In Oppenheimer, il film di Christopher Nolan al cinema dal 23 agosto, c'è anche Robert Downey Jr.. Il suo personaggio, Lewis Strauss, in molte delle sequenze appare in un'udienza pubblica, davanti a una commissione. Se ricordate, lo avevamo visto deporre davanti a una giuria anche in Iron Man 2, in delle sequenze che, a loro volta, sembravano riprendere quelle di Howard Hughes, raccontare in The Aviator. È un filo sottile quello che lega il nuovo ruolo di Robert Downey Jr., per cui si parla già di una nomination all'Oscar come miglior attore non protagonista, a uno dei suoi ruoli più iconici al cinema.
Ma è poco più di una curiosità, perché il suo ruolo in Oppenheimer è lontano da quello che ha avuto, per anni, nel Marvel Cinematic Universe. C'è stato chi credeva che un ruolo in una serie di blockbuster potesse aver in qualche modo dissipato le doti attoriali di Downey Jr. Ma il talento non si perde. E così l'ex Tony Stark degli Avengers, lontano dalla tuta di Iron Man, non ha fatto altro che confermarsi per quello che è. Un grande attore.
Chiedi chi era Lewis Strauss
Attore non protagonista, ma con un minutaggio e una presenza sullo schermo che lo rende quasi tale, Robert Downey Jr. è una delle cose che rimangono più impresse dopo la visione di Oppenheimer. Ma chi è il personaggio che interpreta nel film? Lewis Strauss è stato membro fondatore della Commissione per l'Energia Atomica degli Stati Uniti nel 1947 e il suo è stato un ruolo chiave in quella che è stata la politica nucleare americana dopo la Seconda Guerra Mondiale. Strauss ricopriva il ruolo di direttore dell'Istituto di Studi Avanzati dell'Università di Princeton, e incontrò per la prima volta Oppenheimer già nel 1947. Così ha preso il via un rapporto pieno di tensioni. Lewis Strauss e J. Robert Oppenheimer erano entrambi, ambiziosi, testardi, a loro modo patriottici. Nelle note biografiche dei personaggi di Oppenheimer, leggiamo che Strauss era un uomo del Sud, molto religioso, che si era fermato agli studi liceali, cosa che lo rendeva insicuro. Era un conservatore, un anticomunista, Oppenheimer, originario del Nord-est, era invece uno di quegli uomini che riescono ad essere brillanti senza alcuno sforzo e, come sappiamo, era istruito ai livelli più alti. Ma era anche un liberale con uno sguardo deciso verso le politiche di sinistra. Lo scontro tra due personaggi così diversi era inevitabile.
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Robert Downey Jr. e l'attualità di Oppenheimer
Christopher Nolan, per il personaggio di Strauss, ha scelto quindi un attore con cui voleva lavorare da tanti anni, Robert Downey Jr. E la proposta di Nolan è arrivata proprio nel momento in cui l'attore aveva deciso di fare selezione tra i ruoli, dopo essere stato Tony Stark, alias Iron Man, uno dei personaggi più conosciuti dell'universo Marvel. "Stavo cercando di rallentare i miei impegni un anno prima della pandemia, per riavvicinarmi alla mia famiglia e ai miei altri interessi, perché avevo lavorato in maniera veramente intensa" aveva raccontato l'attore, che dopo la fine del ciclo degli Avengers abbiamo visto poco sul grande schermo. "Ma questa volta si trattava di Christopher Nolan, che mi proponeva un progetto a cui teneva tanto. E non appena ne abbiamo cominciato a parlare, gli eventi geopolitici hanno preso una piega per cui questo film si è trasformato in una metafora fondamentale per tutti i suoi significati". L'attore ha accettato il ruolo proprio perché trovava questa storia terribilmente attuale. "Lo scacchiere geopolitico sul Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale era decisamente critico" ha spiegato. "I nostri siluri non esplodevano alla giusta profondità o distanza dai bersagli a cui miravano. Strauss sapeva che c'era bisogno di un intervento per aiutare la causa e con tutti i mezzi burocratici a sua disposizione ha contribuito ad accorciare la guerra. Ma qualcuno ha mai detto che Lewis Strauss è riuscito a dare fine alla guerra? No. Più avanti, dopo aver scoperto che i Russi avevano a disposizione armi atomiche, Strauss iniziò a lavorare per far partire i test per la bomba a idrogeno, mentre Oppenheimer si oppose. Strauss era animato dalla convinzione che avrebbe potuto salvare delle vite, allo stesso modo di quanto successe con la spoletta di prossimità".
