Da grandi appassionati di dinosauri ed estimatori del lavoro fatto con le prime stagione de Il pianeta preistorico, siamo stati subito entusiasti all'annuncio dei nuovi episodi, per poi provare un pizzico di delusione quando abbiamo scoperto che il racconto si sarebbe spostato a un periodo più recente della storia geologica della Terra: l'era glaciale. Niente più dinosauri, basta con gli animali iconici che colpiscono l'immaginario popolare dei più giovani (e non solo), niente più Triceratopi, Brachiosauri e la superstar T-Rex. È, però, bastato cliccare su play e guardare i primi minuti per renderci conto che saremmo stati coinvolti quanto, se non più, delle stagioni precedenti e che la fauna che ha popolato il nostro pianeta preistorico in quella che definiamo era glaciale è ugualmente interessante. D'altra parte ci sono diversi film animati che ce lo anticipavano!
Un salto in avanti all'era glaciale
La terza stagione de Il pianeta preistorico fa quindi un salto in avanti, ma conferma un punto essenziale: la storia della Terra è ricca e sempre interessante, anche in assenza di quegli animali che dalla loro scoperta colpiscono l'immaginario con i loro misteri e il loro fascino. Siamo infatti milioni di anni dopo le prime due stagioni, nel Pleistocene, in un contesto che ha costretto la vita sulla Terra ad adattarsi per poter sopravvivere in un mondo che è plasmato dal ghiaccio, ma che presenta anche altre situazioni ambientali altrettanto estreme e difficili. E come per le stagioni precedenti, è proprio da lì che prende il via il racconto de Il pianeta preistorico, che di episodio in episodio mette al centro un habitat per tratteggiare le storie degli animali che lo abitano: La grande glaciazione, Nuove terre, I deserti, Le praterie e Il disglelo, cinque ambiti per cinque entusiasmanti episodi.
Cambiano i protagonisti, non la qualità
Anche se non ci sono più i dinosauri, la megafauna del Pleistocene è ugualmente interessante e intrigante, a cominciare dagli incredibili bradipi delle nevi che rubano la scena nel primo episodio, fino al sorprendente procoptodonte, un gigantesco mammifero imparentato con il moderno ratto canguro muschiato, o lo smilodonte o lo stegodonte, un piccolo parente dell'elefante, ai celebri Mammuth lanosi Una fauna ricca, variegata, a cui appartengono versioni giganti di molti degli animali che conosciamo oggi, dall'orso al Gigantopithecus, il primate più grande mai esistito, che stupiscono per il racconto che viene costruito loro attorno.
Un racconto che viene portato avanti con una voce diversa dalle prime stagioni, ma ugualmente calda e magnetica: se cambiano i protagonisti in scena, infatti, altrettanto accade sul fronte del voice over, con David Attemborough che cede il passo a Tom Hiddleston. L'attore britannico accompagna con efficacia, senza rubare la scena alle splendide creature di cui narra le imprese. Un valore aggiunto di cui è possibile fruire soltanto guardando la serie in originale, ma teniamo a sottolineare anche il fronte musicale che completa il comparto sonoro, con le musiche di Hans Zimmer, Anže Rozman e Kara Talve della Bleeding Fingers Music che valorizzano l'azione.
L'impressionante livello tecnico de Il pianeta preistorico
Con lo spostamento temporale in avanti, un paio di aspetti hanno allo stesso tempo aiutato e complicato il lavoro tecnico de Il pianeta preistorico: era glaciale: se è vero che di questi animali abbiamo maggiori evidenze che hanno aiutato nella ricostruzione, è ugualmente vero che siamo meno disposti a perdonare licenze poetiche e imprecisioni nel loro movimento, visto che tutti siamo abituati al movimento e il look generale di animali più vicini a quelli odierni e saremmo in grado di individuare difetti con un semplice colpo d'occhio.
Se questo non accade è perché il comparto tecnico della serie è in pieno stato di grazie, superando difficoltà apparentemente insormontabile nell'interazione tra animali diversi, nella resa di elementi ambientali complessi come il ghiaccio e la neve, ma anche la pelliccia dei singoli esemplari, più difficoltosa della pelle squamata e il piumaggio che caratterizzavano i dinosauri. La visione dei cinque episodi, da questo punto di vista, è sorprendente e la sensazione, cercata e voluta, di assistere a un vero e proprio documentario naturalistico, ottenuto come se questi animali fossero ripresi dal vivo e non ricostruiti, è centrata in pieno.
Sbirciare sotto il ghiaccio
Un ultimo cenno è necessario per il segmento finale di ogni episodio, intitolato Sotto il ghiaccio e dedicato all'approfondire la componente scientifica di quanto visto per la mezz'ora abbondante che l'ha preceduto. Perché se è vero che il cuore della docu-serie è ricostruito, è pur vero che ciò è fatto seguendo le conoscenze sempre più complete e approfondite che gli scienziati hanno ottenuto e ottengono anno dopo anno. È giusto, anzi doveroso, dar spazio a questo aspetto, per avvalorare quanto ci è stato appena raccontato, ma anche per mettere a fuoco un elemento: pur ricostruito con le più moderne tecnologie, al pari degli effetti visivi di tanti film che siamo abituati a guardare regolarmente, quello che vediamo non è frutto di fantasia, ma l'aspetto vero, reale, concreto del passato del nostro pianeta e può insegnarci tanto sulla Terra e la vita che ospita. Noi stessi compresi.
Conclusioni
Se siete rimasti delusi all'idea di non avere dinosauri al centro del racconto dei nuovi episodi de Il pianeta preistorico, aspettate di guardarli e siamo sicuri che ne sarete ugualmente soddisfatti: non solo il racconto mantiene la cura e l'attenzione che ha avuto nelle prime due stagioni, ma l'era glaciale propone animali ugualmente iconici e interessanti da approfondire. E dal punto di vista tecnico si alza l'asticella, con una resa su schermo incredibilmente verosimile e ricca. Un'altra eccellenza di casa Apple che conferma quanto di buono fatto fino a ora, anche con protagonisti differenti, su schermo e come narratore, con Tom Hiddleston al posto di David Attemborough.
Perché ci piace
- Il racconto costruito attorno alla fauna dell'era glaciale, che non fa rimpiangere i dinosauri.
- Il livello tecnico, ancor più incredibile.
- Tom Hiddleston, che non fa rimpiangere David Attemborough.
- I segmenti finali di ogni episodio, che sottolineano gli aspetti più propriamente scientifici.
Cosa non va
- Va da sé che deve piacere la tipologia di documentari naturalistici in cui va a collocarli Il pianeta preistorico.