Ci sono film che sembrano stati girati proprio per essere mostrati a certi festival, titoli che portano con sé una combinazione di stile e idee che si fondono perfettamente con la ragione per cui certe rassegne sono nate. Lo dimostreremo in questa recensione di Pink Wall, opera prima dell'attore di Weekend e Downton Abbey Tom Cullen, arrivato in concorso al 37esimo Torino Film Festival quasi direttamente dal festival di musica e cinema più famoso d'America, il SXSW, South by Southwest ad Austin in Texas.
Ricostruire e ripercorrere le tappe di una storia d'amore è cosa all'apparenza tanto semplice quanto quasi impossibile da fare in modo originale ed empatico, ma Cullen trova il flusso di coscienza perfetto, un percorso fatto di ricordi, elucubrazioni e dialoghi che fanno si che la coppia formata da Jenna e Leon, Tatiana Maslany (la compagna di Jake Gyllenhall in Stronger) e Jay Duplass (principe dell'industria cinematografica e televisiva indipendente americana insieme al fratello Mark), conservi anche una parte di noi, di chiunque abbia vissuto una storia d'amore in cui ha creduto molto, riversandoci speranze e immagini di futuro.
La prima notte
Sei anni insieme fatti di mille piccole cose, abitudini apprese, discussioni, fissazioni e rituali. Sarebbe da chiedersi cosa può tenere insieme, narrativamente, tutto questo, come si può effettivamente "personalizzare" due personaggi e il loro vivere insieme. A tenere le fila della storia di Jenna e Leon in Pink Wall, la loro prima notte insieme, il loro primo incontro, una notte passata a raccontarsi, scoprirsi intellettualmente e fisicamente, dove ognuno di noi, anche senza rendersi conto, gioca quasi un po' a carte scoperte, convinto di non star donando ancora niente all'altra persona. Jenna e Leon si conoscono in un locale, lui DJ dall'audace camicia, lei con le amiche a ballare senza freni. Uno sguardo, il ritmo giusto per incominciare a studiarsi e poi a casa di lui, fotografo, lei, producer, parlano, parlano, parlano, si scoprono, confessano, ridono. Nel raccontare i momenti topici dei sei anni della coppia Jenna e Leon, Tom Cullen torna spesso a quella notte ed ogni volta che lo fa, Jenna e Leon si trasformano in persone e la nostalgia fa capolino.
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I dettagli e un muro rosa
Non è solo un taglio di capelli differente a farci capire che siamo saltati temporalmente ad un nuovo anno di quei sei tra Jenna e Leon, ancor prima di un cartello che dopo qualche minuto ce lo annuncia ufficialmente. Ci sono i piccoli grandi dettagli: l'abbigliamento, i tempi morti, il lavoro frenetico, la frequenza degli sguardi di intesa o disapprovazione, il dare per scontato ciò che l'altro pensa o sta per dire e soprattutto la capacità di chiudere una discussione, un dialogo con una soluzione costruttiva, una crescita e un passo avanti per una coppia. Tom Cullen che si era esercitato a scoprirsi e raccontarsi recitando in un film intimo, speciale e sorprendente come Weekend, non lascia niente al caso e costruisce una sceneggiatura e una scenografia totalmente in sintonia con un'idea di cinema che vuole parlarti di realtà aggiungendoci la malinconia dei ricordi, qualche rimpianto e un muro rosa (il Pink Wall del titolo), all'apparenza un particolare irrilevante ma che si rivela essere il manifesto di un punto di rottura.
Sesso, figli, ciclo, tradimenti e ambizioni
C'è odore di Noah Baumbach e Richard Linklater nel modo in cui Tom Cullen sceglie di rappresentare le sei scene topiche della coppia Jenna - Leon. Storia di un matrimonio viene subito alla mente ed anche Frances Ha o Mistress America mentre guardiamo Jenna interagire con le sue amiche.
L'anima di Linklater sta invece nelle sfumature alla Jesse e Celine (trilogia Prima dell'Alba, Tramonto, Mezzanotte) che compongono i dialoghi sui massimi sistemi tra Jenna e Leon: c'è la possibilità di avere figli discussa su una panchina, con tanto di racconto sul ciclo mestruale, una cena di compleanno occasione perfetta per riflettere sui tempi di evoluzione dell'amore romantico e di un menage a trois ed ancora la perdita di sintonia sessuale accolta con frustrazione, silenzio e un bicchiere di vino.
Fine di una storia?
Che ne sarà di Jenna e Leon? Tutto ci fa pensare che sei anni diventano troppi quando si riversano nell'altro troppe aspettative. Tom Cullen ci ricorda che amare troppo qualcuno a volte ci fa diventare pressanti e oppressivi, alla costante ricerca della migliore versione di quella persona che non la lascia scegliere. Tatiana Maslany e Jay Duplass si dimostrano eccellenti nel "recitare" le aspettative disattese e le disillusione. Chiudiamo Pink Wall alla luce dell'alba di una storia che sta iniziando, fermi nuovamente a quel primo incontro dove ancora tutto è possibile.
Conclusioni
A fine di questa recensione di Pink Wall, risulta chiaro che Tom Cullen ha raccolto a pieni volti l’eredità della commedia sentimentale indipendente americana e scegliendo gli attori giusti a dare le giuste sfumature al racconto di una storia d’amore, ha realizzato un film godibile, malinconico e riflessivo al punto giusto. Ogni storia d’amore ha in sé un po’ di Pink Wall e lo spettatore se ne accorgerà con una nostalgia inaspettata.
Perché ci piace
- La storia d’amore è raccontata in modo originale e non lineare, con la scelta dei momenti giusti a scandire il rapporto tra i due.
- I protagonisti, Jay Duplass e Tatiana Maslany donano personalità ai loro personaggi e aggiungono sfumature ad una sceneggiatura ricca.
- I dettagli sono curatissimi e rendono il film romantico e nostalgico quanto basta.
Cosa non va
- La storia d’amore non possiede niente di originale al suo interno quindi potrebbe, per alcuni, avere il sapore di già visto
- Non piacerà a chi non ama i film molto parlati, discussi, riflessivi e a chi odia Noah Baumbach o Richard Linklater.