Mi piacerebbe se la gente pensasse che dietro a Newman ci sono uno spirito che prende decisioni, un cuore e un talento che non deriva dai miei occhi azzurri.
Volenti o nolenti, gli occhi di Paul Newman rimangono un tratto distintivo del mito di un attore che, nel corso della propria carriera, ha saputo sfruttare con micidiale abilità la combinazione fra un profondo talento drammatico, affinato dall'esperienza presso l'Actors Studio e dagli esordi sui palcoscenici di New York, e una bellezza fuori dal comune, al contempo virile e delicata. Il sex symbol per eccellenza degli anni Cinquanta, in grado di raccogliere l'eredità di James Dean e di rivaleggiare ad armi pari con Marlon Brando e Montgomery Clift, ma anche un interprete magnetico e occasionalmente (è bene ricordarlo) un ottimo regista di film.
Paul Newman nasce a Shaker Heights, un sobborgo di Cleveland, il 26 gennaio 1925, in una famiglia di immigrati: suo padre è figlio di genitori ebrei dell'Europa orientale, mentre sua madre è di origine slovacca. Non ha ancora vent'anni quando viene chiamato a combattere nella Seconda Guerra Mondiale; tornato dal fronte, riprende gli studi di recitazione e nel 1951 approda a New York per frequentare l'Actors Studio. La Grande Mela gli offre l'opportunità di lavorare a Broadway e di farsi notare dai produttori di Hollywood: dal palcoscenico al cinema il passo è brevissimo. Per il suo debutto nel kolossal storico Il calice d'argento Newman riceve il Golden Globe come miglior attore emergente, ma è talmente imbarazzato da quello che lui stesso definirà "il peggior film degli anni Cinquanta" da acquistare uno spazio pubblicitario su Variety per scusarsi della sua pessima performance.
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Quaggiù qualcuno lo ama: Paul Newman davanti e dietro la macchina da presa
Il battesimo sul grande schermo non sarà stato dei più felici, ma in compenso Paul Newman non tarda a 'redimersi' e a dimostrare di non possedere soltanto un volto bellissimo, ma anche di essere uno degli attori più dotati della propria generazione. Nel 1956 gli viene affidato il ruolo del pugile Rocky Graziano in uno dei maggiori successi dell'anno, Lassù qualcuno mi ama di Robert Wise; due anni più tardi torna a incantare critica e pubblico ne La lunga estate calda di Martin Ritt, che gli vale il premio come miglior attore al Festival di Cannes e soprattutto gli fa incontrare la collega e futura moglie Joanne Woodward. Con la Woodward, sposata nel 1958, Newman formerà una delle coppie più affascinanti e longeve nella storia di Hollywood: un matrimonio durato mezzo secolo (fino alla scomparsa dell'attore) e contrassegnato anche da altre importanti collaborazioni.
Nel 1968, infatti, Paul Newman decide di cimentarsi dietro la macchina da presa, ed è proprio Joanne Woodward la protagonista della sua opera prima: Rachel, Rachel, ritratto di una maestra di scuola prigioniera della sua soffocante vita di provincia e alle prese con una difficile "educazione sentimentale". Rachel, Rachel (distribuito in Italia come La prima volta di Jennifer) si rivela un successo sorprendente e vale a Newman il Golden Globe come miglior regista e la nomination all'Oscar per il miglior film. In seguito il divo dirigerà altri cinque lungometraggi, regalando alla moglie alcuni dei suoi ruoli più belli (fra cui quello ne Gli effetti dei raggi gamma sui fiori di Matilde), mentre nel 1990 lui e la Woodward torneranno a fare coppia sullo schermo in un toccante film di James Ivory, Mr. & Mrs. Bridge.
Nel frattempo nel 1986, grazie a Il colore dei soldi di Martin Scorsese, all'ennesimo tentativo Paul Newman si aggiudica finalmente l'Oscar come miglior attore (in totale collezionerà ben dieci candidature, di cui nove in qualità di interprete, oltre a un Oscar alla carriera). Attivo fra cinema e teatro fino agli ottant'anni (e in seguito presterà la propria voce a Cars - Motori ruggenti in qualità di doppiatore), il leggendario attore si spegne il 26 settembre 2008; e a un decennio di distanza, il suo lavoro davanti e dietro alla cinepresa rimane uno dei più ammirevoli body of work negli annali di Hollywood. Un lavoro che oggi vogliamo celebrare ripercorrendo, in ordine cronologico, cinque ruoli-simbolo in quelli che sono considerati i migliori film di una delle star più amate di sempre.
