Paolo Bonolis: “Avanti un altro? La prossima edizione sarà totalmente rinnovata!"

La buona conduzione, le maratone di serie tv, i programmi degli altri e le idee per i propri. Il nostro incontro con Paolo Bonolis all'ultimo BCT - Festival Nazionale del Cinema e della Televisione di Benevento.

Una foto di Paolo Bonolis in studio di Avanti un altro

Sicuramente è un veterano della conduzione che continua a non fermarsi. Stiamo parlando di Paolo Bonolis, che abbiamo incontrato allo scorso BCT - Festival Nazionale del Cinema e della Televisione a Benevento per parlare di programmi televisivi. Il segreto per una buona e cattiva conduzione? "Ovviamente è una visione oggettiva e personale. Credo che bisogna essere il più possibile coerenti con se stessi. Se si interpreta il ruolo del conduttore si sta adottando un atteggiamento attoriale che a me tendenzialmente non piace, se invece si è se stessi si potrà scoprire se si ha il vero talento per essere dei validi conduttori".

La nuova stagione tv di Paolo Bonolis

Cosa vedremo in autunno? Sicuramente le nuove puntate di Avanti un altro! su Canale5. Edizione numero 14, un grande risultato, che non dorme sugli allori ma si rinnova: "Laddove si profilasse di qualcosa di diverso, potrebbe accadere che io faccia qualcos'altro, ma sinceramente non credo per il momento. Sarà però un programma completamente 'nuovo', questo posso dirlo, siamo ancora in fase di realizzazione, è una trasmissione in cui ho allevato i miei fantasmi e i miei irrisolti quindi ci saranno varie novità. È una perturbazione televisiva più che un programma (ride). Potrebbe essere perturbante l'aggettivo per descriverla ma dipende dall'animo con cui ci si pone innanzi a queste parole (ride)".

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Il suo compagno di viaggio in tv da tempo immemore, Luca Laurenti

Scherza continuamente Paolo Bonolis, come fa coi suoi ospiti e concorrenti, mettendo anche noi giornalisti alla prova e alla berlina in modo giocoso. Ci ricorda che anche il lavoro dietro le quinte di un programma televisivo è altrettanto importante, altrimenti questo non potrebbe esistere: "Ogni singolo tassello è di sostegno a tutti gli altri. Io sono quello che ci mette la faccia, ma poi c'è chi inquadra quella faccia, chi la aiuta ad essere serena nel proporsi, chi le offre delle idee, chi le fa da spalla, da contorno, da spettacolo e così via".

Poi continua parlando del ruolo di autore televisivo: "Quello dell'ideazione del prodotto per me è il momento più bello, personalmente ho sempre fatto l'autore più che il conduttore, quest'ultimo è stata una sorta di conseguenza professionale. L'80% delle trasmissioni che ho fatto me le sono scritte in prima persona. Questo è quello che preferisco fare: immaginare qualcosa che ancora non c'è. Quando mi capita di fare delle lezioni di scrittura televisiva all'università, dico sempre ai ragazzi di non dare retta a chi dice di cercare di immaginare ciò che il pubblico vuole vedere, ma piuttosto cercare di capire cosa si ha da raccontare, perché tutti siamo unici e irripetibili, quel racconto non può averlo fatto mai prima nessun altro e quindi è affascinante.".

Paolo Bonolis: da conduttore a spettatore

Paolo Bonolis durante un intervento a Servizio Pubblico
Paolo Bonolis durante un intervento a Servizio Pubblico

È sempre interessante vedere una persona che fa così tanta tv da così tanti anni che rapporto può avere con la visione e con lo streaming: "Sulle piattaforme vedo ogni tanto delle serie tv, nelle notti solitarie, oppure un film. Non guardo molta televisione ma tendo a sintonizzarmi quando inizia un programma nuovo, poi magari se mi piace continuo a seguirlo, ma ne faccio talmente tanta tutti i santi giorni che mi piace spostarmi in linea tangente ma seguendo altre storie e vicende, altri tipi di narrazione. Sicuramente quando uscirà Cent'anni di solitudine su Netflix, mi barricherò in casa (ride). Sto aspettando con ansia l'ultima stagione di Yellowstone e infatti ho tentato di convincere la signora che ha ospitato Kevin Costner in Calabria a rapirlo per fargli confessare come va a finire la serie (ride). Ho visto Baby Reindeer che ti fa arrabbiare perché vorresti che quella situazione si risolvesse prima per l'uno o per l'altro dei protagonisti, due problematici che si sono meravigliosamente incontrati come nitroglicerina. A pensare che il creatore e protagonista ha anche vissuto quella storia, tanto di cappello a ciò che ha scritto".

Arriva la stoccata sui talent show canori: "Poi ultimamente in televisione stanno sempre a cantare e questo un po' mi inquieta (ride). Credo abbiano paura di scrivere e quindi nel momento in cui cantano tanti devi pensare poco a cosa dire e quindi mettere nero su bianco. Cantano i bambini, gli anziani, i professionisti, quelli mascherati, su una gamba sola (ride). Stanno quasi darwinizzando la canzone, cercano le varie categorie umane e sociali e mettono in piedi la gara canora".

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Inside Out 2: un momento del sequel

E il rapporto con la settima arte? "Il cinema l'ho sempre seguito perché da ragazzo lavoravo al Cineclub Il Labirinto a Roma dove organizzavamo incontri e rassegne. Ho mia figlia più piccola che è appassionata di cinema, abbiamo visto insieme Inside Out 2. Spacciato come un cartone per bambini, ma in realtà molto più complesso e stratificato. Un bambino si suicida dopo la visione, o quantomeno produce una nuova generazione di tossici (ride). È fatto molto bene, devi avere un po' accortezza di quello di cui si va trattando per poterlo apprezzare". D'altronde è uno dei successi record del 2024 al botteghino.