Il nostro Fantozzi Rag. Ugo non se lo sarebbe mai sognato di ammazzare il megadirettore galattico. Da bravo travet, destinato ad una vita di sicuri insuccessi lavorativi, costretto solo a sognare la pianta di ficus e il naif jugoslavo appeso nel suo ufficio, il povero impiegato, da bravo italiano medio, sommessamente e umilmente si limitava ad accettare i soprusi dei vari Ducaconte e Grand. Ing., fare del suo peggio per tirare avanti e sperare di non essere schiacciato dal potente di turno. Oltreoceano non funziona esattamente così e se un capo si comporta in maniera indegna con i suoi "sottomessi", la ribellione è ammessa, eccome. L'aspirante manager Nick, l'igienista dentale Dale e il contabile Kurt hanno a che fare con tre tipici emblemi della malvagità lavorativa: un presidente psicopatico (nonché marito geloso), una dentista maniaca del sesso e un superiore depravato e cocainomane. Per ognuno di questi sfortunati lavoratori arriva il fatidico momento della goccia che fa traboccare il vaso.
Nick soffre per una mancata e sacrosanta promozione, Dale mal sopporta l'ennesima avance erotica tra un'otturazione e l'altra, e soprattutto non vuol rovinare il rapporto con l'amata fidanzata, mentre Kurt deve fare i conti ogni santo giorno con l'instabilità mentale di un boss che aspetta il momento giusto per licenziarlo. La soluzione arriva istantanea ad illuminare gli animi dei nostri eroi: basta uccidere i tiranni. E non per manifesta cattiveria, ma semplicemente per accelerare un processo naturale. Si rivolgono così all'esperto Fottimadre Jones (il divertito Jamie Foxx) che darà loro le chiavi per ottenere il successo sicuro, una serie di consigli davvero preziosi. Purtroppo anche il migliore dei piani è destinato al fallimento in mancanza di una fredda mentalità omicida.
Quei buffi ragazzi
Ad un passo dal default, con un una storia recente che ha mostrato più volte il lato crudele dell'economia, non poteva non arrivare dagli Stati Uniti l'ennesima variazione sul tema del lavoro che nella seconda fatica cinematografica di Seth Gordon, Come ammazzare il capo... e vivere felici!, acquista un piacevolissimo tono grottesco, unito ad un'esilarante comicità scorretta. Sfruttando lo schema consolidato del buddy movie modello Una notte da leoni, Gordon imbastisce una godibile commedia su un tris di imbranatissimi protagonisti, ottimamente intepretati da Jason Bateman, Jason Sudeikis e Charlie Day, che cercano di imboccare la via del crimine, finendo per fare i conti con la loro irriducibile bontà (o fesseria, a seconda dei punti di vista). Una delle armi vincenti del film è proprio la loro caratterizzazione, tutta giocata sull'aperto contrasto tra il candore e l'innocenza di questi tre uomini in crisi e la violenza del piano che cercano di mettere a punto. Insomma, per essere "cattivi" bisogna esserci portati e loro non lo sono. Anzi, non perdono la loro indole bonaria neanche a contatto con la situazione più truce o davanti all'ipotesi di uccidere i rispettivi boss; un messaggio ottimista che annacqua solo un po' il potenziale sulfureo del film, senza tuttavia approdare ad un buonismo fuori luogo.
Jennifer's body
Altro grande merito della pellicola è quello di aver sdoganato Jennifer Aniston dall'immagine di fidanzata d'America, ritagliandole un ruolo da virago sexy che davvero le calza a pennello, a dimostrazione di quanto sia importante, per la buona riuscita di una storia, rompere gli stereotipi e puntare su elementi inaspettati.
La novità non è che la Aniston sia una donna avvenente, ma che non abbia avuto timore ad improvvisare una scena di sesso alla finestra, accompagnata solo da un ghiacciolo, una banana ed un hot dog (in ordine di apparizione), sequenza che interpreta con classe e ironia non comune.
Di Kevin Spacey e Colin Farrell, rispettivamente il manager psicopatico Harken e il cocainomane Pellitt, c'è poco da dire: nella realtà sarebbero dei magnifici capi malvagi e su questo ci avremmo scommesso anche prima di vedere il film.
Conclusioni
Se un difetto c'è è quello di aver scelto ad un certo punto la via più facile per sviluppare la storia, quella della commedia virile tout court, con tutto l'armamentario di inseguimenti rocamboleschi, scambi di persona e qualche scurrilità di troppo, quando all'inizio si erano intravisti degli spiragli di novità, dei meccanismi narrativi più sofisticati, ad esempio con l'inatteso innesto del thriller nel confronto Spacey-Farrell; ma è una decisione tutto sommato comprensibile e in linea con un film che punta più sulle situazioni paradossali (tante e obiettivamente divertenti) che non sulla novità del plot, peraltro ben sviluppato da Michael Markowitz, John Francis Daley e Jonathan Goldstein. Consigliato soprattutto ai capi, quindi, per imparare le regole del buon vivere e non essere uccisi dai loro impiegati. E vivere felici.
Movieplayer.it
3.0/5