Nato a San Francisco, classe 1943, Peter Del Monte è uno di quei registi che raccontano storie per una propria esigenza e non per conquistare il box office. "Non lo faccio apposta, non mi danno i soldi", spiega con malcelata ironia; in una carriera puntellata da buoni successi - nel 1980 si aggiudica il Premio speciale della giuria alla Mostra internazionale d'arte cinematografica per L'altra donna e, due anni più tardi, il Premio per il miglior contributo artistico al Festival di Cannes per Invito al viaggio - arriva un film, Nessuno mi pettina bene come il vento, che affronta con delicatezza il tema dell'adolescenza. In uscita il prossimo 10 aprile con Academy Pictures, l'opera racconta la storia di Arianna, scrittrice che ha deciso di vivere isolata in una località balneare, e Gea, una ragazzina che conosce la donna accompagnando la madre giornalista. Trattata come un pacco dai genitori, separati da tempo, Gea decide di rimanere a casa di Arianna, nell'attesa di essere recuperata dal padre. Quel momento di condivisione inaspettata sarà fondamentale per la vita delle due. Gea infatti si innamorerà di un ragazzo difficile, Yuri, mentre Arianna troverà un modo per aprirsi completamente al rapporto con una ragazzina che la obbliga ad essere diversa. Interpretato da Laura Morante, Denisa Andreea Savin e Jacopo Olmo Antinori, il film è stato presentato questa mattina a Roma.
L'ispirazione (involontaria) di Alda MeriniA sette anni di distanza dall'ultimo film, Nelle tue mani, Peter Del Monte torna in ballo con una storia di ispirazione biografica, il cui titolo gli è stato suggerito indirettamente da un'amica, lettrice di Alda Merini. "Una volta mi mandarono questa frase come commento ad un fatto e con mia grande sorpresa ho scoperto che funzionava per descrivere la storia che stavo scrivendo - spiega Del Monte -, il verso della Merini sottolinea l'esposizione ad una forza primaria, un atteggiamento di abbandono nei confronti della vita". Non si abbandona alle riflessioni, il regista, ma va dritto come un caterpillar quando si tratta di spiegare i motivi che lo hanno tenuto per così tanto tempo lontano dal set. "Sono ai margini del mercato, come molti altri registi prendo soldi dalle sovvenzioni dello Stato e dico senza paura che certe commissioni sono composte da persone incompetenti, messe lì dal sottobosco politico. Ci saranno anche scrittori e intellettuali, ma non hanno la forza di resistere. Questa storia deve finire". Di nuovo con Laura
Dopo ventiquattro anni si ricompone il sodalizio con Laura Morante, conosciuta sul set di Tracce di vita amorosa. "Per una gaffeuse di professione come me - dice la Morante -, lavorare con un artista assolutamente non suscettibile come Peter è una cosa fantastica. Per la prima volta nella mia carriera non mi sono dovuta preoccupare di mettere una pezza alle cose che dicevo, una sensazione piacevole". Quanto alla collaborazione con Del Monte aggiunge, "Lo conosco grazie all'amicizia in comune con Nanni Moretti, ma Peter continua a rimanere un mistero per me, non è uno che si lascia andare". Per la brava interprete toscana, il ruolo di Arianna è stata l'occasione di cimentarsi con una figura femminile complessa e sfaccettata. "In qualche modo il fatto che lei abbia rinunciato alla maternità entra in gioco nel rapporto con Gea, che quasi le impone uno scatto d'orgoglio - dice - . Arianna si vede perdente davanti alla bambina che le suggerisce ogni volta una prospettiva a cui non aveva mai pensato per pregiudizio. Da donna intelligente qual è accetta la sfida che la piccola le lancia".
Giovani e adulti, universi paralleli
Nel film i protagonisti più giovani sembrano distanti anni luce dagli adulti, che li sanno solo guardare da lontano e giudicare per i comportamenti non proprio ineccepibili. "Io vivo in un paese di mare a Santa Marinella - spiga Del Monte - e c'è una piazzetta uguale a quella che si vede nel film, presa d'assalto da ragazzi che mi disturbano quasi sempre. Provavo nei loro confronti la stessa emotività omicida che prova Arianna, mentre mia figlia, all'epoca undicenne, li guardava affascinata. Questo spunto mi ha ispirato, ho deciso di cambiare sesso e di trasformarmi nella scrittrice Arianna, una donna che suggerisce grande bisogno di controllo sulla vita e allo stesso tempo mostra un suo disordine, una zona d'ombra che la mette a disagio. Solo Laura poteva essere l'attrice giusta per interpretare questo ruolo". "I_l bello di un film come questo_ - aggiunge la Morante - è che non ha un approccio manicheo. Ci sono tante solitudini e tanti pregiudizi che hanno portato alla solitudine come conseguenza principale. Ecco, il film è proprio un modo di esplorare come il pregiudizio porta alla solitudine, ma apre uno spiraglio; anche se solo per pochi momenti, le orbite di questi pianeti non saranno più le stesse. Succede qualcosa, anche se poi non sappiamo a cosa porterà questo cambiamento".
Noto al pubblico per la sua interpretazione in Io e Te di Bernardo Bertolucci, Jacopo Olmo Antinori ha ammesso con candore di non aver lavorato in maniera specifica per incarnare il personaggio del tenebroso Yuri, spacciatore di droga, figlio di una donna dal passato non proprio limpido, e primo amore della dolce Gea. "Quando ho letto il copione non ho cercato connessioni a figure che conoscevo - spiega -, ma avevo chiaro quello che era il profondo di Yuri, quello che non diceva, il modo in cui guardava e in cui rispondeva, anche non rispondendo, alle situazioni che gli capitavano. Quello che mi ha spinto ad accettare la parte è stato proprio il substrato di Yuri. E' stato un lavoro istintivo di pelle". Bravissima e molto naturale la debuttante assoluta, Denisa Andreea Savin, che senza mezzi termini ha spiegato quanto sia stato facile lavorare con Laura Morante e quanto invece l'abbia imbarazzata doversi 'innamorare' di un ragazzo. "Leggendo il copione mi sono accorta che Gea è molto diversa da me, ed è stato complicato, poi mi sono abituata. Recitare con Laura, poi, è stato facile e divertente. Quanto a Jacopo, lui è molto più grande di me e non mi sentivo a mio agio con un ragazzo che doveva piacermi". Il mestiere dell'attrice
A confronto con la freschezza di una partner artistica del genere, per Laura Morante la sfida è stata doppia. "Lavoro tanto per cercare di non cadere nei miei cliché, anche a costo di non piacere - dice -, se mi accorgo che mi ripeto, mi dà fastidio. I ragazzini non hanno bisogno di cercare la freschezza come fai tu, loro ce l'hanno già. E' come quando indossi una maglia che ti sembra bianca, poi vai sulla neve e ti accorgi che non sei immacolata. E allora ritrovare il bianco immacolato diventa la sfida. Il mestiere è una bella cosa, ma uccide tutta una serie di cose preziose, va usato con cautela. Un attore che non ti dà l'impressione di camminare sul filo non ti emoziona". E lei del suo 'mestiere' d'attrice si è innamorata tardi rispetto ad altre colleghe. "Non mi faceva schifo, ma ho sempre pensato che fosse transitorio - conclude -, poi a un certo punto me ne sono innamorata e mi è sembrato bello. Allo stesso modo ho scoperto per caso la regia, che mi è piaciuta via via sempre di più. Come attrice sono diventata esigente e se devo fare un brutto film mi fa patire, ma quando faccio qualcosa che mi piace mi continuo a divertire".