Pepe Mujica è un personaggio incredibile. Leggendo anche solo superficialmente la biografia dell'ex presidente della Repubblica dell'Uruguay, si comprende immediatamente quanto quest'esistenza travagliata possa essere ghiotta materia per il cinema. In questa recensione di Pepe Mujica - Una vita suprema, cercheremo di capire se Emir Kusturica sia riuscito a dare al quadro una profondità e una tridimensionalità adeguata al personaggio.
Quella di Pepe Mujica è una di quelle vite che ne contengono almeno dieci: guerriglia, ribellione, anni di prigione (più di dieci), ferite da arma da fuoco, rapine in banca e infine il grande trionfo politico. Con la sua faccia da buon nonno, Mujica è anche un personaggio che ispira immediata simpatia, e allora compito di un documentario è anche farci capire qualcosa in più su chi sia quest'uomo e come sia riuscito a uscire indenne e vincitore da questa vita così impegnativa.
Pepe Mujica, un ritratto convenzionale
L'Uruguay è un paese piccolo in mezzo a due giganti, Brasile e Argentina. Anche per questo alcune cose che sono successe in Uruguay hanno avuto una risonanza minore, perché con i suoi quasi tre milioni e mezzo di abitanti non è mai al centro del dibattito latinoamericano. Pepe Mujica è riuscito però a a raggiungere una grande fama mondiale a partire dal 2010, quando è diventato presidente dell'Uruguay.
Gran parte dell'attenzione mediatica a lui riservata è legata all'incredibile coerenza tra parola e fatti, tra il suo professarsi socialista e anticapitalista e il suo condurre una vita di conseguenza. Tra le molte cose, Mujica è anche un contadino, e dichiara di non necessitare nulla di più di quanto abbia, per questo, nel periodo di presidenza, donava il 70% del suo stipendio mensile per la costruzione di abitazioni nelle zone più povere del paese. Tutto questo è estremamente lodevole, ma, appunto, già conosciuto. Cosa aggiunge il documentario, in che modo conferisce colori e sfumature a un ritratto eseguito da molti in precedenza? In nessun modo.
Cosa non va
Il punto è che il documentario è godibile solo ed esclusivamente perché la figura di Mujica è talmente raggiante che è impossibile non rimanerne stregati. Anche perché lui stesso non va in cerca della facile glorificazione, non vuole smussare nessun angolo che rimane appuntito. Non arretra di un passo, e rivendica tutto: le rapine fatte per sovvenzionare la rivoluzione, la rivoluzione stessa, l'odio al capitalismo, alle banche e, si capisce bene, agli Stati Uniti, che come per la totalità degli altri paesi latinoamericani, anche in Uruguay hanno fornito il loro apporto per instaurare la dittatura.
Le parti peggiori sono proprio quelle in cui interviene Emir Kusturica, che non fa altro che accendersi il sigaro e sorridere alle battute di Pepe. Non c'è, da parte del regista, nessuna volontà di indagare oltre, nessun intento, per esempio, di spiegare in che modo la lotta decennale di quest'uomo abbia inciso sulla propria vita, come ne ha fatto le spese. Sappiamo cosa gli ha dato, ma cosa gli ha tolto? Un quadro superficiale di un uomo enorme, è questa la sostanza del fallimento di Kusturica, che non può certo cavarsela con le scene artefatte del presidente che dorme in mutande per dimostrare di averci fatto vedere e capire qualcosa in più su di lui.
Conclusioni
Come analizzato in questa recensione di Pepe Mujica – Una vita Suprema, quanto di buono c’è in questo breve documentario (un’ora e un quarto) lo si deve solo al fascino e al carisma che l’ex presidente dell’Uruguay naturalmente esercita. Kusturica non è stato però in grado di fare il passo oltre, di mostrarci un Mujica inedito, di raccontare le sofferenze personali dietro anni di lotta, le rinunce, le sconfitte. Il risultato è un affresco davvero troppo approssimativo per una figura come quella di Pepe Mujica.
Perché ci piace
- La figura di Pepe Mujica è radiosa.
Cosa non va
- Il poco impegno di Kusturica nel cercare di indagare a fondo.
- Il racconto del personaggio è estremamente convenzionale.