anche attraverso la tradizione ittica e culinaria locale (di cui Zagaria è un fine cultore), e persino tramite la colonna sonora, che mescola i ritmi salentini composti da Stefano Arnaldi persino con alcuni brani cantati da Albano.
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La storia affronta anche temi scomodi e crudi, dato che al centro dell'intreccio vi è una guerra tra il boss della mafia locale Matera (che Zagaria cerca in tutti i modi di incastrare) e la 'Ndrangheta calabrese, che vorrebbe estendere il proprio dominio sulla città. Ma al tempo stesso, emergono alcuni elementi tipici della buonista serialità nostrana, come l'attenzione per l'importanza della famiglia, e così prende il sopravvento una sottotrama incentrata sul rapimento della figlia di un criminale pentito. Non manca, naturalmente, neppure la componente love story, qui incarnata dal personaggio dell'affascinante vicequestore della scientifica Amato (interpretato da Marco Cocci), giovane e dinamico contraltare di Zagaria, che fa perdere la testa all'agente Lepore (Isabelle Adriani), ma pare in realtà più interessato a una graziosa professoressa universitaria (Ana Caterina Morariu).
Naturalmente, la miniserie è però interamente cucita addosso a Lino Banfi, autentico mattatore, che è libero di dare sfogo alla sua incontenibile vis comica. I suoi siparietti, le sue esternazioni surreali, i giochi di parole nonsense, sono il vero cuore de Il Commissario Zagaria.