Brian K. Vaughan è uno dei massimi esponenti del fumetto autoriale americano. Sono sue opere di calibro come Y: The Last Man, Runaways della Marvel e Saga, tutte letture considerate dei must read per quanto riguarda il genere fantascientifico, di cui il fumettista è grande cultore e manipolatore. Sono storie in grado di toccare corde profonde sia della società che dell'intimità umana, muovendo critiche e suscitando emozione, immaginifiche e quasi sempre coadiuvate dalla mano di un grande disegnatore, dai tratti unici e differenti. Tra le paternità di Vaughan, Paper Girls è tra i fumetti dell'autore che più di altri hanno cavalcato con intelligenza, stile e raffinatezza la nostalgia anni '80, creando un mondo e una mitologia sci-fi di grande impatto, risaltate dalle splendide tavole di Cliff Chiang. Il successo dell'opera ha portato alla trasposizione per Prime Video di cui parliamo in questa recensione di Paper Girls, annunciata nel 2019 e approdata in piattaforma solo adesso, dopo due difficili anni in cui molte cose sono cambiate tranne le intenzioni del colosso di Bezos: fare di Paper Girls la risposta concorrenziale a Stranger Things di Netflix.
Giornali e viaggi nel tempo
I cosiddetti "Paper Boy" non erano nient'altro che i giovanissimi - specie pre-adolescenti - americani e di periferia che prima della scuola, la mattina, consegnavano i giornali porta a porta in sella alle loro biciclette. In alcune zone degli USA era considerato (ora è meno usato) uno dei primi lavori utili per alzare qualche soldo in età scolare, per altro uno dei pochi che a quell'età non era grande appannaggio maschile.
La storia inizia proprio con questo gruppo di ragazzine (Mac, Tiffany, Erin e KJ) che nella notte dopo Halloween, il 1° novembre 1988, si incontrano alle primissime ore dell'alba per consegnare i quotidiani, chi più esperta - come la sfrontata Mac - e chi invece novella paper girl come Erin. In quello che in America è chiamato "Hell Day", però, le ragazze vengono trascinante loro malgrado in un evento molto più grande di loro, finendo per divenire delle involontarie viaggiatrici del tempo al centro di una guerra "invisibile" tra fazioni rivali. Un incipit invitante e coinvolgente che sa gettare le basi per un romanzo di formazione di genere ricco di colpi di scena e momenti di ricercata intimità, dove il focus mai si sposta dalle relazioni, dalla crescita e dalle azioni delle quattro protagoniste.
Un po' ritorno al futuro, un po' Super 8, Paper Girls - sulla carta - nasce dall'esigenza di Vaughan di creare qualcosa che fosse "ancorato a terra ma con i suoi elementi spettacolari", raccontando una storia che partisse dai sobborghi di Cleveland (città natale dell'autore) e che arrivasse poi a un futuro ugualmente stupefacente e terrificante, diverso in questo senso dall'opera di Zemeckis et similia e in qualche modo urgente e personale, tanto che lo sceneggiatore pensava inizialmente "non potesse piacere a nessuno". Il successo è stato invece molto grande - sia critico che di pubblico - e l'adattamento streaming quasi immediato, soprattutto perché, come dicevamo, opera considerata in qualche vicina a Stranger Things e possibile rivale di peso e carattere della produzione Netflix, pure con i dovuti ed essenziali gradi di separazione. E la verità è che, nonostante un paio di perplessità, Paper Girls riesce in un'operazione di trasposizione complessa e per nulla scontata, compiendo in modo del tutto personale e differente lo stesso, piccolo miracolo già compiuto da produzione come Preacher o The Boys, sicuramente distante dalla disastrosa esperienza televisiva di Y: The Last Man.
