L’onore dei Prizzi: amore e malavita nel capolavoro grottesco di John Huston

Compie 40 anni l'acclamata commedia nera ambientata nel mondo della Mafia newyorkese, con Jack Nicholson e Kathleen Turner nei panni di una coppia di sicari in un vortice di passioni e intrighi.

L'onore dei Prizzi: un'immagine di Jack Nicholson e Kathleen Turner

"Ma se facciamo come dici tu, quel povero Charley ci resterà male." "E questo che conta in confronto all'onore dei Prizzi?"

Quando, il 14 giugno 1985, L'onore dei Prizzi fa il suo debutto nei cinema americani, il riferimento obbligato per i cosiddetti Mafia film è ancora, inesorabilmente, Il Padrino di Francis Ford Coppola. Il dittico realizzato da Coppola fra il 1972 e il 1974, ispirandosi al romanzo di Mario Puzo, non si è limitato a scolpire l'immaginario cinematografico, ma ha imposto un modello di narrazione e di stile a metà strada fra l'epica criminale e il dramma shakespeariano: un modello con il quale, a oltre un decennio di distanza, continuano a confrontarsi anche i nuovi titoli del suddetto filone, da Scarface di Brian De Palma (che riprende anche il classico del 1932 di Howard Hawks) al monumentale C'era una volta in America di Sergio Leone. L'onore dei Prizzi, tuttavia, va in direzione opposta, proponendosi come un film di Mafia radicalmente diverso dai suoi illustri predecessori.

L'anomalo gangster movie in chiave comica di John Huston

Prizzis Honor Cast
Un'immagine di John Huston con il cast del film

Diretto da un veterano della settima arte, il settantottenne John Huston, a partire dal romanzo omonimo pubblicato tre anni prima da Richard Condon, L'onore dei Prizzi si apre in maniera analoga alla sequenza iniziale de Il Padrino: un fastoso matrimonio, con annesso ricevimento, all'interno di una potentissima famiglia mafiosa italoamericana di stanza a New York. Pur nel rispetto di un tòpos del genere di appartenenza, il film di John Huston non tarda a modificare il registro, barattando l'oscura solennità in cui era immerso il clan dei Corleone con il ritmo e le pennellate ironiche della commedia brillante: una scelta a dir poco insolita per quell'epoca (le contaminazioni del gangster movie si diffonderanno soltanto negli anni a venire), ma assolutamente coerente con la fonte letteraria.

L'onore dei Prizzi: Jack Nicholson e Kathleen Turner in una scena del film
L'onore dei Prizzi: Jack Nicholson e Kathleen Turner in una scena del film

Alla radice de L'onore dei Prizzi vi è appunto un superbo romanzo, percorso da venature satiriche, di un autore conosciuto come uno specialista dei thriller: il newyorkese Richard Condon, infatti, è ricordato dai più principalmente per Il candidato della Manciuria, libro dal quale nel 1962, in una delle fasi più tese della Guerra Fredda, John Frankenheimer aveva tratto un classico intramontabile della suspense, Va' e uccidi. È Condon stesso, con la collaborazione di Janet Roach, a firmare la sceneggiatura della pellicola, affidata alla regia di John Huston, le cui quotazioni a Hollywood erano state rilanciate nel 1981 grazie al film sportivo Fuga per la vittoria. Dopo due progetti diversissimi, la commedia musicale Annie (1982) e il dramma psicologico Sotto il vulcano (1984), Huston prende le redini di un'opera che si sarebbe rivelata il suo maggiore trionfo di fine carriera.