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1. La gatta sul tetto che scotta (1958)
Difficile trovare una coppia altrettanto esplosiva sullo schermo, di quelle in grado davvero di fare scintille: quasi impossibile, del resto, eguagliare il connubio fra dramma ed erotismo che caratterizza i 'duetti' fra Paul Newman e una splendida Elizabeth Taylor ne La gatta sul tetto che scotta. Trasposizione firmata da Richard Brooks di uno dei capolavori di Tennessee Williams, il film vede Newman nei panni di Brick Pollitt, ex promessa del football in preda ad angosciosi sensi di colpa e in rotta con la moglie Maggie, che si sforza di placare i suoi tormenti. L'adattamento azzera il sottotesto omosessuale della pièce di Williams, ma in compenso regala all'attore uno dei personaggi più struggenti del suo repertorio e gli farà guadagnare la sua prima nomination all'Oscar.
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2. Lo spaccone (1961)
Tre anni più tardi, alla sua seconda candidatura, Paul Newman sfiora la statuetta (e vince il BAFTA Award) con un altro dei grandi classici della sua filmografia: Lo spaccone, dramma scritto e diretto da Robert Rossen dal romanzo di Walter Tevis. Newman dà volto e corpo a un altro protagonista succube di inquietudini e tendenze autodistruttive: Eddie Felson, un asso del biliardo che spera di far fortuna grazie alla propria abilità al tavolo verde e, nel frattempo, trova un anditodo alla propria solitudine nella relazione con la giovane Sarah Packard (una bravissima Piper Laurie). Nella parte di Felson, Newman si produce in una delle sue migliori performance di sempre, al punto che venticinque anni dopo tornerà a calarsi nello stesso personaggio ne Il colore dei soldi, il film che gli farà vincere il suo sudatissimo Oscar.
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3. Hud il selvaggio (1963)
La desolata provincia del Texas, abilmente descritta dal romanziere Larry McMurtry (autore anche de L'ultimo spettacolo), è la cornice di Hud il selvaggio, diretto da Martin Ritt e incentrato su dinamiche familiari cariche di tensione e di conflitti: quelle fra Hud Bannon, un uomo sbandato ed arrogante, suo padre Homer (Melvyn Douglas), che non nasconde l'amara delusione nei confronti del figlio, e il nipote di Hud, l'adolescente Lonnie (Brandon De Wilde), che lo prenderà come modello di riferimento. In una serratissima gara di recitazione, a cui partecipa anche una magistrale Patricia Neal, Newman disegna un personaggio in cui si fondono carisma e sgradevolezza, guadagnandosi la sua terza nomination all'Oscar come miglior attore.
4. Butch Cassidy (1969)
Nel 1969, Paul Newman registra il maggior successo della propria carriera fino a quel momento grazie a un film destinato a diventare in pochissimo tempo un classico, e che lo vede in coppia con un giovane astro nascente quale Robert Redford: la pellicola in questione è Butch Cassidy, scanzonato western diretto da George Roy Hill e basato sulla vera storia di due banditi di fine Ottocento, Butch Cassidy (il ruolo interpretato da Newman) e Sundance Kid. Accompagnato dall'indimenticabile colonna sonora di Burt Bacharach, Butch Cassidy si rivela un autentico fenomeno di massa, diventando il massimo campione d'incassi dell'annata e uno dei film più visti di sempre negli Stati Uniti... e a distanza di quattro anni il medesimo team, ovvero Newman, Redford e il regista George Roy Hill, riuscirà addirittura a superare i risultati di Butch Cassidy realizzando un altro film celeberrimo, La stangata.
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5. Il verdetto (1982)
All'età di cinquantasette anni, Paul Newman sfodera una delle sue migliori interpretazioni in assoluto in uno dei titoli più belli della sua spettacolare filmografia: Il verdetto, dramma giudiziario diretto dal maestro Sidney Lumet e adattato da David Mamet da un romanzo di Barry Reed. E Newman, in una prova misuratissima, carica di autenticità e di pathos, è a dir poco magnifico nel ruolo di Frank Galvin, un avvocato alcolizzato che decide di riscattare una carriera sul viale del tramonto impegnandosi in una nuova battaglia legale. Affiancato da grandi comprimari quali Charlotte Rampling, Jack Warden e James Mason, l'attore americano traccia un ritratto memorabile del suo dolente protagonista, meritandosi un'altra candidatura all'Oscar.