Recensione Amore Oggi (2014)

Una commedia d'amore molto poco romantica che si autodefinisce 'l'anti-Moccia' e mette alla berlina ipocrisie e note dolenti del nostro tempo con tanta ironia e un buon ritmo.

San Valentino ai tempi della crisi e dei social

Altro che lucchetti di Ponte Milvio e zuccherose dichiarazioni d'amore: quest'anno a San Valentino sarà il cinismo a farla da padrone. Almeno nel film Amore oggi, prodotto da Sky e realizzato da due giovani filmaker nati sul web: Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi. Conosciuti per i loro dissacranti video politico-sociali i due registi di Matera hanno usato tutto il loro pungente sarcasmo per confezionare quella che definiscono la prima "commedia d'amore non romantica". Strutturato in quattro episodi concatenati ma a sé stanti, il film racconta l'amore al tempo della crisi economica, dei social network, dei reality show e della smania dell'apparire. Girato in quattro settimane e con un budget ristretto Amore oggi riesce a uscire dall'ordinario, raggiungendo il duplice obiettivo di strappare qualche sana risata e di fotografare con arguzia il nostro presente. Valore aggiunto: un cast di attori particolarmente azzeccato, con tanti volti nuovi che non sfigurano accanto ai più esperti, e la capacità di mantenersi su un livello di sana ironia che non precipita mai in una gratuita volgarità, come molte commedie del genere fanno.


Gli episodi
La prima storia è quella di Andrea (Andrea Bosca) e Luisa (Sara Zanier), una coppia felice che ripercorre tutte le disastrose tappe della propria love story, messa a dura prova da una serie di tragiche esperienze lavorative, tra principali marpioni e turni massacranti. Nonostante ciò i due riescono a risparmiare un piccolo gruzzolo che vedranno irrimediabilmente spazzato via dal crack finanziario del loro istituto di credito: la Credici Bank. Ormai sull'orlo della disperazione e desiderosi di metter su famiglia i due decideranno di dare un'inaspettata svolta alla loro vita, reinventandosi un lavoro "un po' fuori dagli schemi"...

Il secondo episodio vede protagonista Mimmo (interpretato da uno dei registi Giancarlo Fontana), filmaker appassionato di video etnografici che durante le riprese della tradizionale festa di Sant'Eufemia a Matera punta casualmente il suo obiettivo su una ragazza bellissima (Mily Cultrera Di Montesano). Il destino però gli fa perdere le sue tracce e il ragazzo inizia una disperata ricerca che passa anche per i social network e che lo porterà fino a Roma. Nella capitale un mellifluo produttore televisivo lo convincerà a firmare un contratto capestro con il quale, in cambio della promessa di fargli incontrare la sua amata, lui si impegnerà a cedergli i diritti tv del loro primo incontro. La cosa però prenderà una piega inaspettata e inquietante... Questa parte del film appare come una coraggiosa frecciata all'invadenza televisiva e a certi programmi che puntano sulla spettacolarizzazione di momenti di intimità (vedi le famose "esterne" di Uomini e donne) in cui si rasenta il voyeurismo puro e in cui di reale è palese che ci sia ben poco... Divertente anche la presa in giro del product placement selvaggio che ormai imperversa senza freni in certi ambiti.

La terza storia è quella di Paride (Edoardo Purgatori), giovane dedito solo al junk food e alla birra e che vive trascinando la sua pancia tra il divano e il pub sotto casa. Di punto in bianco il ragazzo viene scaricato dalla sua fidanzata del liceo (Giulia Lapertosa), che ormai con lui sente di avere ben poco in comune. "Sono cambiata!" gli urla sottolineando il nuovo décolleté (e richiamando alla memoria una folta schiera di esemplari televisivi). Punto nell'orgoglio Paride si affida alle cure di un muscoloso personal trainer (Simone Sabani), che da "pupazzo di gomma lo trasforma in un marmo di Riace". Edonismo, narcisismo e culto dell'apparire sono gli elementi che qui vengono messi brutalmente alla berlina, dimostrando come chi si cura in modo smisurato del proprio aspetto finisca irrimediabilmente per amare una sola cosa: se stesso.

L'ultimo episodio è ambientato nel mondo del calcio di serie A, vero e proprio spauracchio per il nostro cinema che ha sempre faticato a raccontarlo con successo. Eppure gli spunti drammaturgici non mancherebbero... Gli autori qui ne colgono uno in particolare: l'ipocrisia di un ambiente che impedisce ai giocatori di dichiarare apertamente il proprio orientamento sessuale. Protagonista è Mario Marinelli (Alessandro Tiberi), giocatore ormai confinato alla panchina che fa notizia più per le sue tresche amorose che per le sue prestazioni calcistiche. Dietro alle love story da tabloid in realtà però ci sarebbe uno scoop molto più grosso: l'uomo è gay e da anni ha pure un compagno. Tra procuratori intrallazzoni e dirigenti diabolici la storia restituisce un'immagine spietata di questo mondo, trascinandoci addirittura fino in Brasile per darci un assaggio dei mondiali che verranno e riuscendo a rievocare tante italiche imprese calcistiche grazie al commento del grande Fabio Caressa.

Camei molto speciali

Quest'ultimo non è l'unica special guest del film che ha dalla sua una serie di collaborazioni celebri tutte perfettamente riuscite: dal Rocco Siffredi medico esperto in fertilità, a Caterina Guzzanti conduttrice di talk show gossippari di bassa lega, passando per Neri Marcorè CT della nazionale di calcio (in un'apparizione spassosa in stile "suora dei Blues Brothers"), Enrico Bertolino, presidente della squadra di calcio, e Gianluca Vialli commentatore sportivo dei mondiali di calcio.
Saranno in molti a riconoscere tra tutti i tipi umani presi di mira qualche amico, conoscente o personaggio noto. E la forza del film sta proprio qui infatti: nel saper raccontare con grande verosimiglianza il nostro tempo. Prendendo come pretesto le vicende amorose, i registi dipingono infatti un ampio affresco sociale contemporaneo.
Nota al merito da non trascurare: si tratta del primo lungometraggio per i due registi non ancora trentenni che hanno dimostrato qui di saper declinare la propria tagliente ironia anche attraverso storie più complesse e che non si limitano alla pura satira politica. E tutto questo riuscendo a non prendersi mai troppo sul serio...