Quei mattatori dei Vanzina

A loro modo anticipatori, quindi, di tutte le vicende finanziarie che hanno investito lo stivale tricolore negli ultimi due anni, i figli di Steno, che da sempre, come precisato da Carlo, si propongono di rileggere la commedia all'italiana rielaborando ed attualizzando argomenti che fecero grandi le opere del padre, Risi, Germi e Monicelli, senza mai dimenticarsi di far divertire il pubblico.

Roma - 25 ottobre 2004, Palazzo Borghese. In un'atmosfera particolarmente solare e divertita, i fratelli Carlo ed Enrico Vanzina, accompagnati da Antonello Venditti, Vittorio Cecchi Gori e da buona parte del cast, hanno incontrato la stampa per presentare la loro ultima fatica: In questo mondo di ladri, storia di Fabio, infelice bancario che, vittima, insieme ad altre quattro persone, di una truffa immobiliare a Livigno, decide di attuare con queste ultime, dopo essersi inutilmente rivolto alla Polizia, una vendetta contro il sistema, precisamente contro la Banca Lombarda, suo posto di lavoro, dopo aver scoperto che il fondo dove aveva investito tutti i suoi risparmi è crollato.

Enrico Vanzina, che ha curato la sceneggiatura del film affiancato dal fratello Carlo Vanzina, Piero De Bernardi e Claudio Pallottini, ha aperto così la conferenza: "Quando abbiamo iniziato a pensare questo film tutto è nato per il contratto che avevamo con Vittorio Cecchi Gori. L'idea di fare un lungometraggio sull'Italia e sulle cose che non funzionano ce l'ha data proprio lui, così ci siamo andati a rivedere i vecchi film che aveva prodotto insieme al suo papà, ed il primo che abbiamo visionato è stato proprio Il mattatore, ancora molto carino, ma un po' invecchiato. La cosa curiosa è che quando abbiamo pensato al soggetto ancora non era successo nessuno dei vari scandali che hanno coinvolto Parmalat e simili. Abbiamo un po' anticipato quelle vicende, ma il film non vuole avere alcun tipo di velleità, è soltanto un prodotto di genere, d'intrattenimento, soprattutto per mettere in scena degli attori comici".

A loro modo anticipatori, quindi, di tutte le vicende finanziarie che hanno investito lo stivale tricolore negli ultimi due anni, i figli di Steno, che da sempre, come precisato da Carlo, si propongono di rileggere la commedia all'italiana rielaborando ed attualizzando argomenti che fecero grandi le opere del padre, Risi, Germi e Monicelli, senza mai dimenticarsi di far divertire il pubblico, ci forniscono un nuovo ritratto dolce-amaro dell'Italia odierna, superbamente interpretato dal sempre ottimo Carlo Buccirosso, il cui tema principale, quello delle truffe, non sembra essere loro nuovo, visto che lo avevano già affrontato in Febbre da cavallo - La mandrakata[/FILM]. Ma vengono citati anche recenti successi americani come Ocean's Eleven e I soliti sospetti, e tutto parte stavolta dal noto hit musicale di Antonello Venditti, il quale ha dichiarato: "Devo dire che mi sento uno della banda. Il titolo, che è partito nel 1988 con altri obiettivi, non viene sminuito, per questo ho voluto partecipare al progetto, piuttosto che rimanere un testimonial dall'esterno. E la cosa convincente è la scrittura della sceneggiatura, perché i critici hanno sempre accusato il cinema comico nostrano di essere infarcito di parolacce; io in questo film non me ne ricordo una: ci ho trovato del cinema. Avrei potuto tranquillamente lasciare la mia canzone come colonna sonora e basta, invece ho voluto significare la bravura di questo gruppo proprio partecipando attivamente. Ho preso In questo mondo di ladri, che è stata e può essere ancora la colonna sonora della nostra vita, spezzettandola, rivedendola, camuffandola, adattandola, e credo che sia la prima volta che un tema va per tutto il film".

Della buona fattura della sceneggiatura e dell'assenza di parolacce e volgarità gratuite ha parlato anche Leo Gullotta, ma la nota curiosa della pellicola è che, nonostante il cast sia costituito interamente da volti noti del cinema e della tv della risata, ottimamente diretti, tra cui Ricky Tognazzi, la giovane promessa Max Pisu, il mediasettiano Enzo Iacchetti, una Valeria Marini inaspettatamente funzionale nei panni della svampita bellona, ed il sempre bravo Biagio Izzo, che, tra l'altro, si cimenta divertito nel pronunciare un maccheronico russo, viene lasciato meno spazio alla comicità, per sviluppare maggiormente l'intricata costruzione della storia, non priva, soprattutto nella parte finale, delle consuete, inaspettate sorprese, tipiche degli script di Enrico. Non a caso, il regista ha spiegato: "La storia è questa volta più articolata e va avanti, mentre in altri film che abbiamo fatto veniva lasciato più spazio all'improvvisazione degli attori. Credo quindi che quello che piace è proprio lo sviluppo della storia, la quale ha dei twist all'interno abbastanza divertenti ed inaspettati. E Vittorio Cecchi Gori ha molto sentito questo film: era convinto di fare un film in cui il pubblico riconoscesse questo mondo di ladri. Venditti lo aveva anticipato ancora prima".

Quindi, alla faccia dei tanti critici falsamente perbenisti e benpensanti, sempre pronti a stroncarli, confondendoli fin troppe volte anche come responsabili dei meno raffinati lavori di Neri Parenti, i Vanzina tornano a raccontarci un' attualità che esiste, della quale spesso fanno purtroppo parte anche personaggi sconci e sboccati, che automaticamente finiscono per risultare ridicoli e, quindi, funzionali alla comicità, e lo fanno con garbo, senza mai eccedere, alludendo, ma non nominando, perché, come Enrico ha precisato: "Avremmo potuto anche mettere dei nomi, ma il tema è talmente preciso che la gente lo capisce al volo. Quello che è molto difficile nel cinema italiano di oggi, è far capire bene l'identità del film che hai fatto. La miglior promozione c'è quando con un titolo si riesce a far capire il tema del film. Nel caso di questo film non credo ci sia da spiegare niente, la gente capisce benissimo l'argomento già dal titolo. Non è un trattato di sociologia, è un film comico, quindi qualche nome si può anche fare, ma il gusto del film è altrove e crediamo che questo sia il limite giusto per rimanere nella realtà e datarlo 2004. Inoltre, volendo fare una leggerissima polemica, se c'è un regista che ha un piccolo touch, sicuramente lo ha mio fratello. Carlo ha un touch da regista sul ritmo, ha proprio una nozione innata sull'entertainment, poi, facendo sempre più film, credo che lo stia facendo sempre meglio".
E noi appoggiamo pienamente questo pensiero.