A Netflix piace sperimentare, dando la possibilità a diversi paesi di utilizzare il suo catalogo come vetrina per generi differenti di prodotti di intrattenimento: questa volta è il turno dell'Egitto, che fa la sua entrata in scena tra le produzioni originali del colosso dello streaming con una serie in sei episodi, diretta da Amr Salama e tratta dai best seller di Ahmed Khaled Tawfik. Come vedremo nella nostra recensione di Paranormal, horror, mitologia e folklore egiziano si mescolano in una storia tutta incentrata attorno a un novello e riluttante investigatore del paranormale: gli spunti a nostro parere sono molto buoni, ma forse in certi casi si è cercato di infarcire la serie di fin troppi elementi, ottenendo un risultato a tratti un po' confuso.
Per la seconda stagione - che, visto il finale, siamo piuttosto ottimisti verrà prodotta - basterà aggiustare un po' il tiro, e trasformare i difetti di questi primi episodi nei segni distintivi di un prodotto comunque piuttosto originale. Siamo sicuri, poi, che la storia (sempre basandoci su quello che è stato il finale di questa prima stagione), prenderà una deriva ancora più horror: peccato non averlo già fatto nei sei episodi iniziali, in cui una certa dose di brividi in più avrebbe senz'altro giovato, caratterizzando la serie in maniera ancor più decisa, mentre per adesso risulta forse un po' troppo sbilanciata.
Folkrore, mitologia e cultura popolare
Refaat Ismail (Ahmed Amin) è un professore universitario ed ematologo: goffo, pessimista, si fa guidare nel quotidiano da una serie di regole e principi che si è autoimposto. Profondamente scettico - pur avendo avuto da bambino un traumatico incontro con il paranormale - Rafaat si barcamena in una vita di tutti i giorni non particolarmente soddisfacente, tra la sorella iperpresente e assillante Raeefa (Samma Ibrahim), che lo vorrebbe convolare a nozze con la docile fidanzata Huwaida (Aya Samaha), ed il resto della famiglia che è rimasta al villaggio in cui è cresciuto (e dove ha avuto i primi incontri con il mondo del soprannaturale). Con l'arrivo in Egitto di una vecchia fiamma, la scozzese Maggie (Razane Jammal), ricercatrice universitaria come lui, attorno a Refaat (che non manca di renderci noto il suo disappunto e scetticismo con una serie di monologhi mentali lungo tutto il corso della narrazione) si scatenano una serie di eventi davvero inspiegabili. Da fantasmi del passato (o forse demoni) a mummie di faraoni in cerca dell'amata scomparsa, da creature mostruose nascoste nel deserto a naiadi e succubi crudeli, la vita del nostro protagonista viene lentamente stravolta. Ma qual è il fil rouge che lega tutti questi eventi? E se ci fosse un qualche burattinaio che gioca con l'esistenza del nostro povero professore scettico?
Una delle caratteristiche che più ci attrae nelle produzioni internazionali Netflix è il grande spazio che spesso viene dato a realtà - culturali, sociali, mitologiche - così lontane dalla nostra: Paranormal ci racconta una storia profondamente egiziana, giocando con il folklore di un paese ancora così legato alle proprie credenze ed intriso di misticismo. La lotta tra sapere scientifico e credenze popolari è sempre presente in questa storia, e si riassume perfettamente nel personaggio di Refaat, che cerca di mantenersi in precario equilibrio fra i due mondi per tutto il corso della narrazione. Costruire la trama verticale della serie attorno a queste creature tipiche del folkrore egiziano (ma che sono conosciute anche a chi non proviene da quel paese), e quella orizzontale su quanto accaduto a Refaat durante l'infanzia (che si lega, a sua volta, con qualcos'altro di ancora più misterioso) è un'ottima scelta narrativa, che affascina e coinvolge lo spettatore. Anche se, come vi anticipavamo, per come i singoli episodi vengono strutturati di volta in volta si ha spesso l'impressione che siano troppo ricchi di elementi e di spunti, lasciando chi guarda a tratti un po' confuso.
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Una storia sulle spalle del protagonista
L'intero impianto narrativo è costruito sul personaggio di Refaat che, per quanto - anche grazie ai suoi, forse a volte un po' troppo presenti, monologhi mentali - sia qualcuno con cui è facile empatizzare, non sempre possiede la verve necessaria per reggere tutto il racconto sulle sue spalle. A guardarsi intorno, poi, restiamo un po' delusi dai personaggi femminili di Paranormal, che sono gli unici a cui viene dato un certo spazio rispetto al protagonista: poco approfonditi e decisamente stereotipati (la sorella impicciona, la fidanzata docile, la vecchia fiamma sfuggevole), non sono riusciti a convincerci appieno. Parlando poi di figure femminili, a stupirci particolarmente è stato il trattamento piuttosto superficiale che viene fatto delle storie di alcune figure: una donna viene brutalmente uccisa dal padre per aver subito una violenza sessuale, un'altra, dopo aver avuto una figlia fuori dal matrimonio, è costretta a separarsene e a chiuderla in uno scantinato. Forse un discorso sul ruolo della donna nel passato di un paese come l'Egitto avrebbe meritato un maggiore spazio ed approfondimento.
Un futuro più horror
Come dicevamo, con tutta probabilità a questa Paranormal verrà dato un seguito e siamo piuttosto convinti che molti di quei difetti che abbiamo trovato in questa prima stagione (che ha il sapore di un primo esperimento, in parte riuscito), verranno smussati e migliorati. Se dei sei episodi che abbiamo potuto vedere non tutti riescono a mantenere lo stesso ritmo e tensione, per il futuro speriamo che un'impronta più propriamente horror possa dare a Paranormal quella spinta in più per diventare ancor più coinvolgente. Nella seconda stagione siamo convinti che anche il personaggio di Refaat subirà un qualche tipo di cambiamento, non perdendo quelle stranezze che lo rendono così peculiare ma trasformandosi nell'investigatore del paranormale sicuro di sé e delle proprie capacità che - come ci viene fatto capire nel finale - è destinato a diventare.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Paranormal sottolineando come questo esordio egiziano tra le produzioni originali Netflix, seppur non privo di difetti, sia comunque una serie affascinante. La trama verticale che ci permette di scoprire il folklore egiziano e quella verticale orientata sul passato del protagonista Refaat rendono la narrazione molto coinvolgente. Peccato per lo scarso approfondimento dei personaggi secondari.
Perché ci piace
- Una trama interessante e ben strutturata.
- L'idea di esplorare folklore e mitologia di un paese intriso di misticismo come l'Egitto.
- Il protagonista con cui è facile empatizzare...
Cosa non va
- ...ma che spesso non ha la verve necessaria per reggere sulle sue spalle l'intero impianto narrativo.
- Lo scarso approfondimento dei personaggi secondario: le figure femminili ci son parse fin troppo stereotipate.