Dopo l'anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2021 arriva in sala dal 3 febbraio Open Arms - La legge del mare, film di Marcel Barrena che racconta la storia di Òscar Camps, fondatore dell'ONG Open Arms appunto, organizzazione non governativa spagnola, creata nell'ottobre 2015, il cui obiettivo è condurre operazioni di ricerca e soccorso in mare. A interpretare Òscar è l'attore Eduard Fernández.
Il film comincia con la foto di un bambino annegato, Alan Kurdi, morto nel 2015. Due bagnini, Òscar e Gerard, colpiti dall'immagine terribile, vanno all'isola di Lesbo, dove scorrono una situazione sconvolgente: ogni giorno migliaia di persone rischiano la vita lanciandosi in mare su imbarcazioni precarie per fuggire da guerre, fame e miseria.
Open Arms - La legge del mare alla Festa del Cinema 2021 ha vinto il premio del pubblico. Abbiamo incontrato il regista Marcel Barrena, l'attore Eduard Fernández e il fondatore di Open Arms Òscar Camps proprio a Roma.
La video intervista a Marcel Barrena, Òscar Camps e Eduard Fernández
Open Arms - La legge del mare, la recensione: un film che fa riflettere a forte impatto emotivo
Open Arms: persone, non numeri
Il film si apre con la foto del piccolo Alan Kurdi morto sulla spiaggia: all'epoca tutto il mondo si è commosso, ma oggi, sei anni dopo, ci siamo quasi abituati a immagini del genere. Come si può fare per non abituarci mai a cose del genere e agire?
Marcel Barrena: È difficile perché viviamo nell'epoca dei twit, nell'epoca dell'assoluta immediatezza, quindi veniamo costantemente bombardati da messaggi, notizie, foto e non c'è tempo per approfondirle, analizzare, vedere cosa c'è dietro. Il problema con Alan Kurdi è che hanno fatto l'errore di dargli un nome: una volta che dai un nome non è più soltanto un numero dei morti, ma la storia di un bambino. Quindi questo crea il tipo di accostamento al dato. Spero che si facciano molti più di questi errori. Perché altrimenti ci dicono che aumenta il prezzo del latte, del pane, che ci sono 1000 morti, che è scoppiata una bomba e quei 1000 morti rimangono anonimi. Se invece diamo dei nomi umanizziamo le cose e quindi suscitiamo l'interesse e le persone tornano a non abituarsi, ad avere un interesse. Quando uno vede quel nome si chiede: che cosa sta succedendo a Lesbo? Andiamo a vedere cosa succede davvero.
Open Arms: le morti in mare non sono necessarie
In Italia c'è un partito politico che ha fatto dalla frase "aiutiamoli a casa loro" uno dei suoi slogan più forti. Come si può far capire che questo invece è un problema che riguarda tutti?
Òscar Camps: Penso che sia perfetto aiutare la gente a casa propria, però non serve a niente lasciare che la gente muoia in mare. È una morte non necessaria e inutile. Non serve a niente. La totale inazione in termini di salvataggio non è assolutamente una soluzione a questo problema. Penso che siano gli intellettuali di un paese, gli statisti, i politici a doversi sedersi e cercare una soluzione. Una soluzione che richiederà senz'altro decenni: non è una soluzione che si trova dall'oggi al domani. Da quanti decenni lottiamo per risolvere il problema della fame in Africa e non è successo niente? Quindi: aiutiamoli nel loro paese, lo stiamo facendo, ma la gente continua a venire, continua a spostarsi. Perché è proprio intrinseco nell'uomo questo bisogno di muoversi, di andare e di spostarsi. Il film fa vedere che la gente normale può fare qualcosa: ognuno utilizza la sua professione. ognuno utilizza la sua professione. Ci sono i soccorritori, i registi che fanno i film, i giornalisti. I pescatori che salvano vite quando ce n'è bisogno. Tutti possono fare qualcosa. Bisogna solo chiedersi: cosa posso fare? Ci vorranno decenni: 10, 15, 20 anni. Perché i cambiamenti non sono improvvisi: dobbiamo lavorare per educare le nuove generazioni, abbiamo una responsabilità, per avere leader che siano in grado di risolvere le cose. Quelli di oggi sono mediocri: non fanno altro che manipolare la verità e gli accordi. Il film mostra che c'è gente che può fare qualcosa: ognuno di noi può fare qualcosa. Quando metti in moto qualcosa non sai come andrà a finire. Però se cominci a muoverti, tra 10 anni la mentalità della società cambierà e saremo un po' più aperti. Ma è responsabilità di tutti, non solo dei politici.
Open Arms: Eduard Fernández interpreta Òscar Camps
La scena in macchina è molto bella: Òscar non dice niente, ma col suo sguardo dice tutto. Come hai raggiunto quell'intensità?
Eduard Fernández: Il personaggio ha bisogno di un motore costante per non fermarsi mai. Non può sentire, non ha tempo. Deve aiutare gli altri. No può fermarsi per capire cosa prova, deve andare sempre avanti. Come attore ho fatto lo stesso: mi sono datato come obbiettivo quello di non fermarmi. E alla fine, quando è in macchina, vede se stesso e ha questo momento intimo in cui guarda il mare, una mattina, e lo vede in modo diverso. In quel momento guarda anche la sua interiorità. È bello quel momento, sì.