I sicari innamorati di Jack Nicholson e Kathleen Turner

Nicholson Turner
Un'immagine di Jack Nicholson e Kathleen Turner

Accolto con entusiasmo da critica e pubblico, dopo l'uscita in America L'onore dei Prizzi approda in concorso alla Mostra di Venezia e, nei mesi seguenti, fa incetta di riconoscimenti, fra cui quattro Golden Globe per miglior commedia, miglior regia, miglior attore per Jack Nicholson e miglior attrice per Kathleen Turner, e il BAFTA Award per la miglior sceneggiatura. All'edizione degli Academy Award 1985, L'onore dei Prizzi riceve otto nomination e si aggiudica il premio Oscar per la miglior attrice supporter grazie all'interpretazione di Anjelica Huston, figlia di John, qui nel ruolo che, dopo una serie di ingaggi minori al cinema, l'avrebbe consacrata di colpo fra i grandi talenti della sua generazione. Insomma, un successo plebiscitario per un film in grado di ridefinire le convenzioni di un genere, proponendo un intreccio da tipico crime movie attraverso un amalgama fra thriller, commedia romantica e toni grotteschi.

Prizzis Honor Turner
Kathleen Turner nel ruolo di Irene Walker

Il carattere anomalo de L'onore dei Prizzi appare evidente fin dal suo protagonista, Charley Partanna, uomo di fiducia della famiglia mafiosa dei Prizzi, a cui fin da ragazzo ha giurato rigorosa fedeltà: tutt'altro che un antieroe tragico, come il Michael Corleone de Il Padrino o il David Noodles di C'era una volta in America, bensì un individuo mediocre, non eccessivamente carismatico né intelligente, impersonato da Jack Nicholson come un gregario a tratti quasi ingenuo, sospeso fra la necessaria durezza della sua professione e il trasporto sentimentale nei confronti dell'affascinante Irene Walker, incontrata al matrimonio dei Prizzi. A prestare volto alla misteriosa Irene, killer professionista dallo charme disinvolto e dal grilletto fatale, è Kathleen Turner, femme fatale per antonomasia del cinema americano degli anni Ottanta, qui in un ruolo che le calza alla perfezione.

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I "parenti serpenti" della famiglia Prizzi, da William Hickey ad Anjelica Huston

Hickey Loggia
Un'immagine di William Hickey e Robert Loggia

Attorno all'esplosiva passione fra Charley e Irene si innesca un meccanismo narrativo a base di rivalità familiari, omicidi su commissione, soldi rubati e lotte di potere che coinvolgono i vari membri del clan dei Prizzi, affidati a un manipolo di impeccabili caratteristi: John Randolph, Robert Loggia, Lee Richardson e soprattutto William Hickey, invecchiato dal makeup per assumere l'impressionante maschera di don Corrado Prizzi, l'anziano patriarca della famiglia. Se il Charley Partanna di Nicholson, asservito al rigido codice d'onore dei Prizzi, costituisce un canonico esempio della "banalità del male", il suo padrino don Corrado è invece l'incarnazione di quel male: dietro la voce stridula, il tono strascicato, la figura fragile e gobba, William Hickey lascia trapelare infatti un'intelligenza scattante e malevola, suggerita dai repentini lampi di crudeltà dagli occhi semichiusi e dal ghigno sardonico che si accende sul pallore cadaverico del volto.

Prizzis Honor
Un'immagine di Anjelica Huston nel ruolo di Maerose Prizzi

In questa girandola di intrighi, delitti e rese dei conti, scandita dalla vivace colonna sonora di Alex North e dall'ampio uso delle arie di Giacomo Puccini e Gioacchino Rossini, a rubare la scena è in particolare la Maerose Prizzi di Anjelica Huston, determinata a riabilitarsi dopo lo scandalo che l'ha resa la "pecora nera" della famiglia. In un universo prepotentemente maschile, in cui l'altra donna del film - la sicaria Irene - è considerata non a caso un pericoloso "corpo estraneo", Maerose si muove nell'ombra, alternando una sfacciata provocatorietà alla prudenza dettata dalla sua astuzia sottile. Nella magnetica prova di Anjelica Huston, Maerose Prizzi viene ritratta come una delle più incisive dark lady degli anni Ottanta, silenziosa e implacabile come un ragno: la memorabile villain di uno dei più originali capolavori del cinema americano dell'intero decennio.