Il punto, suggerito da Pax Massilia, serie thriller targata Netflix, è che alcuni prodotti streaming hanno una vita relativamente breve. Vengono scritti, prodotti e distribuiti puntando ad una visione immediata, senza curarsi troppo della struttura, e dimenticando i cardini principali che possano permettere una coerenza narrativa fondamentale per non far(ci) perdere l'attenzione. Perché poi, di cose positive, nei sei episodi dello show creato da Kamel Guemra, ce ne sarebbero diverse. Dalla geografia circostante - Marsiglia, città unica nella sua complessità - alla regia, fino al cast: Pax Massilia, infatti, ci ha fatto conoscere il talento di Jeanne Goursaud, tostissima in un ruolo che, in qualche modo, regge l'intero show. Perché poi il problema fondamentale, che analizzeremo nella recensione, sta nella scrittura, che smania per aggiungere situazioni e personaggi, cavalcando il più possibile l'algoritmo tipico delle serie thriller.
Infatti, il giudizio non può non considerare un racconto che pare essere scritto seguendo le solite regole delle serie crime, svolte comprese. Che vuol dire? Che Pax Massilia, esagerando, finisce per svilire le cose migliori, risultando l'ennesima serie crime di matrice europea, che tasta l'umore degli spettatori - vogliosi di adrenalina - finendo però per ripetere le identiche svolte già viste e sentite in prodotti che, se messi in serie, sembrano provenire dalla stessa matrice. Una critica pretestuosa? Non proprio: anche perché Pax Massilia - e gli innumerevoli tentativi pregressi legati alle serie thriller di questo tono - sono comunque funzionali per chi cerca un livello d'intrattenimento istantaneo, guardare e dimenticare (almeno fino ad un'ipotetica seconda stagione!).
Pax Massilia, la trama: una Marsiglia criminale dove il bene si mischia con il male
Di che parla Pax Massilia? Fuorilegge, sbirri dalle maniere forti e narcotrafficanti. Protagonista Lyès Benamar (Tewfik Jallab), agente di polizia, e capo di una squadra che, come dire, non segue le regole, agendo spesso ai margini. Lyès viene dalla strada, ed è accusato di tramare legami con il boss Ali Saïdi (Samir Boitard), che conosce da quando erano bambini. Intanto, Marsiglia sembra al centro di un nuovo traffico di droga. A gestire gli illeciti, pare ci sia Franck Murillo (Nicolas Duvauchelle) latitante dato più volte per morto. A seguire il caso, insieme a Lyès, arriva Alice Vidal (Jeanne Goursaud) che ha dei conti in sospeso con Murillo. Come gli altri membri del team, anche Alice non rinuncia ai metodi poco ortodossi, sempre in bilico tra la legge e il Far West.
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L'ennesima serie crime-thriller?
Insomma, a leggere la trama l'avrete già capito: Pax Massilia porta in scena la più classica delle situazioni crime. Poliziotti al limite (superato) della legge, i cattivi che sono buoni, le alleanze e i tradimenti, e un'azione, sciorinata qua e là, che tenta di tenere alta l'adrenalina. Inseguimenti, pallottole, agenti in borghese e colpi di scena: in Pax Massilia c'è l'archetipo dello show crime, senza però avere nessun tipo di spunto, o di notevole pathos. E il cast corale, in questo caso, non aiuta: se Lyès Benamar e Alice Vidal sono il fulcro, attorno a loro si uniscono così tanti personaggi che, ad un certo punto, si perde il conto, in un'unione che aiuta poco la fluidità e il passaggio di livello, da un episodio all'altro, toccando addirittura una traccia da love story, che irrompe negli ultimi episodi.
Ecco perché Pax Massilia può essere l'esempio della più tipica narrativa standard nel genere thriller, rintracciabile un po' ovunque in streaming. Tanta apparenza, tante parole (quanti dialoghi mai del tutto approfonditi!), poca sostanza, poca energia. Ed è un peccato, del resto la serie ha una buona cura estetica, ed è suggestiva la cornice di Marsiglia. Una città con le sue leggi, le sue caratteristiche, con un carattere ben definito. Tra il mare e le alture, tra il porto e la storia, Marsiglia, focosa, vivida e spigolosa, è il palcoscenico perfetto per una storia di criminalità, di sbirri e di luce caldissima (la luce di Marsiglia, anche grazie agli altopiani rocciosi che riflettono l'azzurro del mare, è un vero spettacolo). Uno sfondo che interagisce con la storia, divenendo il punto di incontro tra lo script e gli stessi personaggi. Purtroppo, le sfumature ambigue dei protagonisti, così come l'approccio action, non hanno la giusta potenza, frenando quando si dovrebbe invece accelerare. Infine, una domanda: quanto può ancora reggere un'offerta che propone prodotti spesso uguali, che si differenziano solo se visti da un'altra prospettiva? La risposta non ce l'abbiamo, ma finché scalano le top 10...
Conclusioni
Come scritto nella recensione di Pax Massilia, la serie crime di Netflix offre pochi spunti in fatto di originalità. Da una parte la cornice di Marsiglia funziona, come funziona l'apparato crime, dall'altra però lo show perde di incisività essendo un prodotto viste davvero troppe volte. Il resto è appesantito dai verbosi dialoghi e dai tanti personaggi che si accalcano nelle puntate.
Perché ci piace
- Jeanne Goursaud, ottima attrice.
- La luce di Marsiglia.
- L'idea...
Cosa non va
- ... sviluppata poi in un crime già visto.
- Troppi personaggi che si accalcano.
- Alcune sottotrame che rendono la visione complicata.
- L'azione non è mai incisiva.