Dopo un anno di pausa imposta, il Festival di Cannes è tornato in pompa magna nel luglio del 2021, e la Quinzaine des Réalisateurs, sezione parallela e indipendente nata in seguito agli eventi sessantottini, ha vantato una nutrita selezione italiana: l'opera terza di Jonas Carpignano, un progetto a sei mani firmato da Alice Rohrwacher, Pietro Marcello e Francesco Munzi, è il film di cui parliamo in questa recensione di Re Granchion elle sale dal 2 dicembre con Luce Cinecittà. Un esordio, per lo meno per quanto riguarda la finzione, per il duo composto dai registi Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, approdati sulla Croisette con un'opera "piccola" ma ambiziosa e potente, dove la mitologia si trasforma in viaggio di redenzione attraverso i continenti, un viaggio che è anche produttivo poiché il film ha anche finanziamenti francesi e argentini, questi ultimi legati all'uso della Terra del Fuoco come location per gli eventi-chiave di questa storia che arriva a rimescolare le carte del cinema italico indipendente (al netto del sostegno di Rai Cinema in sede di produzione).
Fuoco e fiamme
Re Granchio è ambientato principalmente nel tardo Ottocento, salvo la cornice narrativa di alcuni vecchi cacciatori ai giorni nostri che ricordano tra di loro la storia di Luciano (Gabriele Silli), protagonista della vicenda. Egli risiede in un borgo della Tuscia (quella parte del film è stata girata a Vejano, in provincia di Viterbo), ed è noto come l'ubriacone di paese, mal visto dal resto della comunità anche per i suoi comportamenti da ribelle nei confronti del crudele principe locale. Un giorno quest'ultimo rivolge le proprie attenzioni alla donna amata da Luciano, con conseguenze tragiche che costringono il protagonista a lasciare l'Italia e andare in esilio. Per l'esattezza, lui si reca sull'isola della Terra del Fuoco, nell'emisfero australe, e la redenzione si palesa sotto la forma della possibilità di recuperare un antico tesoro perduto. Inizia così una spedizione, al fianco di marinai privi di scrupoli, che non sarà priva di ostacoli: da un lato le terre desolate dove si va in cerca del tesoro non sono il massimo della sicurezza, e dall'altro la febbre dell'oro comincia a creare tensioni e disaccordi all'interno del gruppo, mettendo a dura prova la determinazione di Luciano.
30 film italiani recenti da vedere
Piccola grande avventura
Avendo già collaborato in ambito documentario con Il solengo, i due registi mantengono in parte una certa continuità spirituale nel passaggio alla finzione: lì si parlava di un eremita che viveva lontano da tutti per scelta, qui di un uomo costretto all'isolamento, ma in entrambi i film c'è quella volontà di raccontare il rapporto tra il protagonista e la natura, in un contesto quasi fuori dal tempo, evocato sotto forma di leggenda che si tramanda di generazione in generazione, sotto forma di conversazione amichevole tra anziani che ricordano le tradizioni di ieri. È un'avventura dal sapore classico e al contempo modernissimo, in un contesto produttivo dove mezzi in apparenza modesti, legati a un'estetica che si associa a qualcosa di autoriale (nel senso stereotipato del termine), celano in realtà un'ambizione smisurata che qui si traduce in immagini che legano in modo ipnotico il reale e il fantastico, creando un mondo ricchissimo che si discosta parecchio dal luogo comune dell'opera prima alla europea. Un viaggio che dall'Italia raggiunge altri lidi, all'insegna delle peripezie narrative più universali, veicolate però attraverso una visione forte che lascia un segno indelebile sullo schermo, che si tratti della sala della Quinzaine o di un cinema più convenzionale. In questo senso noi siamo Luciano, trascinati in un universo inedito, da assaporare con la massima curiosità, alla ricerca di un tesoro cinematografico che, a differenza di quello raccontato nel film, non è così difficile da afferrare.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Re Granchio, sottolineando come si tratti di un ipnotico viaggio dall'Italia alla Terra del Fuoco all'insegna dell'avventura classica, con una componente visiva fortissima che non lascia indifferenti.
Perché ci piace
- L'ambizione del film è smisurata e ammirevole.
- L'apparato formale è ineccepibile.
- Il cast è in ottima forma.
Cosa non va
- Potrebbe non piacere a chi si aspetta il "solito" film italiano.