Dal cinepanettone... al cinecornetto
Il cinepanettone compie trent'anni: era del 1983 infatti il mitico Vacanze di Natale di Carlo Vanzina, che inaugurava una tradizione italica di film natalizi divenuta imprescindibile appunto come il panettone sotto l'albero. Con Christian De Sica rimasto unico mattatore assoluto dopo la fine del sodalizio storico con Massimo Boldi e quello più recente con Massimo Ghini, esaurite le location in giro per il mondo (India, Miami, New York, Rio), forse anche a causa delle flessioni al botteghino delle ultime edizioni fino ai relativi flop del Sudafrica e del tentato ritorno a Cortina laddove tutto era iniziato, il regista Neri Parenti, al timone ininterrottamente dal 2002 dopo l'esordio con Vacanze di Natale 95, e il produttore Aurelio De Laurentiis, hanno deciso che forse era ora di rinnovare il genere.
E così l'anno scorso è arrivata la piuttosto piacevole, soprattutto perché inattesa, sorpresa di Colpi di Fulmine: nuovo franchising, niente più ambientazione natalizia e nemmeno Natale nel titolo, soprattutto commedia di diverso stile e registro. Archiviata apparentemente la comicità più becera e scurrile a base di turpiloqui e flatulenze, il nuovo corso prevede la ricerca di una commedia leggera di toni più garbati, rifacendosi alle classiche commedie degli equivoci americane con strizzate d'occhio alle commedie italiane degli anni '50 e '60. Anche Colpi di Fulmine era una commedia ad episodi, due in questo caso, il cui tema di fondo era l'amore, mentre per questo Colpi di Fortuna, che riprende il precedente anche nel titolo con il chiaro intento di creare e portare avanti un nuovo filone, gli episodi diventano tre e il tema che li lega è evidentemente la fortuna: oltre all'inevitabile De Sica (forse all'ultimo film natalizio con De Laurentiis, ma non è detto) qui in coppia con Francesco Mandelli (già a Miami e New York) e alla riconferma di Pasquale Petrolo e Claudio Gregori, ovvero Lillo e Greg (che hanno reso piacevole la sorpresa del primo episodio di cui sopra), troviamo la new entry assoluta di Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu. Mario (Luca) e Piero (Paolo) sono due amici e colleghi innamorati entrambi di Barbara (Fatima Trotta), che vincono al Lotto quasi per sbaglio: ma il biglietto milionario scompare insieme alla giacca di Piero che dopo una sbronza colossale non si ricorda nulla, e i due devono devono rimettere insieme i pezzi della sua notte da leoni per ritrovarlo. Gabriele Brunelli (De Sica) è un imprenditore tessile di successo, superstizioso fino all'inverosimile, è terrorizzato dalla iella e per questo si circonda e si protegge con ogni tipo di amuleto e di scaramanzia. Sta per concludere l'affare della vita con un ricco produttore della Mongolia, e l'unico indispensabile traduttore dal mongolo che trova è Bernardo Fossa (Mandelli), forse il più menagramo dei porta sfiga in circolazione. Felice (Lillo) e un ex ballerino che ora insegna danza nelle case di riposo. Orfano generoso e dal cuore d'oro, ha una famiglia con quattro figli di cui due adottivi, scopre di avere non solo un padre, ma anche un fratello picchiatello di nome Walter (Greg), che il defunto genitore gli lascia in eredità alla sua morte. Al di là dell'intento lodevole di alleggerimento dei toni della commedia e della ricerca di uno stile più lieve e di gag meno becere, il risultato è abbastanza deludente e comunque discontinuo rispetto ai vari episodi. Per ridere si ride poco alla fine. Specialmente nel primo episodio, forse il più deludente dei tre, dove Luca e Paolo, altrove efficacissimi, non sembrano proprio a loro agio e non brillano imbrigliati in una storia assai banale e costretti in gag viste, riviste e riadattate perdendo tutta la loro verve. Non si ride mai in questa notte da leoni in salsa partenopea, nonostante la presenza dei comici del successo televisivo Made in Sud tra i comprimari. Poco meglio il secondo episodio con De Sica e Mandelli, duello all'ultimo scongiuro tra lo scaramantico e lo iettatore: tra corna e toccate di zebedei, la sensazione e che purtroppo mancando una storia che non sia così banale e infantile, con buona pace della commedia leggera, le uniche soluzioni diventano necessariamente una portata in faccia, qualche ceffone oppure fare confusione tra frocio e socio per provare a far ridere. L'episodio con Lillo e Greg è sicuramente il migliore dei tre ed è anche l'unico che funziona, semplicemente perché è la storia, per quanto essenziale, ad adattarsi al loro tipo di comicità e non viceversa: la loro verve surreale in stile Monty Python, fatta di nonsense, di gag verbali e tempi comici perfetti, emerge in maniera riconoscibile in questo episodio e in questi personaggi fatti su misura per loro. Si esce con la voglia di andarli a rivedere di corsa teatro. Peccato per il resto perché l'intento di rivalutare la screwball comedy leggera ad episodi e di lasciarsi alle spalle il pecoreccio è nobile, ma se il tutto è così dimenticabile si rischia di rimpiangere Er Cipolla.Movieplayer.it
2.0/5