Quell'Italia che si arrangia come può
I napoletani, si sa, sono maestri nell'arte di arrangiarsi. Per questo, nonostante i rovesci della vita, Achille e Brigida sono riusciti a cavarsela finora, l'uno grazie ad un lavoro in nero all'Anagrafe, l'altra facendo consegne a domicilio per una friggitoria, travestita da polpetta. Ma quando uno sfratto esecutivo li costringerà ad abbandonare il loro striminzito monolocale, tutte le difficoltà che uno stile di vita onesto (nei limiti del possibile) impone si paleseranno, mettendo a dura prova la solidità della coppia che, quantunque non sposata e per questo vittima degli strali bigotti della sorella di Achille, ha resistito a dodici anni di convivenza. Sembra quasi una benedizione divina, quindi, la provvidenziale scoperta di una parentela con il boss Antimo Lo Ciummo, noto camorrista soprannominato "l'Antimo fuggente" in virtù della sua maestria nel rendersi irreperibile alla giustizia: dopo un attentato alla sua vita, Antimo ha infatti deciso di pentirsi, e pertanto tutti i suoi congiunti devono essere inseriti nel programma di protezione dei testimoni. La nuova vita della coppia non comincia, però, sotto i migliori auspici: insieme alla sorella di Achille e ad Antimo, i due verranno dirottati verso uno sperduto cimitero di campagna in attesa di una sistemazione definitiva, e in questa insolita cornice la loro convivenza mostrerà tutti i suoi limiti.
Un film che fa dell'identità napoletana il proprio punto forte può andare incontro al pregiudizio di chi, con la città partenopea, non ha nulla a che fare: non a caso, il precedente lavoro di Eduardo Tartaglia è stato un grande successo in Campania, mentre, complice anche la distribuzione, è stato snobbato dal resto del Paese. Con La valigia sul letto però, pur senza rinnegare il punto di partenza, e anzi addentrandosi ancor più in profondità nei vizi e nelle virtù della propria città natale, il regista ci invita a riflettere, sempre con il sorriso sulle labbra, su quelli che sono i problemi di tutti o, perlomeno, di molti: la difficoltà di trovare una stabilità economica, il conseguente precariato delle relazioni, messe a dura prova dall'assenza di prospettive di tranquillità futura, il ricorso forzato all'espediente pur di sbarcare il lunario. Lo sfortunato Achille, che con tutte le forze vuole assicurare una vita dignitosa alla moglie, ma che non è comunque disposto a nuocere a qualcuno pur di farlo, forse non è il migliore degli uomini possibili, ma è uno dei meno colpevoli in questa Italia di agganci, raccomandazioni, spintarelle: cerca solo di adeguarsi al sistema ma, diversamente da quelli che il sistema lo hanno inventato, rischierà di diventare vittima del suo stesso, piccolo gioco. Il pregio della regia di Tartaglia che, seppure debitore della propria esperienza teatrale, riesce qui a padroneggiare bene il linguaggio cinematografico, è quello di veicolare queste amare riflessioni attraverso il filtro dell'umorismo, che non risparmia nemmeno il mondo della camorra, descritto comunque senza grandi intenti di denuncia e, anzi, nel suo aspetto più caricaturale. Nonostante la leggerezza dell'approccio narrativo, sul fronte dei personaggi non è stato lasciato nulla al caso: tanto Achille quanto Brigida sono caratterizzati minuziosamente, e sono personaggi vivi, profondamente reali. Un punto forte, questo, che si basa anche sulla bravura del cast: lo stesso Tartaglia, insieme alla compagna (sullo schermo e nella vita) Veronica Mazza, offre un'ottima prova recitativa, e anche Biagio Izzo, con il suo Antimo, dimostra di saper essere interprete anche di una comicità non troppo sboccata e ridanciana.Nonostante alcuni cali nel ritmo della narrazione, ad uso e consumo di qualche gag superflua, e un finale un po' troppo sbrigativo e concitato, La valigia sul letto è un film piacevole e divertente, anche per lo spettatore non partenopeo. Tartaglia dimostra qui che non esiste un unico modo di far riflettere e di parlare dei piccoli e grandi drammi quotidiani, e che spesso una risata non è emblema di superficialità, ma solo un approccio diverso, più moderato, per ripensare a se stessi e al proprio mondo.