Outcast: la possessione secondo Kirkman

Dopo averci immersi nell'apocalisse zombie, l'autore di The Walking Dead torna alla TV con una serie che volge lo sguardo verso un diverso tipo di terrore.

Outcast: un'immagine della serie
Outcast: un'immagine della serie

Con la popolarità sempre crescente di The Walking Dead, anche a dispetto di critiche mai mancate, viene naturale pensare a Robert Kirkman come una delle figure di maggior rilievo della televisione contemporanea, non solo perché autore del fumetto da cui la serie AMC è tratta, ma perché palesemente coinvolto nell'adattamento e in prima linea quando si tratta di fare comunicazione relativa alla serie. Una partecipazione attiva che facilita il processo di traduzione dalla carta allo schermo e soprattutto i necessari cambiamenti alla storia da un formato all'altro.

Una partecipazione da subito evidente anche per la nuova creatura dell'autore americano. E se di Outcast si parla da tempo con grande curiosità non è tanto, non solo almeno, per il tema intrigante e per l'impegno produttivo messo in campo da Fox International Studios e tutto il gruppo Fox a livello internazionale, ma proprio per l'attenzione che il nome di Kirkman ha raccolto su di sé in questo campo. Così ci si è potuti permettere di pensare in grande, organizzare anche una premiere europea a Roma ad oltre un mese dalla messa in onda, prevista il 3 Giugno in USA ed il 6 Giugno in Italia su Fox, scegliendo la suggestiva location dell'Auditorium della Conciliazione, a due passi dal Vaticano e da San Pietro, che con la sua cupola offriva un senso di protezione contro le minacciose presenze che animano lo show.

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Tutte le strade portano a Rome

Outcast: un'immagine della serie
Outcast: un'immagine della serie

Ma la scelta ha un ulteriore valore aggiunto, quello di richiamare inevitabilmente l'ambientazione di Outcast, quella della cittadina fittizia di Rome in West Virginia, che diventa il fondale cupo in cui la storia si sviluppa, sin da un inquietante incipit che ci immerge nel terrore puro, mostrandoci un bambino uccidere e poi mangiare un insetto, prima di essere scoperto dalla madre in una deriva ancora più estrema (la sequenza in parte vista anche a Lucca Comics and Games e diffusa online da Fox). Il nome del ragazzo è Joushua e quando sua madre chiede aiuto al reverendo Anderson capiamo che non si tratta dell'unico caso di comportamenti così estremi, di quelle che lo stesso uomo di chiesa considera vere e proprie possessioni.

Outcast: il protagonista Patrick Fugit in una foto della serie
Outcast: il protagonista Patrick Fugit in una foto della serie

Se però la trama del pilot prende le mosse e si sviluppa attorno alla situazione di Joshua, il vero protagonista della serie è Kyle Barnes, un uomo che sin da giovanissimo è entrato in contatto con il male che ora alberga nel piccolo Joshua, perché sia sua madre che la sua ex compagna hanno subito qualcosa di simile. Non è l'unica particolarità di Kyle, perché almeno in un'occasione non ha solo affrontato una manifestazione di questo tipo, ma anche avuto la meglio. Per questo lascia il rifugio insano e macabro della propria abitazione quando viene a sapere di Joshua, per raggiungere il reverendo in un faccia a faccia drammatico e pericoloso, spinto anche dal desiderio mai sopito di scoprire quali siano le proprie particolarità e a cosa sia dovuta l'influenza che in qualche modo ha su queste presenze apparentemente demoniache.

Io ti conosco

Outcast: il giovane Gabriel Bateman in una foto della serie
Outcast: il giovane Gabriel Bateman in una foto della serie

Che un legame di qualche natura ci sia tra Kyle, l'Outcast della serie, il reietto del titolo, è evidente da subito e Kirkman costruisce l'intreccio per sottolineare l'importanza che l'uomo può avere nella lotta a queste presenze demoniache, così come quella che esse hanno avuto nella sua difficile esistenza. Conoscendo l'autore, però, ci aspettiamo che abbia immaginato per questa sua nuova creatura qualcosa di simile a quanto fatto per The Walking Dead, prendendo spunto da un tema classico dell'horror per costruire qualcosa di diverso, di più forse, raccontando l'umanità che si trova ad affrontare la minaccia e il modo in cui ne viene, nel bene e nel male, influenzata. Insomma ci aspettiamo che quella grande cura visiva ai dettagli più malati e macabri, quella atmosfera opprimente fin dai titoli con la immagini capovolte, la messa in scena dell'esorcismo, inquietante per sua stessa natura ma poco originale nella resa, siano solo una facciata dietro la quale costruire figure umane vive e pulsanti, per una serie che sin dalle prime dichiarazioni di autori e cast sembra essere character driven, incentrata sui personaggi.

Strade divergenti

Outcast: un'immgine del piccolo Gabriel Bateman ricoperto di sangue
Outcast: un'immgine del piccolo Gabriel Bateman ricoperto di sangue

Come da uno dei primi spot della serie, che mostra le figure del Rick di The Walking Dead e il Kyle di Outcast prendere due strade divergenti rispettivamente per Atlanta e Rome a un bivio, è chiara l'intenzione di fare della nuova produzione qualcosa di diverso dalla precedente, un horror più classico ed epico che però dovrà avere almeno un punto in comune con il successo di casa AMC: la sua autonomia dal fumetto. Forse anche più spinta in questo caso, visto che Kirkman ha iniziato a lavorare alla serie parallelamente alla storia disegnata da Aceveda e potrebbe aver preso strade diverse fin dalle prime battute, a dispetto di un pilot che ricalca piuttosto fedelmente il primo numero cartaceo. Un pilot che, va detto, è troppo poco per giudicare la storia nel complesso ma lascia con una miscela di curiosità e dubbi: se da una parte si resta con la voglia di sapere di più su Kyle e il suo rapporto con queste forze demoniache, dall'altro non si può tenere a bada il timore che Outcast possa limitarsi ad essere un clone più estremo di serie come Supernatural con la possessione della settimana a fare da filo conduttore. Ma conosciamo Kirkman, confidiamo nella sua capacità di giocare col genere per affondare il colpo, senza mantenersi in un intreccio fatto di sole possessioni e riflessioni di carattere religioso che impedirebbero allo show prodotto da Fox International di decollare e vivere per molti anni come la sua sorella maggiore.

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Movieplayer.it

3.5/5