Che emozione incontrare Peter Lord al Cartoons on the Bay 2023, ovvero colui che ha realizzato due film entrati nella storia della stop motion come Galline in fuga e Pirati! Briganti da strapazzo. Il primo soprattutto era molto avanti ai tempi (correva l'anno 2000) per gli argomenti e il modo di trattarli e tutt'oggi è la pellicola in animazione a passo uno che ha ottenuto il maggior incasso al botteghino a livello mondiale. Emozione soprattutto perché ci ha anticipato qualcosa sul sequel, Galline in fuga 2, che vedremo a dicembre in streaming, e su cosa dobbiamo aspettarci. Ma abbiamo parlato anche del passato, presente e futuro dell'animazione nella nostra intervista a Peter Lord, Premio alla Carriera, che proprio come Ian Mackinnon si è portato un pupazzo al festival.
Ritorno alla stop motion
Perché lei e altri registi continuate a tornare alla stop motion come tecnica nell'animazione?
Penso ci siano due ragioni, una pragmatica ed una estetica: dal primo punto di vista, la amiamo e riusciamo ad impiegare un sacco di gente nel farla, e quindi vogliamo continuare finché sarà possibile farla. Esteticamente, invece, ritengo personalmente possegga un'umanità e una magia al proprio interno, che la rende speciale, perché è imperfetta, e va bene così, perché rende i personaggi umani, spontanei, vivi. È importante per me che il pubblico sappia come viene realizzata, ma non nel dettaglio, perché ti permette di tenere tra le mani un giocattolo, una bambola e dargli vita nella tua immaginazione. Spero che il pubblico se ne accorga e lo percepisca.
Continuate a tornarci... ma qual è l'aspetto più soddisfacente e quello più difficile della stop motion?
Per me l'aspetto soddisfacente è proprio il processo nel farlo, perché è molto fisico. Gli animatori stanno in piedi e girano per il set muovendo continuamente i pupazzi. Devono recitare loro stessi, per sentire il movimento prima dentro se stessi. I set sono meravigliosi come i pupazzi creati e le luci organizzate, si crea un vero e proprio spirito di squadra di 6 o 10 persone. Con la CGI invece stai semplicemente seduto al pc e premi sulla tastiera in un certo senso (ride).
Quindi ciò che facciamo è divertente e molto artigianale, quasi analogico. La vera sfida sono le scene in cui è coinvolta una folla di personaggi, ti fanno diventare matto. In un live action ad esempio quando hai in primo piano le due star di Hollywood che parlano e sullo sfondo delle comparse che bevono e mangiano, devono essere lì anche se nessuno degli spettatori farà caso a loro. Nella stop motion non possiamo animare 10 personaggi che nessuno guarderà, quindi cerchiamo di evitarle. Abbiamo aggirato quest'ostacolo nel sequel di Galline in fuga, che sarà intitolato Chicken Run: Dawn of the Nuggets e vedrete a dicembre 2024, realizzando una folla sullo sfondo in CGI.
La rivoluzione di Galline in fuga e Pirati! Briganti da Strapazzo
Sia Galline in Fuga sia Pirati! Briganti da Strapazzo destrutturano e ricostruiscono i miti e le leggende legati alle galline e ai pirati, sia a livello di personaggi che giocando coi pupazzi. Come avete ottenuto questo risultato nelle due pellicole?
Per Galline in Fuga avevamo un modello ben preciso in mente, ovvero La grande fuga, un classico del genere di cui però non fanno parte molti titoli a Hollywood. All'epoca del film aveva già quasi 40 anni di vita, è stato una reference molto importante mentre realizzavamo il nostro. Per i Pirati invece c'erano determinate aspettative da parte del pubblico su come avrebbero dovuto essere i corsari, con sciabole affilate, grandi cappelli, la bandiera nera col teschio, e così via. Noi volevamo prendere quelle aspettative e ribaltarle giocando con gli spettatori, a partire dalla sceneggiatura merito di Gideon Defoe che era giovane e aveva un grande senso dell'umorismo. Come quando un bambino vuole solo essere fastidioso per scherzare. Noi volevamo raccontare il periodo storico (quello della Regina Vittoria, ndr) in modo diverso ribaltandone tutte le caratteristiche per renderlo quasi surreale, irrealistico, divertente. Dall'altro lato era un mondo molto affascinante in cui giocare per i pupazzi e i set, che adesso tra l'altro sono in mostra al PAFF di Pordenone dove potete trovare la nave dei pirati del film.
Perché ha scelto di fare un sequel dopo così tanti anni?
Sono passati più di vent'anni, non abbiamo affrettato sicuramente i tempi (ride). Ce la siamo presa comoda perché dal 2000 in poi ciclicamente ogni 2-3 anni tornavamo sull'argomento del sequel. Io, Nick Park e Karey Kirkpatrick, il co-regista e lo sceneggiatore del primo film trovammo ad un certo punto l'idea che giustificasse un seguito, che era solo l'embrione di un'idea in realtà, ma dobbiamo amarlo con la A maiuscola altrimenti non ha senso farlo. Dato che la stop motion richiede molti anni di duro lavoro e fatica. Se il pitch per il film del 2000 lo presentava come un La grande fuga con le galline, questo sequel lo introdurremmo come un Mission Impossible con le galline. Devono riuscire ad entrare dentro piuttosto che fuggire fuori: una frase che dice poco ma abbastanza da intrigare (ride).
Galline in fuga è stato anche femminista ante litteram, se pensiamo che è uscito nel 2000...
E pensare che l'abbiamo realizzato in tre uomini tra sceneggiatura e regia! (ride)
Quando abbiamo iniziato a realizzarlo con l'idea de La grande fuga, poi sono arrivati i protagonisti che erano femminili ma è successo tutto naturalmente. Esiste un test che verifica quante battute hanno le donne e gli uomini in un copione e spesso quando parlano le donne parlano degli uomini: nel nostro non si presentava questo problema, poiché le protagoniste erano quasi tutte galline! (ride)
Presente e futuro dell'animazione
Com'è ricevere il Premio alla Carriera al Cartoons?
Ero già stato al Festival anni fa ed è bello ritornarci dopo vent'anni per questo riconoscimento, che mi fa onore, soprattutto perché avviene nella terra dell'animazione italiana verso cui provo un grande affetto e ho un gran bel rapporto con molti degli animatori italiani. Abbiamo in un certo modo sviluppato un business che non c'era prima e ne sono orgoglioso.
Come si sente a proposito dell'Intelligenza Artificiale? La vede come un pericolo oppure un'opportunità?
Ci penso spesso essendo un argomento caldo per noi artisti, penso banalmente entrambi perché dipende sempre da come si usano queste innovazioni. Ci sono così tanti aspetti della nostra vita che potranno essere influenzati dall'I.A., dal Big Ben ad oggi abbiamo avuto così tante rivoluzioni che non si fermeranno certo ora, e chissà dove porteranno. Perché non far scrivere le sceneggiature, creare la storia e i personaggi all'I.A.? E negli anni secondo me migliorerà... ma l'umanità ha bisogno di mantenere il proprio status nel mondo, affermare il proprio contributo. Invece una macchina può tranquillamente realizzare una serie per ragazzi secondo me.