Il concetto è sempre lo stesso, un premio, pur meritato, non aggiunge nulla al film in sé. Piuttosto, un premio, va inteso come riconoscimento per il lavoro svolto, e un bel film resta un bel film anche senza statuette (e la storia del cinema è piena di grandi pellicole che non hanno vinto nulla). Un premio però può in qualche modo stuzzicare l'attenzione del pubblico che, in qualche modo, tenderà a legittimare il premio stesso attraverso il suo insindacabile giudizio, e non è un caso che i film premiati vadano tendenzialmente bene sia al box office che nei passaggi streaming o televisivi. Lo spettatore vuole partecipare al successo, dire la sua, rendersi protagonista di "quel film che ha vinto l'Oscar®". Nel 2008, almeno in Italia, è avvenuto con The Millionaire, e di rimbalzo, nonostante le restrizioni da Covid, con Everything Everywhere all at Once nel 2022. Lo stesso paradigma, siamo pronti a scommetterci, avviene con Oppenheimer di Christopher Nolan, pronto ad imporsi tra i film più visti in digitale, con l'arrivo in streaming su NOW.
Il discorso, legato ai premi, è infatti funzionale alla mastodontica pellicola che racconta la vita dello scienziato di J. Robert Oppenheimer, interpretato da Cillian Murphy. Ben sette Oscar® vinti su tredici candidature, e poi i Golden Globe, i BAFTA, i Critic's Choice Award. Un palmares che rende Oppenheimer uno dei film più vincenti della storia, risultato decisamente attrattivo anche (e forse soprattutto?) dopo l'uscita in sala.
Oppenheimer, il percorso del film nell'Award Season
Sì perché Oppenheimer, nonostante Christopher Nolan lo abbia progettato su misura e dimensione della sala, oggi ha un valore d'interesse in parte cresciuto: chi lo ha visto può apprezzarlo a casa, gli altri invece possono finalmente gustarlo, tenendo in considerazione i numerosissimi premi in bacheca. Basti pensare che prima della trionfale cerimonia degli Oscar®, la pellicola aveva ottenuto già 272 riconoscimenti (il totale ammonta a 548 nomination e e 319 premi). Un numero pazzesco. Citeremo subito quelli che arrivano dalle associazioni di categoria: il Directors Guild of America Award andato a Christopher Nolan, subito seguito dalla cerimonia degli Screen Actors Guild Award, con le vittorie andate a Cillian Murphy, Robert Downey Jy., che interpreta Lewis Strauss, e ad Emily Blunt, nei panni della moglie di Oppenheimer, Katherine, oltre al Miglior Cast Cinematografico, da poter rivedere insieme in streaming su NOW.
Incredibile successo anche ai Saturn Award, che dal 1973 premiano le migliori opere di fantascienza, anche se Oppenheimer vincerà il premio per il Miglior film thriller. Prestigioso poi il riconoscimento della National Board of Review Award, che ha inserito il titolo tra le dieci migliori dell'anno (tra cui troviamo anche Barbie). I critici di New York, alla fine del 2023, hanno premiato Oppenheimer con due titoli, uno andato a Nolan, e l'altro andato alla fotografia, splendida, di Hoyte van Hoytema, tornando a lavorare con il regista britannico dopo Dunkirk del 2019.
La colonna sonora di Ludwig Göransson
Premi cinematografici e... premi musicali. Già perché Oppenheimer, oltre essere stato il lungometraggio dei record durante la Award Season 2023/2024, ha svettato durante di Grammy Award: Ludwig Göransson è riuscito a battere addirittura John Williams, ottenendo il Grammy per la Miglior Colonna Sonora per i Media Visivi. Il compositore svedese, che aveva già collaborato con Nolan nel 2020 in Tenet, sarà poi il vincitore del Golden Globe per la Miglior Colonna Sonora Originale. La serata dei Globes, per Oppenheimer, è stata un tripudio: Miglior Film Drammatico, e poi Miglior Regista, Miglior Attore in un film Drammatico, Migliore Attore non protagonista. Cinque premi che, di fatto, lanceranno Oppenheimer verso i BAFTA e verso gli Academy Awards®.
Il montaggio del film, tra i premi meritati agli Oscar®
Come da previsione, ad una manciata di giorni prima della serata degli Oscar®, Oppenheimer ha sbaragliato la concorrenza ai British Academy Film Awards: tredici candidature e sette BAFTA vinti, tra i quali quello andato al montaggio di Jennifer Lame. Qui la parentesi è necessaria, perché Oppenheimer, giocato su di un incrocio temporale, ha nel montaggio il suo pulsante spirito narrativo: la dinamicità della storia, tra la detonazione della bomba atomica, fino alla relazione di J. Robert Oppenheimer con il Progetto Manhattan, che lo schiaccerà sotto il peso del tormento, è enfatizzata dalla chiave di editing dato dalla Lame, alla seconda collaborazione con Nolan dopo Tenet.
Una successiva illuminazione del talento di Jennifer Lame arriverà proprio durante gli Oscar®, quando vincerà l'ambita statuetta, nel corso di una notte memorabile: Oppenheimer vincerà i premi più importanti, culminando con la doppietta Miglior Regia e Miglior Film. In mezzo, l'Oscar® per Robert Downey Jr., protagonista di uno dei momenti più emozionanti della serata, e poi il premio a Cillian Murphy, capace di dare al personaggio uno spettro emotivo dal forte impatto. Insomma, se i premi non tolgono né aggiungono nulla all'importanza intrinseca di un'opera, è innegabile che un riconoscimento ne aumenta comunque l'interesse del pubblico. E in tempi in cui la vita di un film è praticamente infinita, avere Oppenheimer pronto alla visione è un valore senza dubbio aggiunto.