Recensione Impy Superstar - Missione Luna Park (2008)

Il sequel di Impy e il mistero dell'isola magica conferma che anche i cartoni vogliono almeno "quindici minuti di popolarità". Una fiaba ecologica e pedagogica si rimette così al passo coi tempi e strizza l'occhio al più malizioso tra i più piccoli.

Piccoli dinosauri crescono. E i loro spettatori pure.

"Ognuno avrà diritto a quindici minuti di popolarità in futuro": la citazione non è del massmediologo McLuhan ma dell'artista Andy Warhol. Erano gli anni '60 e lui, il genio della Pop art, disponeva della celebrità rielaborando un nuovo concetto, più popolare appunto, delle superstar.
Il fenomeno popolarità ha subìto un'enorme svolta nell'epoca dei reality tv e dei social network in cui ognuno può acquisire la fama tanto desiderata. Perfino i nostri cartoons non ne sono rimasti indenni: così dalle interviste televisive de Gli incredibili al più recente Bolt - un eroe a quattro zampe le nuove aspirazioni di divismo hanno spopolato anche nel mondo dell'animazione.
Non fa eccezione Impy superstar - Missione Luna Park, sequel di Impy e il mistero dell'isola magica, che conferma la tendenza: anche i cartoni vogliono quegli ambiti minuti di popolarità. In questo modo una fiaba ecologica e pedagogica si rimette al passo coi tempi e strizza l'occhio al più malizioso tra i più piccoli. Se il primo episodio del film d'animazione tridimensionale tedesco non aveva riscontrato molte critiche favorevoli (ma la versione cinematografica di una saga letteraria di quarant'anni prima non poteva non andare incontro alle difficoltà di adattamento dalle pagine dell'amato Max Kruse alla computer grafica), adesso che l'allegro e vezzosissimo cucciolo di dinosauro e la sua famiglia allargata sull'isola edenica di HulaHula si trovano faccia a faccia con grossi guai mediatici, non sarà difficile apprezzarne le velleità artistiche e tematiche ben più appassionanti e appassionate dell'atto primo.

Avevamo lasciato il piccolo Impy alle prese con il fucile da caccia grossa di un re malvagio e potente, lo ritroviamo adesso sulla sua isola felice, nel giorno del suo compleanno e dei festeggiamenti con gli amici animaletti, il pinguino Ping che ha problemi di pronuncia, la povera lucertolina Monty che si ritrova sempre investita da qualche incidentale macigno, il leone marino Solomon dall'espressione saggia quanto malinconica, il pellicano Paki pronto a ogni nuova avventura aerea. Ma le celebrazioni vengono interrotte sul più bello quando la torta di compleanno preparata con tanto amore dalla maialina Piggy sembra volatilizzarsi. Non ci vorrà poco a seguire le tracce della panna montata sulla sabbia, come nella più classica Hansel e Gretel, per arrivare al colpevole: la tenerissima Baboo, il cucciolo di panda che Piggy e il professor Siebenstein hanno regalato al festeggiato. La convivenza tra Impy e Baboo sembra andare nel peggiore dei modi: il dinosauro si sente messo in secondo piano da Piggy e la "palla pelosa parlante" non gli sta decisamente a genio. Così, quando arriva sull'isola l'impresario Barnaby, il goffissimo proprietario di un lunapark in camicia hawaiiana e accompagnato da Otto, bulldog impacciato ed esuberante, per Impy sembra ci sia una soluzione a portata di mano. Barnaby gli propone infatti di diventare la star assoluta del suo lunapark, promettendogli fama e ricchezza, ma Impy non sa che lo strano americano col cappello e gli stivali da cowboy ha bisogno di lui per sostituire il dinosauro meccanico e, soprattutto, per spillare altri soldi ai suoi finanziatori. Un gruppo di bizzarri sceicchi (e qui spicca per totale estraneità la voce sarda del campione di Sanremo 2009 Marco Carta) infatti non è rimasto impressionato dalle attrazioni del suo parco, né dalle montagne russe più intrecciate del mondo né dal fantasma scozzese Eddy che spaventa, si fa per dire, gli ospiti del castello dei fantasmi e gli ha dato solo altri sette giorni per rimpiazzare il robot dinosauro con uno vero, in carne e ossa. Impy decide di partire con Barnaby, ma quando arriva nel sognato mondo dei balocchi capisce che le catene saranno il prezzo del suo successo. Per fortuna l'odiata Baboo s'era nascosta ed è pronta ad aiutarlo: l'unione fa la forza, specie nel mondo degli animali. Intanto sull'isola tra le mille peripezie da circo di Piggy e il viaggio degli amici strampalati, che s'imbattono nella balena di Pinocchio, si sta facendo di tutto per sconfiggere i nemici e perché si realizzi quella nuvola di sogno che qualcuno si starà chiedendo dall'inizio del film cosa significhi.

Gli autori Reinhard Kloss (coregista insieme a Holger Tappe), Oliver Huzly e Sven Severinriescono stavolta ad ammiccare e allargare il vecchio pubblico infarcendo le allegre disavventure dei protagonisti del film con una serie di colte, ma anche cult, citazioni: dalla bellezza non perfettamente canonica di Impy che ci ricorda l'orco verde bile Shrek agli occhi a mandorla di Miss Lee così somigliante all'attrice Lucy Liu, dall'incredibile somiglianza tra Otto e Spike, il mastino di Tom e Jerry, fino al fantasma con il kilt e la cornamusa Eddy che ci rimanda a Harry Potter. Se ai bambini, il pubblico prediletto di questo film, qualcuno di questi giochini autoreferenziali del cinema potrà sfuggire, ma forse non ci si poteva più esimersi neanche nel cinema europeo per bambini dal seguire il tormentone delle contaminazioni (vedi l'ultima prova con Lissy - Principessa alla riscossa e l'italospagnolo Donkey Xote), i più grandi potranno invece divertirsi a scovarli e riconoscerli. Viceversa se agli adulti sembrerà trita e ritrita la morale della favola alla "tutti insieme appassionatamente", i più piccoli potranno, tra i tanti e divertenti momenti d'azione e i siparietti infantili dei personaggi simpatici, spensierati e vivaci, tra i colori glitterati del luna park e quelli più tenui della natura incontaminata, ritrovare un racconto sull'amicizia e sull'uguaglianza nella disomogeneità, sul valore discutibile della popolarità nell'epoca attuale, sul dominio del bene sul male nella giusta happy end e, in questo non povero bagaglio tematico, perfino uno spazio per ricordarsi che i recinti, al contrario di quanto avviene nella saga di Madagascar, agli animali vanno stretti.