Tra i manga che hanno segnato le ultime generazioni (prego: notare il plurale), l'unico titolo che probabilmente riesce a tenere testa al titanico Dragon Ball è la saga di Monkey D. Luffy, il ragazzo che vuole diventare Re dei Pirati, alla ricerca del misterioso tesoro One Piece con la sua incredibile ciurma.
One Piece è un vero fenomeno che va avanti da ormai venticinque anni, che raccoglie milioni di fan in tutto il mondo e che è stato capace di superare con slancio la prova del tempo grazie all'inventiva e allo stile di Oda, sicuramente, ma anche grazie all'apporto fondamentale della serie anime prodotta dai veterani dello studio Toei e che da anni è un appuntamento settimanale irrinunciabile per tutti i fan.
E proprio la serie animata è stata il banco di prova, per Toei, per rilanciare in grande stile il brand One Piece, fino ad arrivare al remake live action e, caso unico nella storia dell'animazione giapponese, a un reboot della serie mentra la serie "storica" è ancora in corso. Risultato raggiunto puntando su un aumento sensibile della qualità delle animazioni e della regia in una delle saghe cruciali del gigantesco affresco di Oda: la saga di Wano, l'equivalente del Giappone dell'era feudale del mondo di One Piece, in cui Luffy e i suoi dovranno vedersela con il terrificante Kaido, tirannico usurpatore dai mostruosi poteri.
Fautore e motore di questo rilancio è il regista Tatsuya Nagamine, che abbiamo avuto l'onore e il piacere di incontrare durante il Lucca Comics & Games, e che ci ha concesso un'intervista esclusiva.
Una festa a lungo attesa
Parlare con il sensei Nagamine è un'esperienza fantastica: il regista è esuberante, cosa che ha dimostrato anche durante i seguitissimi incontri con il pubblico, e genuinamente entusiasta del suo lavoro. Quando gli chiediamo cosa significa, per un regista, poter lavorare a un titolo così importante ci racconta di aver iniziato a lavorare negli studi della Toei dal 1995, e che ha dovuto attendere molto prima di poter dare il suo contributo a One Piece.
Da regista, ma prima ancora da ammiratore della serie, ha passato molto tempo riflettendo su come avrebbe affrontato un materiale così complesso, stratificato e ricco come One Piece. "Ho continuato a immaginare il 'mio' One Piece, per anni", ci confessa, "fino a che non ho avuto finalmente l'occasione di poter dare la mia interpretazione nel lungometraggio One Piece Film Z".
Quando Toei ha deciso di affidare a lui e al suo staff un capitolo così importante della storia di One Piece, continua, ha anche sposato la sua idea di dare un significativo incremento al livello qualitativo della serie, in termini di animazione, disegni e regia, per riportare One Piece al livello che una storia così importante e amata in tutto il mondo merita.
Uno staff unito e determinato
Lavorare a un'opera così complessa deve essere stata una grande sfida, quindi, e il regista ci conferma che in effetti aver avuto tanto tempo per studiare e riflettere su One Piece è stato molto utile nel momento in cui è finalmente arrivato il suo turno. Cosa che si è rivelata utile anche per comprendere meglio il protagonista della serie, un personaggio alla costante ricerca della libertà, determinato ad affrontare e superare ogni ostacolo che gli si pari davanti.
Anche lo staff di Nagamine si è trovato di fronte a sfide importanti, e anche loro hanno reagito con determinazione e volontà nel momento in cui non sempre sembrava possibile raggiungere gli obiettivi prefissati. Questo ha anche comportato, nel tempo, una sorta di selezione nel nutrito staff di collaboratori: se è vero che alcuni hanno preferito abbandonare il progetto, è altrettanto vero che la scelta di alzare, e di molto, il livello qualitativo degli episodi ha finito per attrarre nuovi e straordinari professionisti, anche internazionali, come il francese Vincent Chansard, che al fianco di elementi già rodati e validi come la character designer Midori Matsuda, hanno portato un contributo veramente eccezionale.
Alla fine, è stato il teamwork l'elemento principale che ha decretato il successo di questo particolare arco.
Scontri spettacolari in stile giapponese
La saga di Wano ha i suoi punti di forza nell'ambientazione che richiama quella dell'era feudale giapponese, con samurai, geisha e cortigiani impegnati in complotti e scontri sanguinari, e nella spettacolarità delle sfide tra i tantissimi personaggi della saga, soprattutto nello showdown finale. Quando riveliamo a Nagamine che uno dei nostri momenti preferiti è lo scontro all'arma bianca tra lo spadaccino Zoro e il villain King, il regista ci conferma che è stato Katsumi Ishizuka, uno dei direttori dell'animazione, a impegnarsi particolarmente per quella sequenza, mettendoci tutto sé stesso per renderla, nelle sue stesse parole, "una sequenza assoluta".
Anche l'iconico momento in cui il protagonista Luffy sblocca il suo Gear Fifth, il suo nuovo potere, è stata di eccezionale importanza e tutto lo staff ci ha lavorato con la massima passione. "Già dal manga", prosegue Minamine, "era chiaro che quello era un momento che avrebbe portato una differenza espressiva di grande importanza rispetto a quanto si era visto prima. Abbiamo lavorato tantissimo, facendo continuamente riferimento ai cartoon del passato, da Tom & Jerry a Sindbad, per rendere al meglio quel particolare effetto morbido, giocoso e al tempo stesso vibrante e dinamico. Per noi è stata una grande sfida, e sono molto contento del risultato che insieme a tutto lo staff siamo riusciti a ottenere".
Lasciamo, a malincuore, il regista con un'ultima domanda, chiedendogli, secondo lui, cos'è il misterioso One Piece.
Ci sorride e, quasi sottovoce, ci dice: "Il sensei Oda mi ha detto di non dirlo...".