L'ultimo turno, in corsia con la regista Petra Volpe: "Un film umano che sfida un mondo senza empatia"

Il tempo, la tensione e il talento di Leonie Benesch. La nostra intervista all'autrice svizzera, che dice: "Dobbiamo lottare come artisti e come esseri umani per proteggere la nostra umanità".

Petra Volpe sul set con Leonie Benesch

Petra Volpe ci accoglie con un sorriso, collegata dalla sua casa di New York - via Meet - per la nostra intervista. Dopo aver diretto The Divine Order, eccola alla regia de L'ultimo turno, uno dei migliori film della stagione (presentato a Berlino, assurdamente fuori concorso). La storia è semplice quanto efficace: seguiamo un intero turno dell'infermiera Floria all'interno di un reparto di chirurgia in una clinica svizzera. Pressione, responsabilità, empatia e distacco emotivo, e poi l'errore che incombe, l'aria che manca, il tempo che si restringe. Ad interpretare Floria c'è Leonie Benesch che, nemmeno a dirlo, è tra le migliori attrici europee del momento.

L Ultimo Turno Leonie Benesch Momento Del Film
L'ultimo turno. Leonie Benesch in un momento del film

A proposito di tempo, Petra Volpe spiega subito quanto questo elemento vada letto in un certo modo rispetto alla sceneggiatura: "Il tempo è l'antagonista. È l'ostacolo principale per Floria, un elemento che ho riscontrato nella realtà. Ho svolto molte ricerche, parlando con infermiere in Germania, Svizzera e America. La cosa che le frustra di più è la mancanza di tempo per i loro pazienti, a causa della forte pressione", spiega la regista a Movieplayer. "Gli ospedali sono spesso a corto di personale e, quando lo segnalano, la direzione non le prende sul serio. Le infermiere sentono spesso dirsi: "Beh, in qualche modo ce la farai". E di solito ci riescono, ma a un costo molto alto per loro stesse e per i pazienti".

L'ultimo turno: intervista a Petra Volpe

L Ultimo Turno Leonie Benesch Frame
Una scena de L'ultimo turno

Non crediamo sia un caso che Leonie Benesch, dopo aver interpretato una professoressa (La sala professori) e una giornalista (September 5), sia stata scelta per un ruolo a sua volta estremamente complesso. "È stata un'esperienza incredibile lavorare con lei", racconta Petra Vole. "Leonie è un'attrice intelligente. Ha dovuto imparare le attività di un'infermiera in brevissimo tempo, e doveva sembrare che facesse questo lavoro da 15 anni. Ciò richiede un'intelligenza fisica molto elevata, quasi come quella di una ballerina. Doveva essere un'infermiera che voleva fare bene il suo lavoro. Riveliamo pochissimo sulla sua vita privata. Leonie era attratta dall'idea di interpretare un'eroina d'azione, perché si tratta di un film action. È sempre in movimento, non c'è un solo momento in cui sta ferma".

L'ultimo turno, recensione: il film di Petra Volpe è un manuale di cinema L'ultimo turno, recensione: il film di Petra Volpe è un manuale di cinema

Ne L'ultimo turno non ci sono persone buone o cattive, ma solo persone che cercano di sopravvivere. Per la regista è una questione di punti di vista. Spiega: "Quando sei il figlio di una madre ricoverata in ospedale e l'infermiera non arriva mai, è ovvio che inizi ad arrabbiarti. Penso che tutti i pazienti, anche quando sono fastidiosi, siano in qualche modo comprensibili. Ho voluto mostrare un caleidoscopio di persone in cui molti possono identificarsi, perché alla fine è il sistema che non funziona, non le persone. Certo, la violenza contro gli infermieri è un problema, ma anche le frustrazioni dei pazienti sono comprensibili. In realtà, la carenza di personale è un problema sistemico".

I toni del film

Se il film funziona, il merito è anche della location, in quanto l'ospedale è il protagonista principale. "Abbiamo deciso di mostrare un bell'ospedale svizzero. Non è fatiscente, non è malridotto", continua la regista. "Volevamo dimostrare che, anche in un bell'ambiente, se non c'è tempo per i pazienti a causa della carenza di infermieri, tutto questo non serve a nulla. È l'umanità delle persone che ci lavorano a contare. Per questo restiamo sempre con l'infermiera e non restiamo mai con il paziente più a lungo di lei. Non possiamo raccontare una lunga storia su ogni degente. Nel poco tempo che abbiamo, abbiamo cercato di rendere la storia più emozionante e toccante possibile. E devo ringraziare il mio fantastico montatore Hans-Jörg Weisberg".

L Ultimo Turno Leonie Benesch Scena
Alla ricerca dell'empatia

Lo spazio che si lega alla colonna sonora, che detta l'umore del film, alternando il climx in chiave thriller. Tuttavia, come racconta la regista, "La musica è entrata a far parte del progetto piuttosto tardi, perché per molto tempo ho visto il film quasi senza musica, con solo i suoni dell'ospedale. Poi, insieme al mio montatore, abbiamo iniziato a sperimentare. Emily Levenier-Svarouh ha creato uno spartito che è quasi come un bolero, con pochi temi. Volevamo che la musica riflettesse la sua crescente tensione e la sua ansia di non poter aiutare tutti i suoi pazienti".

Un mondo senza empatia

L Ultimo Turno Leonie Benesch Foto
L'ultimo turno. Leonie Benesch in una foto del film

A proposito, la traccia seguita dalla sceneggiatura sembra illuminare la potenza dell'empatia. Tuttavia, sembra che oggi si sia smesso di provare un tale e vitale sentimento. "Viviamo in un'epoca in cui qualcuno come Elon Musk afferma che l'empatia è il problema più grave dei nostri tempi, e credo che dobbiamo opporci a questa visione", confida Petra Volpe. "L'empatia è ciò che ci rende umani, ciò che ci permette di entrare in contatto con gli altri. Non possiamo dimenticare che nella vita di molte persone l'infermiere è la prima e l'ultima persona che ci tocca, che è con noi nei momenti di maggiore debolezza e vulnerabilità. Non voglio vivere in un mondo in cui è un robot a sorridermi. Voglio vivere in un mondo in cui una mano calda mi stringe la mano quando sono malato, vulnerabile e forse morente. Penso che dobbiamo lottare come artisti e come esseri umani per proteggere la nostra umanità. Crudeltà e freddezza estreme stanno disumanizzando le persone, e dobbiamo reagire". Che altro aggiungere? Sacrosanto.