Robert Downey Jr., un classico
Robert Downey Jr., in Oppenheimer, appare nei panni eleganti, classici, di Lewis Strauss. Una cosa che ci arriva subito, sin dalle prime immagini, è l'eleganza, la classe, il portamento. Sarà il bianco e nero (gran parte delle sequenze in cui appare il suo personaggio sono girate così), sarà il suo aplomb, la sua naturale aura. Ma Robert Downey Jr. qui sembra una figura uscita dal cinema classico d'altri tempi. E forse un classico, dopo più di 50 anni di carriera (ha esordito giovanissimo, nel 1970, a 5 anni) lui lo è già. I capelli bianchi, lisci, pettinati all'indietro (e in alcune scene rasati), gli occhiali con la montatura nera e trasparente, a due colori, un po' spessa, tipici di quegli anni. È un look che ci porta immediatamente indietro nel tempo.
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Robert Downey Jr. non è obbligato ad essere per sempre giovane
Ma gran parte del lavoro lo fa il volto. Via finalmente la maschera di Iron Man, ma via anche i baffi e il pizzetto che erano il marchio di fabbrica di Tony Stark, è un Robert Downey Jr. nuovo. Ora che ha il volto rasato vediamo finalmente quel viso chiaramente, con tutti i suoi lineamenti. Quel volto non è più obbligato ad essere senza tempo, a non invecchiare, ed essere forever young, per sempre giovane, come si chiede a un supereroe. Quel volto ora finalmente può essere maturo, solcato da qualche ruga. Alcune più leggere. Altre più profonde, come quelle che scorrono sulle guance. E poi ci sono gli occhi: neri, profondi, intensi, mobilissimi. Occhi che dimostrano controllo, ma dentro hanno passione, intelligenza, fuoco.
Costruire un personaggio cambiando il proprio aspetto
L'attore ha anche scherzato sul taglio di capelli richiesto per il ruolo di Strauss. "La cosa divertente di radermi a zero è che mi ha ricordato mio padre, che non è mai una cosa terribile" ha spiegato con l'ironia che lo contraddistingue. "D'altro canto ha permesso amia moglie di farsi un'idea di quello che l'aspetta". Ci sono momenti della carriera di un attore in cui non ci si può discostare minimamente dal proprio look, e altri in cui si comincia ad essere liberi, a sperimentare, a poter costruire un personaggio anche cominciando a cambiare il proprio aspetto fisico. Anche se Robert Downey Jr. è uno di quegli attori che entrano in personaggi diversi restando in qualche modo sempre se stessi, sempre riconoscibili, cominciare a lavorare sul proprio volto, sul proprio corpo, e anche sulla propria età è qualcosa che apre orizzonti infiniti all'attore. Che con Oppenheimer può aver aperto la terza (o forse quarta) fase della propria carriera, che si prospetta molto interessante.
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Trasformazioni da Oscar
A proposito di trasformazioni, Robert Downey Jr. si è avvicinato all'Oscar ogni volta che, in qualche modo, è mutato, si è travestito, si è mimetizzato in un personaggio molto lontano dalle sue sembianze. È accaduto con Charlot (Chaplin), del 1992, in cui impersonava il grande Charlie Chaplin, dietro i baffi e il trucco pesante del suo personaggio storico, Charlot. E poi con Tropic Thunder, del 2007, satira sul cinema bellico e sulla guerra stessa, in cui è Kirk Lazarus, attore convinto sostenitore del "metodo" che per interpretare un militare afroamericano si scurisce chirurgicamente la pelle...E nel film Downey Jr. appare così, con la pelle nera e una pettinatura afro.
Un uomo che si è costruito una corazza
Con Oppenheimer allora Robert Downey Jr. arriva lontano, molto lontano dal suo ruolo di Tony Stark. Ma ha in comune qualcosa con lui. Perché Tony Stark, in qualche modo, metaforicamente è un uomo che si è costruito una corazza, un uomo "senza cuore" quando ne possiede ancora uno. E nel momento in cui ne ha uno nuovo anche la sua indole cambia. È un uomo che ha messo una corazza tra sé e il mondo. Anche Strauss sembra essere un uomo che ha intorno a sé un'armatura, qualcuno a cui non si può guardare dentro perché ha una maschera. Anche Iron Man, poi, aveva a che fare con la guerra. Nasceva negli anni Sessanta come metafora della presenza americana in Vietnam, un'altra guerra fatta di scelte controverse. Robert Downey Jr., nei panni di Iron Man, è stato fragilità ed ego, perfetti per raccontare un personaggio controverso e sfaccettato. Tutto quello che l'attore americano è anche in Oppenheimer.