Si esce vivi dagli anni 80? Da Stranger Things a Cobra Kai, perché gli Eighties sono così in voga
Una serie ancora grezza ma sofisticata
Inizialmente curata dalla lanciatissima Stephany Folsom, sceneggiatrice di Toy Story 4, Thor: Ragnarok e della prossima Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere sempre per Amazon, la serie è creata per il piccolo schermo da Christopher C. Rogers, showrunner del progetto. La firma della Folsom resta marcata, avendoci lavorato per due anni prima di passare al Signore degli Anelli, ed è soprattutto evidente nei dialoghi tra le protagoniste e nella forma narrativa veloce ed equilibrata, che mai rinuncia a essenziali momenti d'approfondimento personale per lasciare spazio al divertimento senza impegno. Si notano però le venature ancora grezze di un prodotto in cui Amazon avrebbe dovuto e potuto credere di più in termini economici, specie guardando alle strabilianti tavole originali di Chiang e a una palette cromatica che, per quanto tradotta su schermo nei limiti delle relative possibilità, è molto distante e molto meno avvincente e sofisticata e grandiosa di quella su carta.
Di fondo, la maggiore criticità della serie è questa: l'incapacità di strabiliare come il fumetto, di intrappolare lo spettatore in una rete d'immagini straordinaria come quella della controparte cartacea. Il plauso va però all'irriducibile volontà creativa, che di volta in volta è riuscita a tradurre con ingegno e dedizione anche gli elementi visivi e contenutistici più inaspettati, alcuni davvero inimmaginabili ed esaltanti per chi ignora il corso dell'opera originale, di cui Paper Girls è trasposizione diretta ma non page-to-page, soprattutto fedele nell'anima e alle dinamiche del racconto e - forse più di tutto - relazionali. La serie, come spiegavamo, è infatti sofisticato coming of age di genere dedicato alla crescita e all'accettazione di sé delle quattro ragazze protagoniste, ognuna caratterizzata per essere ingranaggio imprescindibile della storia.
Mac è in qualche modo la leader, la più estroversa e carismatica, Erin la "novità", Tiffany la mente del gruppo e KJ è invece il braccio. Si intrecciano e aiutano e sabotano a vicenda come solo i pre-adolescenti sanno fare, dimostrandosi però spesso più reattive e intelligenti degli adulti, persino di "loro stesse", addirittura più degli Anziani. Brave tutte le giovani attrici, e in parte per lo più sconosciute o con pochi progetti di peso alle spalle. Molto buono il cast di contorno, fatto di grandi caratteristi e - almeno in un caso - di un nome inaspettato e molto amato soprattutto dal pubblico americano.
Rispetto a Stranger Things, Paper Girls parte da un piccolo ma nutrito bacino di appassionanti, pur essendo anche l'opera di Vaughan profondamente derivativa e auto-citazionista e dunque appetibile per molti palati differenti, dal casul viewers al fan più sfegatato. È un prodotto ben realizzato e meritevole, appassionante e ricco d'inventiva, in grado di tenere sempre alta l'attenzione del pubblico anche nei momenti di massima bonaccia, con la promessa di qualcosa di nuovo e da vedere. Potrebbe diventare con le giuste tempistiche una delle hit di Prime Video, sicuramente uno dei progetti più recenti via streaming che soprattutto al cuore può essere identificato come un appagante rivale dello show targato Netflix, anche se completamente differente per forma, struttura, stile e contenuto. Ma sarà il tempo ad avere l'ultima parola. Come sempre.
Conclusioni
In conclusione della nostra recensione di Paper Girls, la nuova serie Amazon Prime Video si dimostra un progetto piacevole e di buona realizzazione, seppure il valore produttivo sia meno ambizioso di quanto previsto. L'opera di Brian K. Vaughan trova nelle mani di Cristopher C. Rogers e nella curatela (poi abbandonata) della Folsom una trasposizione fedele e vincente, per una romanzo seriale di formazione che attraverso il genere parla al cuore di intere generazioni di pre-adolescenti che furono, sono e che saranno, riuscendo quando vuole anche a sorprende sul piano delle assurdità tanto visive quanto contenutistiche. La strada è ancora tanta, si può e si deve sempre migliore ed è solo il responso del pubblico che deciderà il destino di Paper Girls, ma la sensazione è quella di trovarci davanti alla nuova e possibile hit di Prime Video dopo The Boys.
Perché ci piace
- La scelta delle protagoniste, la loro alchimia su schermo, la fedeltà alla controparte fumettistica.
- I tanti elementi trasposti di peso dall'opera originale, anche i più impensabili.
- Alcune pregevoli scelte tecniche.
Cosa non va
- Il valore produttivo che può incontrare meglio le ambizioni del progetto.
- Gli effetti speciali non sempre all'altezza.