È arrivato in Italia direttamente in homevideo grazie all'uscita targata Midnight Factory, Orphan: First Kill, ovvero il ritorno della terribile piccola Esther, protagonista nel lontano 2009 di Orphan. In questo prequel diretto da William Brent Bell, si cercano di capire le origini del male che cova nella dolce (si fa per dire) bambinetta, che nel film di quasi 15 anni fa avevamo visto massacrare la famiglia adottiva.
Nei panni della piccola, a tredici anni di distanza dal primo film, ancora Isabelle Fuhrman, e di questa cosa effettivamente bizzarra ne parleremo diffusamente. Per il resto, come vedremo in questa recensione, si tratta di un thriller-horror che ha il merito di tenere abbastanza alta la tensione fino alla fine, e che pur penalizzato dalle discutibili scelte di casting, si ridesta grazie a un colpo di scena effettivamente sorprendente e coraggioso.
Alle origini del male
Come detto, lo scopo di Orphan: First Kill è di andare dove tutto iniziò, ovvero uno sperduto e sinistro istituto psichiatrico in Estonia. La piccola Esther, il cui vero nome è in realtà Leena Klammer, riesce con una rocambolesca fuga in cui lascia dietro di sè una lunga scia di sangue, a scappare da quel luogo dov'era rinchiusa. Grazie alla sua astuzia, riesce a farsi passare per una bambina americana, una delle tante che fa parte del sempre lungo elenco di minori scomparsi: Esther Albright, scomparsa quattro anni prima per la disperazione della sua benestante famiglia del Connecticut.
I genitori (interpretati da Julia Stiles e Rossif Sutherland) pensano dunque di aver ritrovato la loro figlia e la riabbracciano. Anche se in realtà la famiglia nasconde anch'essa degli orribili segreti che verranno piano piano a galla, scombinando totalmente i piani di Esther (o meglio di Leena), che fra l'altro ha un rapporto particolarmente burrascoso con quello che dovrebbe essere suo fratello (Matthew Finlan). Intanto il detective che aveva indagato sulla scomparsa della bambina, comincia ad avere dei sospetti visto il suo aspetto un po' strano.
Quanto è difficile a 25 anni sembrare una bambina
Ebbene sì, come accennato, il grosso problema di Orphan: First Kill è soprattutto uno: all'epoca del primo film, Isabelle Furhman era appena dodicenne. E come si ricorderà, la rivelazione era che il perosnaggio della simpatica signorina aveva in realtà 33 anni, ma era affetta da un raro disturbo ormonale che ne aveva bloccato la crescita fisica, cosa che le ha consentito di apparire una ragazzina. Ed era stata bravissima, vista la sua età, a dare spessore a una piccola psicopatica in realtà adulta. Ma adesso l'attrice ha girato questo film a 25 anni, e nonostante la sua bravura è davvero durissima farla passare per una bambina, senza nemmeno effetti digitali.
Vengono infatti messi in atto tutti i possibili trucchi cinematografici per farla sembrare piccola, dalle prospettive alle inquadrature, fino alle controfigure quando è di spalle, ma il risultato sinceramente non convince ed è piuttosto straniante. Anzi in qualche sequenza passa dall'inquietante al quasi ridicolo. Impossibile non chiedersi come facciano i genitori a scambiarla per la loro figlia di 13 anni, nonostante la somiglianza fisica. Anche se in realtà, come scopriremo, in effetti qualche componente della famiglia non può davvero stupirsi del fatto. Sta di fatto che qui la sospensione dell'incredulità è costretta a raggiungere davvero vette importanti.
Il colpo di scena che cambia le carte in tavola
Ma William Brent Bell ha per fortuna una sorpresa in serbo per ridare benzina al film e non soffermarsi solo su una bambina impossibile da far apparire tale. Il plot twist narrativo che a metà film capovolge i termini della questione e cambia le carte in tavola, per una volta è effettivamente spiazzante e affatto prevedibile. Un colpo di scena che finisce per influenzare da quel momento in poi i comportamenti di tutta la famiglia e dirottare la tensione su altri lati oscuri della vicenda. La cattiva, finisce addirittura per diventare un po' meno cattiva di quello che la circonda, perché quello che emerge in famiglia è davvero inquietante. Quasi fisiologico, in questo contesto, che la lotta con Esther sarà senza esclusioni di colpi e condita da tanto sangue, destinata inevitabilmente a un tragico finale.
Il blu-ray: video morbido ma audio coinvolgente. C'è anche un booklet
Come già accennato, se abbiamo potuto vedere Orphan: First Kill, è grazie al blu-ray della collana Midnight Classic di Plaion, presentato nella sua consueta elegante confezione slipcase e corredato come sempre da un booklet. Il video risente delle scelte fotografiche un po' ardite, che soprattutto nella parte iniziale danno alle immagini un evidente effetto flou, con una messa a fuoco molto morbida che si ripercuote ovviamente anche sul dettaglio. Sotto questo aspetto poi la situazione migliora e il quadro si fa un po' più incisivo, aiutato anche da un croma più intenso. Più convincente l'audio, un DTS HD 5.1 sia per l'italiano che l'inglese, che riesce a coinvolgere in modo adeguato nei momenti di maggior tensione, dove tra effetti sonori e musica, oltre all'apertura laterale anche l'asse posteriore si mette in moto regalando un buon senso di spazialità. Buona nelle scene chiave la resa dei bassi. Negli extra solo il trailer, ma ricordiamo che c'è anche il booklet.
Conclusioni
A conclusione della recensione di Orphan: First Kill, restiamo perplessi sulla scelta di far interpretare la piccola Esther all'ormai adulta Isabelle Fuhrman. Una decisione che provoca più di qualche intoppo al thriller-horror firmato da William Brent Bell, che però ha il merito di ritrovare smalto grazie a un plot twist effettivamente spiazzante, capace di ridare vigore alla seconda parte.
Perché ci piace
- Il colpo di scena a metà film è davvero sorprendente.
- Isabelle Fuhrman, che fa quel che può per sembrare una bambina, conserva uno sguardo sinistro e inquietante.
- La tensione resta alta fino alla fine.
Cosa non va
- La scelta di far interpretare una bambina a una ragazza di 25 anni, provoca qualche effetto imbarazzante.
- La sospensione dell’incredulità è messa a dura prova.