Scrivere la recensione di Pixar - Dietro le quinte, nuova serie disponibile su Disney+, comporta un inevitabile ritorno mentale al 2009, quando all'edizione home video di Wall-E fu allegato un lungo, esaustivo documentario sulla storia fino a quel punto dell'azienda situata ad Emeryville. Un documentario che alcuni potranno trovare difficile rivedere oggi, data la presenza di John Lasseter (estromesso da Disney e Pixar nel 2018 in seguito ad accuse di comportamenti scorretti sul posto di lavoro), ma che rimane un'analisi valida dell'evoluzione dell'animazione digitale tramite le testimonianze di coloro che hanno avuto un ruolo fondamentale nel portarla sullo schermo. Se diciamo tutto questo è perché i più, leggendo il titolo della nuova serie realizzata per la piattaforma Disney, si aspetteranno - e a ragione - qualcosa di altrettanto approfondito (in originale è Inside Pixar). Così non è: restando in zona home video, questo è l'equivalente di una breve featurette presente tra gli extra. Nella fattispecie, cinque featurette di una decina di minuti a testa, riunite sotto l'ombrello tematico dell'ispirazione (altri episodi avranno fili conduttori diversi). Ideale per i completisti, forse un po' meno per chi vorrebbe un vero sguardo dietro le quinte della Pixar.
Cinque interviste
Questo primo blocco di corti di Pixar - Dietro le quinte, avente come tema l'ispirazione, si concentra su cinque individui: Kemp Powers, co-regista di Soul (che arriverà su Disney+ il 25 dicembre); Deanna Marsigliese (Character Designer); Steven Hunter (animatore); Jessica Heidt (Script Supervisor); e Dan Scanlon (regista, tra le altre cose, di Onward - Oltre la magia). La formula è più o meno la stessa per tutti: un'intervista, realizzata a casa del diretto interessato, con occasionali sprazzi di altri luoghi che contribuiscono all'ispirazione (paradossalmente, ciò che vediamo meno è la Pixar stessa), e con l'eccezione della chiacchierata con Powers, incentrata sul singolo film - perché lui è all'esordio all'interno dello studio - e molto simile a un bonus da DVD/Blu-ray, si parla dell'attività professionale in generale. Però appunto, nonostante il titolo della serie, la storica sede del gigante dell'animazione non appare quasi mai, anche se le sue sporadiche comparsate offrono qualche chicca, nello specifico alcuni schizzi preparatori di Luca, prossimo lungometraggio dello studio. Inoltre, forse per il limite imposto del tema comune, le discussioni, per quanto non prive di spunti intriganti, non sono particolarmente profonde e toccano solo in parte l'appeal del lavorare per la Pixar.
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In tal senso, l'altro paragone da fare è con un documentario in apparenza simile, anch'esso disponibile su Disney+: Un giorno in Disney. Un film di un'ora, seguito da 52 cortometraggi incentrati su persone specifiche (l'ultimo arriverà il 27 novembre), con il fil rouge della giornata lavorativa all'interno delle varie divisioni della Disney (animazione, parchi a tema, canali televisivi, eccetera). Al netto della brevità (i corti durano circa la metà dei corrispettivi Pixar), è un vero ritratto a 360 gradi dell'azienda, laddove questa nuova incarnazione dà l'impressione di essere lo spin-off di un progetto più lungo che non abbiamo mai visto. Rimane da vedere cosa sarà mostrato nei prossimi episodi, anche a livello di intervistati (sarebbe interessante, per esempio, il punto di vista di Andrew Stanton e Pete Docter, gli unici volti storici ancora coinvolti del cosiddetto Senior Creative Team). Al momento questa collezione di incontri è soprattutto una chicca per i fan duri e puri, che devono vedere tutto ciò che è targato Pixar, bonus compresi. Chi invece fosse semplicemente curioso di sapere qualcosa di più sull'azienda che ci ha dato Toy Story, Alla ricerca di Nemo e Gli incredibili farebbe meglio a cercare altrove, a cominciare dal documentario che uscì allegato a WALL·E.
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Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Pixar- Dietro le quinte con un po' di disappunto, perché al netto del carisma dei vari intervistati la serie non offre lo sguardo approfondito che il titolo sembrava promettere.
Perché ci piace
- La scelta degli intervistati è interessante.
- Alcuni spunti e sguardi dietro le quinte sono preziosissimi.
Cosa non va
- La Pixar stessa è poco presente.
- Il format breve e l'uniformità tematica limitano il contenuto dei cinque episodi.