Verrà la morte
Celina, stimato chirurgo di Buenos Aires, sta separandosi dal marito Esteban e va a trovare l'amica del cuore Delfina che dopo aver sposato un vedovo si è trasferita in campagna. La donna sembra nascondere molti segreti, primo fra tutti la dipendenza dalla cocaina e dagli psicofarmaci che l'avevano portata a tentare il suicidio. Anche la famiglia della sua amica, però, vive con angoscia il fortissimo disagio di Paula, figlia di primo letto di Sergio. La ragazza, infatti, ha provato a togliersi la vita, tagliandosi le vene e sembra in balia delle sue amiche, giovani donne dalla forte personalità come la mistica Nene, che riesce a intravedere il futuro nei sogni e ama declamare le poesie di Cesare Pavese e la sensuale Maria che in più di un'occasione finisce per soverchiarla con la sua irruenza. Tra Celina e Paula si instaura subito un legame fortissimo, un rapporto che spinge la donna a entrare nel circolo eletto di Paula, facendola quasi regredire ad uno stadio adolescenziale. Celina ricomincia a fumare spinelli, non si sottrae a orge occasionali e accresce la sua dipendenza da sostanze stupefacenti, al punto da avere più di un'allucinazione.
Solo un anno fa, la sezione Orizzonti del Festival di Venezia tenne a battesimo la 'folle' opera prima di un'autrice argentina, Leones, diretto da Jazmin Lopez; un film che pur non completamente soddisfacente, dimostrava la piena vitalità di una cinematografia pronta a sperimentare nuovi linguaggi. Oggi spetta al film di Santiago Palavecino, Algunas Chicas, il compito di rappresentare l'Argentina nella stessa sezione. Del film, come del movimento che esso incarna, vanno apprezzati il tentativo di andare al di là del realismo e la voglia di esplorare territori diversi, avvicinandosi ad un linguaggio meno strutturato e più evocativo come quello del sogno. Proprio lo scorrere del flusso di immagini oniriche è la parte migliore di un lungometraggio che racconta il lento dissolversi della sanità mentale della protagonista, una donna che a dispetto della sua realizzazione professionale è in realtà prigioniera di un'infermità che la distrugge nel profondo. Palavecino entra nella teste delle sue eroine e trasporta le loro elucubrazioni mentali nella struttura stessa del film, consegnandoci una pellicola narrativamente anomala. Costruita come una tela di ragno che si dipana dal centro per poi dilatarsi sempre di più, l'opera è un horror giocato sul confine tra vero e immaginario, laddove immaginario diventa sinonimo di pazzia. E' una sfida che il regista lancia allo spettatore, quasi smarrito davanti ad un film che non possiede alcun fulcro preciso, ma che sembra in realtà un sogno. Il sogno in questo caso non si presenta come pacificante ricreazione della realtà, ma diventa 'riflessione' malata sul mondo. E' una struttura che può essere certamente affascinante, quella di Algunas Chicas, ma che non può sostenersi fino alla fine in mancanza di un pensiero corposo. Il film è quindi ammaliante nell'andatura ipnotica, ma non ha sostanza e finisce per essere quasi fastidioso nelle sua mescolanza di realtà e immaginazione. Il viaggio nella mente allucinata di una donna può avere valore, se il tema non diventa l'occasione per dei giochi narrativi sterili e privi di significato.Movieplayer.it
3.0/5