I padroni della città
Mark Wahlberg è un attore su cui poter contare, non fosse altro per quella sua tendenza a esporsi sempre in prima persona per risolvere guai con la legge più o meno complessi, almeno sul grande schermo. A dirla tutta, però, questo sentimento di sicurezza nasce dal fatto che, non appena il suo nome compare sulla locandina o nei titoli di testa, si ha immediatamente la consapevolezza di quale film stia per essere proiettato. Perché, che l'intera carriera di Marky Mark sia legata al thriller in action con risvolti polizieschi, fatta eccezione per l'ironico Ted e il più intimista The Fighter, non è certo un mistero. Quindi non stupisce di vederlo ancora una volta coinvolto in un altro prodotto che, nonostante la fattura più sofisticata, rispetta fedelmente e senza esitazione i dogmi del genere. E' così che, Broken City, pur volendo addentrarsi tra i misteri di una politica corrotta ed elusiva, mette in scena ogni elemento necessario per realizzare un action degno della presenza di Wahlberg. Dall'eroe caduto con necessità di riscatto, al malvagio scaltro e affascinante fino alla polizia coinvolta misteriosamente nei giochi del potere, il regista Allen Hughes decide di non farsi mancare proprio nulla. Anzi, momentaneamente abbandonato dal gemello Albert, chiude il cerchio della tradizione con due figure femminili, una mora ed una bionda, che popolano l'esistenza del suo detective con molte macchie e altrettante colpe.
Così, inserito perfettamente in questa struttura, l'ex poliziotto Billy Targatt si trova a dover sostenere, giorno dopo giorno, il peso di una giustizia sommaria attuata per vendicare l'assassinio e lo stupro di una giovane ragazza del suo quartiere. A causa dell'uccisione di un pregiudicato rilasciato per assenza di prove, Billy è costretto a riconsegnare distintivo e pistola in cambio della sua libertà. Ma il sindaco di New York, Nicholas Hostetler, non dimentica il gesto eroico di chi ha contribuito a mantenere più sicure le strade della città e a mettere a tacere un'opinione pubblica desiderosa di avere un colpevole a tutti i costi. Sarà per questo che, dopo sette anni dagli eventi e a pochi giorni dalle nuove elezioni, Targatt viene assunto direttamente da Hostetler per pedinare la moglie e scoprire una relazione coniugale che potrebbe costargli la poltrona. Ma, anche in questo caso, nulla è come sembra e i colpevoli si potrebbero trasformare ancora una volta in vittime più o meno consapevoli. A questo punto è evidente che l'intreccio narrativo, piuttosto scontato e prevedibile, non può essere considerato il punto di forza di un film vecchio stile che tutto affida, fortunatamente, all'interpretazione e alla caratterizzazione dei personaggi. Perché, se c'è un elemento che rende veramente interessante la sceneggiatura di Broken City è la costruzione di maschere umane tanto lontane dalla quotidianità di uno spettatore medio quanto realistiche e concrete. In questo caso, più dell'antieroe, di cui si segue la parabola discendente semplicemente richiamando alla memoria l'intera filmografia di Wahlberg, a lasciare un segno indelebile è il villan Russell Crowe. Facendo forza su una caratterizzazione fisica definita nell'abito come nella gestualità, l'attore offre il ritratto di un potere costruito con fatica e dedizione, tanto da giustificare la propria corruzione in nome di un sogno americano finalmente raggiunto. Alle sue spalle si staglia una New York meravigliosa ed altera che, attraverso i suoi panorami notturni, si sofferma ad osservare annoiata e indifferente l'affannarsi inutile di tutte queste vite. Perché, che si insegua la remissione dei propri peccati o si esibisca con vanto l'astuzia delle proprie azioni, nulla conta di fronte l'immobile grandiosità di una città incapace di dormire e di perdonare chi non rispetta le sue regole.
Movieplayer.it
3.0/5