Recensione Grigris (2013)

Due sono gli spunti narrativi alla base del film di Mahamat-Saleh Haroun: il traffico illegale di carburante, che in Ciad è causa di gravi incidenti tra i contrabbandieri e le forze dell'ordine, e la vita di Souleymane Démé, ballerino e musicista nonostante un problema fisico che avrebbe costretto tanti alla solitudine e alla vergogna.

Sì, ballare

A modo suo, Grigris è una celebrità in città. E' un ballerino eccellente nonostante una grave disabilità alla gamba sinistra; ha incorporato l'handicap nella sua coreografia, trasformando la sua routine in qualcosa di unico e magnetico. Ma non è sulla pista da ballo che Grigris incontra la sua anima gemella Mimi; la ragazza, infatti, arriva nel negozio del patrigno di Grigris per farsi fotografare e partecipare a un contest per aspiranti modelle. Anche Mimi ha un sogno e, come a Grigris, non le manca nulla per afferrarlo; ma ne è esclusa perché, pur bellissima, è inguaribilmente diversa, con quella pelle chiara e quei capelli lisci che nasconde sotto una parrucca afro, e la miseria che l'ha costretta a vendersi.

Tra i due nasce presto una sincera attrazione, un rapporto che può fare ammenda per tutto ciò che è loro precluso. Ma i loro propositi vanno in frantumi quando il patrigno di Grigris è ricoverato in ospedale per una grave malattia, e il giovane deve trovare da un giorno all'altro una ingente somma di denaro per pagare le sue cure...

Due sono gli spunti narrativi alla base del film di Mahamat-Saleh Haroun: il traffico illegale di carburante, che in Ciad è causa di gravi incidenti tra i contrabbandieri e le forze dell'ordine, e la vita di Souleymane Démé, ballerino e musicista nonostante un problema fisico che avrebbe costretto tanti alla solitudine e alla vergogna.
Molto spazio in Grigris è dedicato alle performance di ballo; nella sua vita diurna, durante la quale dà una mano a madre e patrigno, Grigris è un ragazzo come tutti gli altri che porta con dignità il suo handicap; la notte si trasforma in una meraviglia della natura. E' invincibile ed è splendido quando danza, ed è così che conquista la sua dea.
Il tema del contrabbando serve a creare complicazioni e tensione narrativa, e ovviamente a portare i nostri giovani protagonisti sull'orlo della tragedia; ma Haroun lo gestisce in maniera debole e sbrigativa, evidentemente conquistato solo dal suo eroe. Anche dal punto di vista stilistico il film sembra avere due anime: il piglio realistico (e scialbo) con cui si affronta la parte "thriller", e la maggiore ricercatezza estetica dedicata alla danza e al romance. Un grosso problema è anche rappresentato dalla recitazione approssimativa di molti comprimari, inclusa la bella Anais Monory.
Un vero e proprio documentario su Démé, forse, avrebbe avuto potuto avere una caratura diversa. Spiace dirlo, ma così com'è, Grigris, in concorso al Festival di Cannes, non fa una grande figura.

Movieplayer.it

3.0/5