Ragnarok 2, recensione: il pantheon norreno si espande su Netflix

Recensione della seconda stagione di Ragnarok, la serie Netflix che rielabora in salsa teen i vari miti norreni.

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Ragnarok 2: una scena della seconda stagione

Con questa recensione di Ragnarok 2 torniamo in zona norrena su Netflix, ritrovando i protagonisti della serie che ha aggiornato ai tempi nostri l'epica lotta tra dei e giganti, riesumando i miti scandinavi in salsa teen: al centro di tutto c'è infatti Magne, un adolescente che scopre di essere la reincarnazione di Thor e quindi destinato a guidare le forze del bene contro i giganti, presenti sotto mentite spoglie nella vita quotidiana del paesino dove si svolge lo show in quanto proprietari dell'unico vero complesso industriale della zona, che permette agli abitanti di guadagnarsi da vivere. Una storia dall'appeal trasversale, non priva di elementi stranianti (le scelte musicali sanno tanto di "americanizzazione"), al punto che proprio in Norvegia, paradossalmente, la serie è stata accolta negativamente (ma in alcuni casi si tratta di rivalità tra paesi nordici, essendo lo show frutto della fantasia di uno showrunner danese). E ora, con l'arrivo dei sei nuovi episodi, il pubblico può tornare a fare il tifo per Thor e i suoi amici, in un contesto ben diverso da quello del Marvel Cinematic Universe.

Reclutamento divino

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Ragnarok 2: una scena della seconda stagione

La seconda stagione di Ragnarok punta sull'espansione del pantheon: Magne è ora conscio del suo ruolo nella guerra imminente in quanto Thor, e deve reclutare le altre divinità, una per episodio (con la consueta breve descrizione in apertura di capitolo: Freya, Loki, Odino e Tyr (gli ultimi due episodi introducono invece il Serpente di Midgard e Mjölnir). Questi sono presenti in circostanze ampiamente prevedibili (è facile intuire chi tra gli abitanti di Edda sia Loki, anche se in questo caso gli autori si rifanno al mito classico per quanto riguarda i rapporti di parentela), tutti pronti a scendere in campo contro Vidar e gli altri giganti. Questi ultimi sono alle prese con problemi su più fronti, dovendo anche fare i conti con una maggiore ostilità da parte dei mortali, tra controversie legate all'inquinamento ambientale e inedite conseguenze giuridiche di alcune azioni non proprio lecite. A questo aggiungiamo tensioni sempre più grandi all'interno della "famiglia", che rischiano di esacerbare l'equilibrio già tenue che vige nella regione da quando è arrivato Magne. E per quanto riguarda quest'ultimo, tra profezie e difficoltà a scuola, la sua motivazione comincia a vacillare...

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Ragnarok 2: una scena della seconda stagione

Parlando della prima stagione avevamo sottolineato come, per quanto apprezzabile, rientrasse nella logica netflixiana dell'annata inaugurale come preambolo del materiale veramente interessante, dando per scontato che la storia sia destinata a continuare (in questo caso incideva anche il numero ridotto di episodi). La seconda invece lascia intendere che almeno in parte abbia avuto qualche impatto l'emergenza sanitaria: gli episodi sono sempre sei, forse perché le misure di sicurezza allungano i tempi di lavorazione (per The Walking Dead è previsto un anno intero per completare l'undicesima stagione, laddove solitamente un singolo capitolo richiede solo una settimana di riprese), ma soprattutto si ha l'impressione che gli autori si siano dovuti trattenere, rimandando la grande battaglia a tempi migliori. Al netto dell'aggiunta di nuovi personaggi, i cambiamenti non sono particolarmente vistosi, con la componente action sostanzialmente limitata a qualche duello e la scelta voluta di far sì che le scene di gruppo non contengano troppe persone (qualcosa di simile è accaduto con la quinta stagione di Lucifer, sempre su Netflix, che per il finale ha dovuto letteralmente ridimensionare uno scontro fra angeli e demoni).

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Ragnarok 2: una scena della seconda stagione

Siamo quindi sempre in quella zona intermedia fra il teen drama in salsa nordica (a eccezione delle canzoni che rimangono qualcosa che ci aspetteremmo dalla statunitense CW) e l'epica allo stato puro, presumibilmente per cause di forza maggiore, e l'effetto del brodo allungato si fa sentire nei due episodi conclusivi, dove c'è un dietrofront narrativo che rende inevitabile il dover rimandare tutto alla terza annata. Terza annata che, a questo punto, immaginiamo sia stata concepita come quella conclusiva, perché le opzioni per andare oltre in modo sensato e organico rispetto alla premessa iniziale sono poche. E da quel punto di vista ha interessanti implicazioni simboliche il compimento della maggiore età da parte di Magne: come lui, la serie sembra aver deciso, negli istanti finali di questa seconda stagione, di lasciarsi alle spalle le incertezze di un tempo e passare definitivamente all'età adulta. Sarà davvero così? Ai prossimi episodi l'ardua, mitologica sentenza.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione della seconda stagione di Ragnarok, la serie norvegese di Netflix sottolineando come l'ambizione aumenti ma solo in teoria, con le novità che si alternano - forse per motivi legati all'emergenza sanitaria - alla riproposizione di situazioni più contenute. Il divertimento rimane, ma per la vera carne al fuoco si aspetta la terza stagione.

Movieplayer.it
3.5/5

Perché ci piace

  • I nuovi personaggi sono molto efficaci.
  • La componente visiva rimane solida.
  • Le implicazioni per la terza stagione sono promettenti.

Cosa non va

  • La scrittura a tratti ricicla le parti più basilari della prima annata.